"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 2 marzo 2014

La Domenica con Gesù, VIII del Tempo Ordinario/A

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: "Si dimentica forse una donna del suo bambino...Anche se costoro si dimenticassero, io invece non mi dimenticherò mai ". Is 49, 14-15 . "...Il mio giudice è il Signore ! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà..." I Cor 4, 1-5 .
"... Nessuno può servire due padroni...Non potete servire Dio e le ricchezze...Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, nè raccolgono nei granai; eppure il padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? " Mt 6, 24-34 .

 Il vangelo odierno propone quasi un' antologia di detti sapienziali, che esprimono il modo di vedere la vita da parte di Gesù stesso. Appare, innanzitutto, fondamentale la contrapposizione tra Dio e la ricchezza (v.24). I problemi elencati, sebbene siano quelli tipici di tutti i giorni, sono, tuttavia, capaci di "ossessionare" la nostra esistenza: il cibo, il vestito e il domani.

 - Il principio fondamentale. "Non potete servire Dio e la ricchezza". Il termine "mammona" rimanda a ciò che è stabile e sicuro, ossia a ciò che conta veramente nella vita: il fondamento, cioè, su cui si può costruire il proprio domani. Il principio, su cui si basa l' affermazione, fa riferimento al servo, che non poteva appartenere contemporaneamente a due padroni.  E', altresì, ancora più importante, notare che, nella tradizione biblica, il termine ebraico "abodah"(= servizio) indica la "liturgia", cioè il culto a Dio e il rifiuto di ogni idolatria. Conseguentemente, si impone una scelta: Gesù stesso, che pone l' alternativa, ci invita, con tutte le sue forze, a scegliere Dio.

 - La fiducia in Dio. Nel testo, il verbo "preoccuparsi" ricorre ben sei volte e descrive l'ansia che ostacola la ricerca di Dio e dubita della sua bontà gratuita. Il pericolo deriva dalla scarsa fede in Dio: persino i discepoli vengono definiti "gente di poca fede". Gesù, con un delicato richiamo, li vuole condurre ad una fede più matura. Avere fede significa dare priorità a Dio e accogliere il suo Regno.

 L' invito insistente alla fiducia in Dio è basato sulla convinzione che Egli, essendo creatore, è anche provvidente. A questo punto, il sacro autore, riporta alcuni esempi concreti di fiducia nel Signore. 
1) Il nutrimento. Dio è padre e provvede per il cibo di tutti gli animali; ad es, per gli uccelli del cielo, che non seminano e non mietono. Egli con sollecitudine ancora maggiore proteggerà i discepoli e provvederà a tutti i viventi. Di fronte alla potenza di Dio, l' uomo riconosce la propria impotenza, poiché non potrà aggiungere nemmeno un' ora alla sua vita o un cubito alla sua statura.
2) La preoccupazione del vestito viene "smontata" col richiamo alla bellezza (i gigli del campo) e con la fragilità dell' esistenza umana(la caducità dell' erba): la maestà del re Salomone, la bellezza dello sposo nel Cantico dei Cantici.
3) L' ansia per il futuro. Gesù invita a "cercare nell' oggi" Dio e la sua provvidenza, a riconoscere la sua presenza buona in ogni momento della vita.

 - L'esortazione conclusiva. Nel v.33, il Maestro spiega che cosa deve fare il discepolo: "Cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia". Qui consiste la differenza con i pagani: oggi, si direbbe "con quelli che non vanno in chiesa" o "quelli che non credono in Dio". Chi non ha fede si preoccupa dei beni materiali e per questi perde anche la vita; i veri discepoli, invece, desiderano "la giustizia di Dio Padre" e, confidando in Lui, ottengono, per grazia, "in aggiunta" , tutte la cose che servono alla vita.

 L' invito di Gesù, quindi, non vuole portare ad una spensieratezza imprevidente, nè elogiare chi prende la vita a caso, senza progetto e senza meta. Non nega che la vita abbia i suoi problemi: ma tutto questo, egli propone di affrontarlo senza affanno. Infatti, la preoccupazione è l'atteggiamento di chi si crede solo, a provvedere a tutto e pensa di avere il "potere" di risolvere ogni situazione: l' uomo, che si crede onnipotente, vive in affanno, perchè vuole e spesso non può.

 Questa preoccupazione, dunque, deriva dalla poca fede. L' ulteriore richiamo al "Padre nostro, che è nei cieli", indica la nostra condizione di figli. Tre volte si insiste su tale idea in contrapposizione con l' affanno umano: di fronte alla cura paterna (e materna, come dice Isaia), chi crede in Dio affida a Lui ogni preoccupazione per il proprio domani.      

                                                                                                    Mons Antonino Scarcione

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