"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 2 maggio 2021

LA DOMENICA CON GESU', V DI PASQUA / B

   ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Saulo cercava di unirsi ai discepoli…ma tutti avevano paura di lui…Allora Barnaba lo prese con sè…e raccontò loro come…in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome del Signore…La chiesa era dunque in pace…Si consolidava e camminava nel timore del Signore e…cresceva di numero “ At 9,26-31 . 
“Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua…ma con i fatti…Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri…” 1 Gv 3,18-24 . 
“…Io sono la vite e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota, perché porti più frutto…” Gv 15,1-8.

GESU’ COMUNICA ATTRAVERSO ELEMENTI CHE FANNO PARTE DELLA NOSTRA ESPERIENZA: LA VITE E I TRALCI. Il teologo, Ermes Ronchi, presenta così la famosa metafora: “Cristo vite, io tralcio, io e lui la stessa pianta…unica radice, una stessa linfa”.Poi, le bellissime parole del Dio contadino, che si prende cura di ciascuno di noi e usa la sua intelligenza, perché portiamo molto frutto.

Certamente, tra tutti i loro campi, i contadini hanno una cura particolare per la vigna. Parlare di vigne significa, quindi, svelare, anche in questo caso, un amore di preferenza da parte di Dio, nel ruolo di “contadino”: noi siamo il campo preferito di Dio. La narrazione della metafora della vite cresce sempre più e tocca il suo culmine, quando Gesù afferma: “Io sono la vite, voi i tralci”. Proprio così: le creature (i tralci) sono parte del Creatore (la vite). Ci chiediamo: Gesù cosa è venuto a portare nel mondo ? Ad esempio, una morale più nobile, il perdono dei peccati… ? Certo, ma sarebbe troppo poco. Egli porta molto di più: Sé stesso, la Sua vita in noi, il cromosoma divino nel nostro DNA. Il Signore, grande vasaio, che ha plasmato Adamo dalla polvere, si è fatto “linfa di questo grappolo”. E se il tralcio, per vivere, deve rimanere nella vite, anche la vite vive dei propri tralci. Senza di essi non c’ è frutto, né scopo, né storia.

L’ immagine della vite tocca il vertice del suo significato nelle parole: “portare il frutto”, filo d’ oro che cuce tutta la pagina del vangelo odierno.

La “morale evangelica” consiste nella fecondità e non semplicemente nell’ osservanza di regole.

Alla fine della vita, la domanda ultima non riguarderà tanto l’ osservanza dei comandamenti o dei divieti, ma punterà sui frutti che hai portato: dopo che tu sei “passato nel mondo, nella famiglia, nel lavoro, nella chiesa, dalla tua vite sono maturati “grappoli” di bontà o no” ?

                                                   Mons. Antonino Scarcione

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