"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 11 marzo 2018

La Domenica con Gesù, IV di Quaresima / B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…I capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà…e contaminarono il tempio…” 2 Cr 36,14-16.19-23 .
“…Dio ricco di misericordia…da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo…” Ef 2,4-10 .
“…Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’ uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna…” Gv 3,14-21.

Il brano del vangelo odierno è costituito da una parte del dialogo tra Gesù e Nicodemo: per questo appare opportuno percorrere, idealmente, il cammino, che Giovanni offre al suo lettore, chiedendogli di identificarsi con Nicodemo. Giovanni, infatti, vuole coinvolgere il lettore, portandolo ad “essere” Nicodemo, a porsi una domanda essenziale: come è possibile questo ? Come può accadere che l’ umanità si salvi, sollevando lo sguardo al Figlio di Dio “innalzato” (=Crocifisso)?

Ecco la risposta di Gesù: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’ uomo, perchè chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Vediamo, quindi, che Gesù “sfida” il Nicodemo, che vive in noi, affermando che non esiste relazione autentica con Dio, “senza un passaggio dall’ Io al Tu”, cioè, da una vita centrata su noi stessi, sulle nostre certezze, abitudini, convinzioni, fede…”all’imprevedibile di Dio”. Nicodemo “deve imparare” che esiste un’ unica via di salvezza, quella dell’ “amore, che dà la vita”.

Gesù e Nicodemo
Ciò che salva e permette di uscire dalle tenebre è, appunto, la consapevolezza che la salvezza deriva dall’ “amore accolto e donato”.

Camminare dalle tenebre alla luce implica, quindi, sollevare lo sguardo alla croce , perché in Gesù, innalzato sulla croce, incontriamo l’ amore di Dio. Questo implica lasciarci raggiungere da questo amore, che non condanna, ma libera. Implica lasciare che questo amore ci guarisca, guarisca il nostro modo di concepire la relazione con noi stessi e con l’altro. Chiede, infine, di lasciare che la luce dell’ amore entri nelle nostre tenebre e, come all’origine del creato, operi una distinzione, ci aiuti a discernere tra ciò che è vero, perché nasce dall’ amore e testimonia amore, e ciò che è falso, perché crea divisione e odio.

Il lettore (ciascuno di noi), a questo punto, è invitato a fare una scelta fondamentale: quella di accettare o rifiutare la rivelaziopne salvifica del Padre in Gesù. A proposito, qual è la nostra scelta ?

                                                                    Mons. Antonino Scarcione


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