"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 23 luglio 2017

La Domenica con Gesù, XVI del Tempo Ordinario/ A

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.

Testi: “Il Signore custodisce il creato con il suo amore e la sua giustizia” Sap 12,13.16-19 .
“ Lo Spirito soccorre la debolezza dell’ uomo” Rm 8,26-27.
 “Le parabole della semina” Mt 13,24-43.

Questa parabola, come, opportunamente, afferma Giovanni Vannucci, ha modificato il volto di Dio in lui. Egli, più precisamente, diceva: “Il nostro cuore è un pugno di terra, seminato di buon seme e assediato da erbacce; una zolla, dove intrecciano le loro radici…il bene e il male”. Vediamo che i servi dicono al padrone: “Vuoi che andiamo a togliere la zizzania ?”. La risposta che ricevono è netta: “No”. A questo punto, registriamo, quasi un “conflitto” di sguardi: quello dei servi, che “indugia” sul male e quello del padrone, che, invece, si sofferma sul bene.

Certamente, davanti a Dio, commenta E.Ronchi, una spiga di buon grano vale più di tutta la zizzania del campo. Il bene è più importante del male. La luce conta più del buio. Infatti, “la morale” del vangelo è quella del cammino, della fecondità dell’ avvio, dei grappoli, che maturano al sole e delle spighe, che si “gonfiano” di vita.

La parabola ci invita a liberarci dai falsi esami di coscienza, dallo stilare il solito elenco (sempre lo stesso) delle nostre fragilità. Infatti, la nostra coscienza deve scoprire, prima di tutto, ciò che di vitale, bello, buono, promettente, la mano di Dio ha seminato in noi: il giardino dell’ Eden affidato alle nostre cure.

Tentiamo, quindi, di individuare la strada, sulla quale Dio agisce: Egli, per vincere la notte, “accende” il mattino; per far fiorire la steppa, “getta” infiniti semi di vita; per far “sollevare” la farina pesante e immobile, “mette” un po’ di lievito. Mentre, è “Dio, ad avviare la primavera del cosmo, a noi, invece, spetta diventare l’ estate profumata di biondo grano”. “Io non sono i miei difetti, ma le mie maturazioni. Non sono stato creato ad immagine del Nemico, bensì, ad immagine del Cratore”.

L’ attività religiosa, solare, positiva, vitale, che dobbiamo avere verso di noi stessi, consiste nel non preoccuparci, prima di tutto, delle erbacce o dei difetti, ma nel “venerare” la bontà, la generosità, l’accoglienza, la bellezza e la tenerezza, che Dio ci ha affidato. Facciamo in modo che queste “esplodano”, in tutta la loro potenza, e vedremo che “le tenebre” scompariranno.

Custodiamo e coltiviamo accuratamente i talenti, i doni, i semi di vita e scopriremo che la zizzania avrà sempre meno spazio. Siamo indulgenti, anche con noi stessi e tutto il nostro essere splenderà nella luce.


                                                 Mons. Antonino Scarcione

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