"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 6 luglio 2014

La Domenica con Gesù, XIV del Tempo Ordinario/A

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.

Testi:"...Esulta...figlia di Sion...Ecco, a te viene il tuo re...Farà perire il carro da guerra...annuncerà la pace alle nazioni..." Zc 9, 9-10 . "...Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi..." Rm 8, 9.11-13 . "...Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perchè hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli..." Mt 11, 25-30 .


Notiamo che Gesù manifesta la propria gioia nel vedere attualizzato il progetto divino, che consiste nell' aver "nascosto queste cose" ai sapienti e agli intelligenti e nell' averle rivelate ai piccoli (vv.25-26). I sapienti sono, certamente, i rappresentanti ufficiali della scienza religiosa dell' epoca: gli scribi e i farisei; i piccoli (in latino "infantes" = coloro che non sanno ancora parlare o non ne sono capaci), invece, sono proprio i discepoli, gente semplice e priva di autorità sulla dottrina religiosa. Non sono, quindi, gli uomini, con la loro intelligenza, a comprendere il problema di Dio, ma è il Signore stesso che lo rivela attraverso il Figlio.

Il commento odierno, (in tempi di aggressività, purtroppo, così diffusa), intende, per la verità, concentrare la propria attenzione su un altro aspetto molto significativo, quello della mitezza: "...Imparate da me che sono mite ed umile di cuore..." (v.29).

Solo un poeta potrebbe, adeguatamente, analizzare questa pagina di Matteo (Mt 11, 25-30). Infatti, unicamente il linguaggio del cuore riesce a tracciare la bellezza di una vita mite, la "grandezza" dell'essere piccoli, la pace, che raggiunge coloro che hanno rinunciato a difendere se stessi con le unghie e con i denti. Il comune modo di pensare, ritiene che si è persone realizzate, se si è capaci di affermarsi, di fare carriera, di imporre le proprie ragioni. E, se per questo obiettivo, ci fosse bisogno di calpestare gli altri, che problema c'è ? La vita non è dei perdenti, dei sottomessi, di coloro che rinunciano a farsi valere.

Per rendersene conto, ove ce ne fosse bisogno, basta osservare la realtà di ogni giorno: se siamo in fila davanti ad uno sportello ed uno ci passa avanti, sentiamo dentro di noi il fuoco dell' irritazione; sentiamo anche un coro di proteste da tutta la fila. Potremmo estendere questo esempio a molte altre situazioni. Sentiamo, allora, che prende forma un' energia enorme, che si rivolge contro l' altro, in difesa dei propri "diritti negati": in famiglia, nel posto di lavoro, quando andiamo a fare la spesa e persino nei rapporti con gli amici.

L' aggressività (una corazza della nostra vera debolezza) è amore di noi stessi, che ci acceca e fa rivoltare contro l' altro. Ed è talmente forte, questa energia, che si manifesta anche là dove non ce l' aspetteremmo: nei rapporti familiari, contro la donna (un tempo amata), contro i genitori, o contro i figli e le persone della propria famiglia.

L' abitudine a dare libero sfogo alla propria aggressività e volontà di auto-affermazione non rende, affatto, le persone più felici ! L' amore di sè, che conduce a non tenere conto dell' altro, non ha fatto crescere, per niente, il grado di felicità delle persone. Eppure, Gesù ha posto la mitezza tra le condizioni, che rendono l' uomo felice: "Beati i miti...".

La mitezza appare, oggi, l' atteggiamento del perdente, di chi non è capace di farsi valere o di chi rinuncia ad affermare sè stesso. La mitezza, quindi, appare una virtù che dev' essere imparata a poco a poco, proprio come dice il vangelo di oggi: "imparate", cioè, non pensiate che sia spontaneo". La strada per questo apprendimento la indica Gesù stesso: il suo modo di guardare agli altri, pieno di compassione e di misericordia, il suo modo di stare davanti al dolore, alla sconfitta, allo scacco.

La croce è la "cattedra", da cui Gesù ci insegna la mitezza, che subisce senza rispondere...La mitezza è la virtù di coloro che sanno voler bene, anche a sè stessi, e che sanno che l' arroganza ferisce anche chi la vive (non solo chi la subisce).

Dunque, uno stile di vita mite parla di amore, non di stupidità; di forza, non di arrendevolezza. Il vangelo dice, chiaramente, che, per capire la mitezza, occorre guardare a Gesù, come ad un amore dal quale lasciarsi affascinare. In lui è possibile sperimentare e comprendere la bellezza di essere miti e scoprire che la mitezza è una forza, che permette di diventare "padroni del mondo". 

                                                                                      Mons. Antonino Scarcione

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