"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 12 novembre 2017

Cristiani in cerca di Confucio - Il Sole 24 ORE

  • –Prospero Intorcetta S.J.
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Negli anni 1972 e 1973 la Tipografia Vincenzo Bona di Torino pubblicò una strenna natalizia in pochissimi esemplari e due parti. La prima conteneva «Sapienza Sinica», in calce tavole con «La vita di Gesù illustrata ai Cinesi»; nella seconda fu riprodotta la «Sinarum Scientia politico-moralis», a cui seguiva una «Vita di Confucio». Erano stati riportati alla luce i manoscritti del gesuita Prospero Intorcetta (1625-1696). Il curatore era Paolo Beonio-Brocchieri (1934-1991), insigne orientalista italiano, che i più ricordano alla cattedra di Pavia. Sarà, tra l’altro, autore de «La filosofia cinese e dell’Asia Orientale», secondo tomo della vasta «Storia della filosofia» diretta da Mario Dal Pra (Vallardi 1977).
Le due parti dell’opera sono state ristampate dalla Luni Editrice in un unico libro e martedì 14 novembre il volume, intitolato «Confucio e il Cristianesimo», sarà in libreria. In questa pagina - l’originale ebbe diffusione familiare e resta una sorta di inedito - anticipiamo due estratti dei testi di Intorcetta nella traduzione di Paolo Beonio Brocchieri. È stata aggiunta una testimonianza della moglie dell’orientalista, Mariateresa Fumagalli. La quale, nota studiosa del pensiero medievale, aveva seguito il marito in Cina e Giappone. Il volume della Luni ha una prefazione di monsignor Pier Francesco Fumagalli, vice prefetto della Biblioteca Ambrosiana.
Prospero Intorcetta, gesuita vissuto nella grande stagione del suo ordine, filologo ma anche studioso di fisica, stupisce in questo libro per le intuizioni sul pensiero confuciano. Era convinto di scorgere in esso una religiosità naturale, in grado di orientare una nuova ed efficace strategia per evangelizzare la Cina.
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DA «SAPIENTIA SINICA»
L’insegnamento dei grandi uomini consiste nell’illuminare con le virtù la potenza spirituale collocata dal Cielo, ossia l’Anima, affinché questa possa tornare all’originale purezza che gli appetiti umani avevano appannato; consiste nel rinnovare il popolo con l’esortazione e l’esempio; consiste nell'attenersi fermamente al sommo bene, seguendo in ogni cosa il dettato della ragione. 


Gli antichi, volendo far risplendere la loro potenza spirituale in tutto l’Impero, innanzitutto governavano rettamente i propri Regni; volendo governare rettamente i propri Regni, innanzitutto reggevano rettamente le proprie famiglie; volendo reggere rettamente le proprie famiglie, innanzitutto ornavano di virtù la propria personalità; volendo ornare la propria personalità, innanzitutto armonizzavano opportunamente il proprio cuore; volendo armonizzare opportunamente il proprio cuore, innanzitutto rafforzavano, escludendo ogni fantasia, le proprie intenzioni; volendo rafforzare le proprie intenzioni, innanzitutto allargavano le proprie conoscenze; estendere la conoscenza consiste nel capire ogni questione, provvedendo ciò che è conveniente alla questione stessa, o piuttosto penetrando con l’umana ragione la perfettissima armonia delle cose.
Confucio dice: dare udienza e decidere le liti, io certo posso farlo come qualunque altro uomo. Ma quello che sarebbe necessario è far sì che non vi siano più liti. Gli uomini malvagi non sanno porre fine alle proprie contese. Per la qual cosa, legare a sé il cuore delle genti e costringere le volontà a un amore reciproco, vuoi col timore dei castighi, vuoi con pii ammonimenti, questo è ciò che più sopra chiamavamo conoscere la cosa principale.
Quello che avversi nei superiori, non farlo agli inferiori e ciò che ti dispiace negli inferiori non farlo ai tuoi superiori. Ciò che hai aborrito in quanti ti precedono, non imporlo a quanti ti seguono; e non seguire quanti ti precedono nelle cose che odi in coloro che ti seguono. Ciò che aborri in quanti stanno alla tua destra non farlo verso coloro che stanno a sinistra; e ciò che aborri in quelli che stanno a sinistra, non farlo a quelli che stanno alla tua destra. In una parola: non fare ad altri quanto non vuoi per te.
L’uomo pio e che ama il popolo dà fama alla propria persona e si rende amabile a tutti con le ricchezze che dispensa a favore del popolo. Invece l’uomo empio e persecutore del popolo adorna di ricchezze la propria persona, di cui solo intende l’interesse e accumulandole e non distribuendo nulla per i bisogni del popolo si rende odioso a tutti.
DAL «SINARUM SCIENTIA POLITICO MORALIS»

