"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 14 luglio 2013

La Domenica con Gesù, XV del Tempo Ordinario/C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.

Testi: "...Ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l' anima...Questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica". Dt 30, 10-14. "Gesù  Cristo...è il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose..." Col 1, 15-20. "...Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la forza e con tutta la tua mente, e il prossimo come te stesso... E chi è il mio prossimo?...Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti...Un samaritano...vide e ne ebbe compassione..." Lc 10, 25-37.

 L' episodio evangelico odierno si trova soltanto in Luca. Leggendolo con attenzione, scopriamo che il cuore della pagina è costituito non dal nostro rapporto con l' altro, bensì, da quello che ciascuno deve avere con la Parola. La narrazione è incentrata sul verbo greco "poièo" (=fare). La domanda del giurista è :"Che cosa devo "fare", per ereditare la vita eterna ? Gesù gli dice: " Hai risposto bene: "fa " questo e vivrai" .Anche alla seconda domanda segue la constatazione immediata del dottore della Legge: " Colui che ha "fatto" la misericordia con lui". A cui Gesù aggiunge: "Va' e anche tu "fa " così ". In questo modo, Gesù ci guida a scoprire che la corretta accoglienza della Parola implica il "farla". Luca, in particolare, evidenzia che l' ascolto viene autenticato dall' obbedienza alla Parola, cioè dal "fare" la Parola. E' proprio così : Chiunque ascolta le mie parole e le mette in pratica è simile ad un uomo, che, costruendo una casa, ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume non riuscì a smuoverla, perché era costruita bene. Chi, invece, ascolta e non mette in pratica, è simile ad un uomo, che ha costruito una casa sulla sabbia. Il fiume la investì e subito crollò .

 Come "fare", dunque, la parola, cosi che divenga cammino ed incontro con Dio ? Questo è, precisamente, il tema del dibattito tra Gesù e l'anonimo dottore della Legge. Il brano si può, agevolmente, suddividere in due dialoghi, caratterizzati da due domande: a) "Maestro, che cosa devo fare, per ereditare la vita eterna?" ;b) " E chi è il mio prossimo ? ".

 - Il primo dialogo è simile a quello riportato da Matteo e da Marco. In Luca, invece, non trattati un problema giuridico, quale sia, cioè, il comandamento più grande della Legge, ma di una questione pratica: come ottenere la vita eterna ? In verità, il dottore della Legge non si avvicina a Gesù col desiderio di iniziare un cammino di conversione. Notiamo che Gesù, anche Lui, volutamente, entra nel "gioco" del giureconsulto e risponde alla prima domanda con un' altra domanda: " Che cosa sta scritto nella Legge ? Cosa leggi ? ".La risposta del dottore della Legge appare ineccepibile. Egli, infatti, cita lo "Shema' (=Ascolta, Israele ), completandolo con il testo del "Levitico", dove figura l' accostamento dei due comandamenti: amore verso Dio e amore verso il prossimo. Gesù approva e lo invita a completare la risposta col "fare" la Legge: "..."Fa' " questo e vivrai " : la conoscenza della Legge, quindi, non basta, per ottenere la vita eterna. E' la sua interiorizzazione e trasformazione in un nuovo stile di vita ciò che rende la persona partecipe della vita divina.

 - Il secondo dialogo. Adesso possiamo notare che l'attenzione del sacro autore, Luca, si sposta dal "fare" all' "essere" : " E chi è il mio prossimo? ". Chi appartiene, cioè, alla "categoria" di "prossimo" ? Il termine greco "plesi'on" (= amico, compagno) indica il compatriota o correligionario. L'evangelista, però, qui, estende il comandamento dell' amore anche allo straniero residente. Anzi, alcuni testi, ad es. Es 23, 3-4, includono l'obbligo dell' assistenza persino al "nemico".

 Il dottore della Legge chiede ancora al Signore: Chi è il mio prossimo ? Chi rientra, cioè, nella categoria di coloro che "devo" amare?  Il racconto di Gesù presenta un "certo" uomo, qualcuno, che mentre scendeva da Gerusalemme a Gerico, viene percosso, derubato e abbandonato nella solitudine del deserto.  Gesù non rivela l' identità di quel tale: un israelita ? uno straniero? un mercante forestiero? Per il Signore non è importante definire l' identità di colui che può essere definito "prossimo", ma comprendere di chi "io mi faccio prossimo", chi sono capace di includere nel mio amore.

 Se l' identità della vittima rimane "nascosta", Gesù rappresenta, invece, con grande chiarezza chi passa e "vede": un sacerdote, un levita ed un samaritano. I tre passano accanto e "vedono" .In particolare, il samaritano vede e prova "compassione". La compassione del samaritano si concretizza in azioni, descritte efficacemente da alcuni verbi: si avvicina, fascia le ferite, medicandole con olio e vino, carica il ferito e lo trasporta in un albergo, lo affida all' albergatore, pagando per il suo servizio e impegnandosi a versare una somma maggiore al suo ritorno.

 Ma qual è la ragione dell' indifferenza del sacerdote e del levita?  Le norme di purità, forse perché alla classe cultuale era proibito qualsiasi contatto con i moribondi e i cadaveri. In questo caso, però, l' osservanza della norma della Legge porta sacerdote e levita a disobbedire all' obbligo dell' amore per il prossimo. A sua volta, il samaritano, considerato impuro per appartenenza etnica, invece, paradossalmente condivide il cuore di Dio. Stando così le cose, chi ha "fatto" a lui misericordia ? Certamente il samaritano, che, così facendo, ha annullato la distinzione tra amico e nemico.

 - Il testo termina con le parole: "Va' e anche tu fa così". E' l' invito pressante a condividere la "misericordia" di Dio, per accogliere l' altro come fratello, perché figlio dello stesso Padre, Dio. Non conosciamo cosa sia accaduto al dottore della Legge. Luca non conclude la narrazione, ma lascia uno spazio aperto al lettore, affinché valuti sé stesso e assuma una propria posizione. La risposta di Gesù diviene, così, una sfida per ciascuno di noi: amare il prossimo come sé stesso, condividere con lui ciò che si è e si possiede: il proprio tempo, i propri beni, la propria energia.

                                                                                                            

                                                                                     Mons.  Antonio Scarcione   

Nessun commento: