"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 15 ottobre 2023

LA DOMENICA CON GESU', XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO / A

  …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“Preparerà il Signore…per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande…vini eccellenti, cibi succulenti…Eliminerà la morte…asciugherà le lacrime su ogni volto…” Is 25,6-10a . 
“Fratelli, so vivere nella povertà come…nell’ abbondanza…alla sazietà e alla fame…” Fil 4,12-14.19-20 . 
“…Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio…Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire…Mandò…altri servi…Dite agli invitati :…Ho preparato il mio pranzo…Venite alle nozze! Ma quelli non se ne curarono…Allora il re…mandò le sue truppe…diede alle fiamme la loro città…Poi disse ai servi…Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che trovate, chiamateli alle nozze…”.

“LA PARABOLA DEL BANCHETTO, NELLA PRIMA PARTE, DESCRIVE GLI INUTILI TENTATIVI DEL RE DI AVERE GLI INVITATI DI RIGUARDO AL BANCHETTO PER LE NOZZE DEL FIGLIO. IL PUNTO CRITICO E’ COSTITUITO DAL RIFIUTO DEI PRIMI INVITATI, A CUI SEGUE LA REAZIONE INDIGNATA DEL RE STESSO. LA SECONDA PARTE DELLA PARABOLA E’, INVECE, INCENTRATA SULLA NUOVA INIZIATIVA DEL RE DI RIEMPIRE LA SALA DEL BANCHETTO. I DESTINATARI DEL NUOVO INVITO SONO TUTTI: ”CATTIVI E BUONI”. SCOPO ED INTERESSE DELLA CHIESA E’ QUELLO DI “RIEMPIRE” LA SALA SENZA DISCRIMINAZIONI”.

Per cogliere l’essenza del messaggio, ci serviamo della particolare competenza del teologo, E. Ronchi. Il quale, riprendendo la narrazione del sacro testo, così afferma: Il re mandò di nuovo altri servi con un ordine preciso. Dite agli invitati: Ho preparato il mio pranzo, tutto è pronto. Venite alle nozze ! Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari. Altri, poi, presero i servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la città.

Molti credenti, prigionieri di una religiosità pre-evangelica, mettono alla base del rapporto tra uomo e Dio il peccato originale. Il Vangelo, invece, dice e ripete che l’ asse portante della fede è il dono e alla base c’è il dono originale. Notiamo che la parabola odierna, questo aspetto, lo presenta bene: c’ è una festa nella città. La più importante: si sposa il figlio del re. Chiaramente, la religione respira aria di festa. Si fonda sul dono. Il racconto ruota attorno a tre immagini: una stanza vuota, la ricerca per le strade, un abito sbagliato.

Notiamo che la narrazione inizia bene. Ma subito “sbanda” verso la tristezza.

La sala vuota certifica il fallimento. Come in certe chiese tristi e semivuote. Col pane e il vino che nessuno vuole, nessuno cerca, nessuno gusta. Con la nostra afasia rispetto alla Parola. E allora la sorpresa: il rifiuto dell’ invito da parte degli invitati non revoca il dono da parte di Dio!

Se i cuori e le case degli invitati si chiudono, il Signore apre incontri altrove. Come ha consegnato la vigna ad altri contadini, così egli offrirà il banchetto ad altri affamati. I servi sono mandati con un ordine umanamente illogico e favoloso: tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. E’ bello questo Dio che, rifiutato, anziché abbassare le attese, le innalza: chiamate tutti ! …Il Signore ha tanta gioia da regalare. E dai molti invitati passa a tutti invitati. Dai notabili della città, passa agli ultimi: fateli entrare tutti, cattivi e buoni. E noi che pensavamo che a fianco a Dio ci fosse posto solo per i buoni, i migliori, i bravi ragazzi ! Invece, notiamo che “la sala si riempì”. E non solo di gente per bene.

Adesso, il re scende nella sala in festa…Noi lo pensiamo lontano, seduto sul trono di giudice. Invece, egli è dentro questa “sala del mondo”, qui con noi. Ha invitato mendicanti e straccioni e si meraviglia che uno sia vestito male. Ma non per ciò che egli indossa, bensì, per ciò che gli “riveste l’ anima”. Quindi, l’ uomo “senza abito di festa” , viene cacciato fuori. Non perché peggiore degli altri, ma perché è spento dentro, senza festa nel cuore. Meditando su questa famosa parabola, proviamo una fitta al cuore. Come opportunamente afferma il commentatore del brano, i cristiani, che sentono Dio come un vino di gioia, una musica nell’ anima, sono ancora pochi. Sono così pochi coloro che credono che incontrare Dio sia una festa: una bellezza del vivere, capitale di forza e di sorrisi.

                                    Mons. Antonio Scarcione

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