"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 18 agosto 2012

La domenica con Gesù, XX del Tempo Ordinario

 ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.


I Lettura. "La sapienza si è costruita la sua casa ..Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato..."  Pr 9, 1-6

II Lettura. "Fratelli, fate molta attenzione...comportandovi non  da stolti, ma da saggi, facendo buon uso del tempo ..."  Ef 5, 15-20

Vangelo.  "Io sono il pane vivo, disceso da cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno..."Gv 6,51-58


Gesu' ribadisce di essere lui il vero pane da mangiare. Infatti, alla domanda incredula dei giudei risponde, senza nessuna esitazione: per ottenere la vita, quella che viene dal Padre mediante il Figlio, occorre cibarsi del suo corpo e del suo sangue.
 - Il tema del pane continua. La constatazione che i padri mangiarono la manna nel deserto e poi morirono, prova l' origine non divina di quel cibo. Gesù, invece, si presenta come il pane, disceso dal cielo e perciò rivendica, giustamente, di poter comunicare la vita eterna.
 - Sviluppo dell' argomento. I giudei dicono: "Come può costui darci la sua carne da mangiare? " Lo "scandalo", quindi, è grande e dev' essere "capito". Poiché non è facile entrare nella logica divina ed accettare la sua sorprendente "soluzione". Sull' altro versante, però, il Signore aveva offerto "credenziali" inequivocabili circa la sua natura, umana e divina. Il suo discorso, infatti, era stato preceduto da due "segni", quello della moltiplicazione dei pani e quello del cammino di Pietro sulle acque.
 - Gesu' non modifica minimamente le sue parole. Non attenua la sua affermazione, non rende il suo linguaggio piu' accessibile, non fa nulla, insomma, per smorzare la reazione degli ascoltatori. La sua risposta è dura. Egli ribadisce la dichiarazione precedente, con la tipica formula giovannea: "In verità, in verità io vi dico..., che dà alle parole il carattere di una rivelazione decisiva.
 Colpisce, inoltre, il temine "carne" (ripetuto 6 volte in poche righe), anziché quello di "corpo", come pure il verbo "mangiare" (= masticare).
 - La novità di questo passo consiste nel collegamento tra l'eucaristia e la teologia dell' incarnazione. E' forse, per richiamare il temine chiave "incarnazione", (" Il Verbo si fece carne"), che l'evangelista ha preferito il termine "carne", anziché "corpo".
 Giovanni, infatti, ribadisce che, attraverso l' esperienza eucaristica ecclesiale, l' incarnazione continua tra noi.
 - I versetti 56-57 rivelano due aspetti importanti del mistero eucaristico: esso opera l' unione durevole dei discepoli con Gesu' e fa si' che essi siano inseriti nell' amore che unisce il Figlio con il Padre. Il verbo usato per esprimere la relazione trinitaria, ora, fissa il legame tra Cristo e i credenti, che si cibano di lui.
 - Il brano offre un' altra visione sintetica, che raggruppa i concetti chiave di: fede, eucaristia, incarnazione e vita. La partecipazione al banchetto della vita ci vede attivi partecipanti a costruire una relazione di amorosa intimità con Dio.
 All' affermazione di Gesù, di essere, cioè, il pane vivo disceso dal cielo, " i giudei si misero a discutere aspramente tra loro".
 Gesù, senza scomporsi, smaschera, nell'animo umano, la  presenza di alcuni ostacoli: l'asservimento al cibo terreno, la confusione tra il divino e il prodigioso e il rifiuto dell' incarnazione. A ciò si oppone la triplice esigenza della fede:
 l' uomo deve cercare il cibo imperituro; accontentarsi dei segni con i quali Dio lo istruisce e lasciarsi " attirare" dal Padre; accettare il velo sotto cui Dio si nasconde, per venire a noi. Dio giunge a noi attraverso il Figlio, il Figlio giunge a noi nella presenza del pane e del vino, diventati suo corpo e suo sangue.    
                               Mons. Antonio Scarcione

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