"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 26 marzo 2022

LA DOMENICA CON GESU', IV di QUARESIMA / C

 ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Gli Israeliti…mangiarono i prodotti della terra, azzimi e frumento abbrustoliti…E a partire dal giorno seguente…la manna cessò…” Gen 5,9a.10-12 . 
“…Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione…” 2 Cor 5,17-21 . 
“…Un uomo aveva due figli. Il più giovane…disse al padre:...dammi la parte di patrimonio che mi spetta…Partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio…Sopraggiunse…una grande carestia…Andò a mettersi al servizio di un abitante di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci…Ritornò in sé e disse: quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame…Andrò da mio padre e gli dirò:…ho peccato verso il cielo e davanti a te…Il figlio maggiore…Al ritorno…udì la musica e le danze…Si indignò, e non voleva entrare. Suo padre…uscì a supplicarlo…Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo…” Lc 15,1-3.11-32.

“ALCUNI STUDIOSI PROPONGONO DI CHIAMARE QUESTO RACCONTO LA PARABOLA DEL PADRE PRODIGO. INFATTI IL TERMINE “PRODIGO”-PROPRIO SULLA BASE DELLA PARABOLA- INDICA UNA PERSONA CHE HA SBAGLIATO E CHE SI REDIME, E’ USCITA DALLA STRADA GIUSTA E RITORNA SULLA RETTA VIA. NEL VOCABOLARIO, “PRODIGO” INDICA CHI ESAGERA, IN SENSO POSITIVO O NEGATIVO: PERSONA CHE SPENDE O DONA SENZA MISURA. QUINDI, DA UNA PARTE: DISSIPATORE, SPENDACCIONE, DILAPIDATORE; DALL’ ALTRA: GENEROSO, SOVRABBONDANTE, SENZA MISURA NEL DONARE”.

Valorizziamo il commento di un grande conoscitore della Bibbia: E. Ronchi. Egli afferma: la parabola più famosa si articola in quattro momenti.

Il primo. Un padre aveva due figli. Nella Bibbia le storie di fratelli spesso raccontano episodi di violenze e di menzogne: sullo sfondo c’ è il dolore dei genitori. Questo padre non ostacola la decisione del giovane; lo dà alla sua propria libertà e cede la metà dei beni di famiglia.

Il secondo. Il giovane inizia il viaggio della vita. Ma le sue scelte sbagliate producono “una perdita di umanità”: diventa servo, un porcaio, che ruba ghiande per sopravvivere. Rientra i sé e “rivede” la casa del padre: “la sente profumare di pane”. Come dice Gandhi, “ci sono persone nel mondo con così tanta fame che per loro Dio (o il padre) non può che avere la forma di un pane”. Decide quindi di tentare il ritorno a casa. Non chiederà di essere il figlio di ieri, ma uno dei servi: “trattami come un salariato”. Non osa più cercare un padre, ma soltanto un buon padrone. Notiamo che egli non ritorna, perché ha capito. Ritorna per fame. Non per amore, ma “per la morte che gli cammina accanto”.

Il terzo. Qui il ritmo della narrazione cambia: il figlio si incammina e il padre, che è “attesa eternamente aperta”, lo vede mentre è ancora lontano e gli corre incontro. L’ uomo cammina, Dio corre. L’ uomo si avvia, Dio è già arrivato. E ha già perdonato, prima ancora che apriamo bocca. Il tempo dell’ amore è: “prevenire, buttare le braccia al collo, fretta di carezze dopo la lunga lontananza. Non domanda: da dove vieni ? Ma: dove sei diretto ? Non chiede: perché l’ hai fatto ? Ma: vuoi ricostruire la casa ?

La Bibbia sembra preferire storie di ricomposizione a storie di fedeltà inossidabili. Il Libro per eccellenza, la Bibbia, è piena di “gente raccolta dalle paludi, dalle ceneri, da una cisterna nel deserto, da un ramo di sicomoro, e dalle loro ripartenze.

Il quarto. Ruota attorno ad un altro figlio, che non sa sorridere, che pesa e misura tutto con un cuore da mercenario. Ma il padre esce e lo prega di entrare: vieni, “è in tavola la vita”. Ed ecco la modernità di un finale aperto.

“E’ giusto il padre della parabola ? Dio è così ? Così eccessivo, così oltre ? Sì, immensa rivelazione, per cui Gesù darà la vita: Dio è amore, esclusivamente amore. L’ amore non è giusto, è oltre, è centuplo, è eccedenza. Ma è proprio questo il Dio di Gesù, il Dio che ci innamora.”

                                 Mons. Antonio Scarcione

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