Ciò che è fornito dal Cielo si chiama natura razionale: ciò che si conforma a tale natura si chiama regola; riattivare la regola si chiama disciplina.
La regola non può essere assente nemmeno un momento; se potesse venir meno non sarebbe la regola. Per questo l’uomo perfetto attende e vigila anche sulle cose che non appaiono: teme e paventa anche le cose che non si odono.
La gioia, l’ira, la tristezza, l’ilarità prima di svilupparsi sono detti la medietà, ossia la natura indifferente: quando si sviluppano e raggiungono la giusta misura, si chiamano armonia; l’armonia è la regola di tutto l'universo.
Confucio dice: l’uomo perfetto si attiene alla medietà; il cattivo non rispetta la medietà.
L’uomo perfetto possiede la medietà e poiché è perfetto, si attiene sempre alla medietà. Anche il malvagio ha alla medietà a cui attenersi, ma poiché è malvagio non teme di travalicarla.
Confucio dice: io so perché questa via non è seguita [la medietà]; perché evidentemente i saggi vanno oltre e i semplici non sono in grado di raggiungerla.
Così è proprio degli uomini perfetti armonizzarsi agli altri, non seguire la corrente; quanto è grande la loro fortezza! Erigersi nella medietà e non inclinarsi mai; quanto è grande la loro fortezza! Non mutare né inorgoglirsi se nel regno vigono la virtù e le leggi: quanto grande è la loro fortezza! Non mutare e lasciarsi condurre a morte se nel regno sono scomparse la virtù e le leggi: quanto è grande la loro fortezza!
Le regole dell’uomo perfetto sono quattro: io Ch’iu non ne ho ancora osservata bene neanche una; ciò che si chiede ai figli, che siano ossequenti verso i genitori, io non l’ho ancora ben ottemperato; ciò che si chiede ai sudditi, che siano ossequienti verso il Sovrano, io non l’ho ancora ben ottemperato compiutamente; ciò che si chiede ai fratelli minori, che siano ossequienti verso i fratelli maggiori, io non l’ho fatto molto bene; ciò che si chiede nei rapporti tra amici, che ciascuno dia all’altro la precedenza, anche questo non l’ho compiuto bene. L’uomo perfetto esercita normalmente queste virtù e nei discorsi quotidiani è assai cauto. Se vi è qualcosa in cui manchi, non consente se non il rigore nei propri riguardi; se ha ricchezza di parole, non consente interamente che questa si diffonda; le parole rispondono alle opere; le opere rispondono alle parole; come potrebbe così l’uomo perfetto non essere fermo e sicuro?
L’uomo perfetto agisce come si conviene nella logica della sua condizione; né desidera alcuna cosa estranea ad essa. Se si trova a essere ricco e onorato, agisce da uomo ricco e onorato; se è povero e umile, agisce da uomo povero e umile; se è straniero, si comporta da straniero; se si trova in tribolazioni, agisce come si conviene in una condizione tribolata. L’uomo perfetto non si pone mai in una situazione nella quale non sia pago della propria sorte.
Tutti coloro che reggono i Regni dell’Universo hanno queste nove regole, ossia migliorare se stessi; onorare i saggi; amare i genitori e i parenti; rispettare i più elevati dignitari; trovarsi in accordo con gli altri dignitari; amare il popolo come un figlio; incoraggiare i diversi artigiani; accogliere benevolmente coloro che vengono da lontano; e infine onorare i Principi.
Essere continente e puro, vestirsi con solenne proprietà, non compiere nulla di non rituale; ecco ciò con cui la personalità del sovrano si sviluppa. Respingere gli invidiosi, tenersi lontano dai piaceri carnali, disprezzare le ricchezze e far gran conto delle virtù; ecco ciò con cui si incoraggiano i saggi. Fra gran conto della dignità dei propri parenti, aumentare le loro ricchezze assieme a loro amare e odiare; ecco ciò con cui si inducono tutti ad amare i propri genitori.
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Massime tratte da Confucio e il Cristianesimo, Traduzione di opere di Prospero Intorcetta S.J ., di Paolo Beonio Brocchieri, Luni Editrice, Milano, pagg. 230, € 28

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