"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 28 aprile 2019

La Domenica con Gesù, II DOMENICA DI PASQUA DELLA DIVINA MISERICORDIA

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“Molti segni e prodigi avvenivano tra il popolo per opera degli apostoli…” At 5,12-16 . 
“…Mi voltai per vedere la voce che parlava con me…Vidi sette candelieri d’ oro e…Uno simile ad un Figlio d’ uomo…” Ap 1,9-11a.12s.17-19 . ”...Se…Non metto il mio dito nel segno dei chiodi…Io non credo…” Gv 20,19-31.

In quella stanza, dove si “respirava paura”, venne Gesù, a porte chiuse. Alcuni non ce l’ hanno fatta a rimanere chiusi. Ad esempio, Maria di Magdala, Tommaso e i due discepoli di Emmaus. Otto giorni dopo, Gesù li ritrova là, si rivolge a Tommaso, che lui stesso aveva educato alla libertà interiore, a dissentire e ad essere coraggioso, vivo ed umano. E gli dice: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani, tendi la tua mano e mettila nel mio fianco”. Vediamo che Gesù rispetta la fatica, i dubbi e la complessità del credere. Sarebbe, davvero, molto bello, se anche noi fossimo formati, come accadde nel cenacolo, più all’ approfondimento della fede che all’ obbedienza, più alla ricerca che al consenso.

Quante energie verrebbero liberate ! Pensavamo che la resurrezione del Signore avrebbe cancellato la sua passione, richiuso i fori dei chiodi e rimarginato le piaghe. Invece, esse, come afferma Ermes Ronchi, costituiscono il racconto dell’ amore, inciso sul corpo di Gesù, con l’ alfabeto delle ferite, incancellabili, ormai, come è indelebile il suo stesso amore.

La croce non è un incidente di percorso, da superare con la Pasqua; semmai, ne è il perché e il senso. A questo punto, l’ evangelista Giovanni usa i famosi verbi: “metti, tendi, tocca”. Sappiamo che il testo non dice se Tommaso abbia toccato, o meno, il corpo di Gesù. Non risulta. E’ certo, invece, che ha detto le parole: “Mio Signore e mio Dio”. E’ fondamentale: se la fede non contiene l’ aggettivo “mio”, non è vera fede. Sarà religione, catechismo e paura. ”Mio” dev’ essere il Signore; come afferma l’ amata del “Cantico dei Cantici”; “mio”, non di possesso, ma di appartenenza: il “mio” amato è “mio” e io sono per lui. “Mio” ,come il respiro e, senza di esso, non vivrei.

Certamente, indimenticabili sono le parole di Gesù a Tommaso: “Beati piuttosto quelli che non hanno visto ed hanno creduto”. Ecco una beatitudine alla nostra portata: noi che tentiamo di credere, noi apprendisti credenti, non abbiamo visto e non abbiamo toccato nulla del corpo del Signore. I cristiani accettando di non vedere, non sapere, non toccare, possono accostarsi a quell’ alternativa totale, che nasce nel “buio luminoso” della Pasqua. 

                                                                           Mons. Antonino Scarcione

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