"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 27 settembre 2014

La Domenica con Gesù, XXVI del Tempo Ordinario

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.

Testi: "...Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso..." Ez 18, 25-28 . "Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a sè stesso. Ciascuno non cerchi l' interesse proprio, ma anche quello degli altri..." Fil 2, 1-11 . "...Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: Figlio, oggi, va' a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Non ne ho voglia. Ma poi si pentì e vi andò..." Mt 21, 28-32

L' abilità del narratore consiste nel fare in modo che l' ascoltatore non si renda conto di essere coinvolto nella vicenda, come se ne fosse estraneo. Gesù adopera questo genere espressivo, per portare i suoi avversari a riconoscere il dramma del loro rifiuto. Infatti Egli presenta una piccola scena di vita familiare e chiede agli interlocutori un giudizio sulla vicenda. L' inizio- "un uomo aveva due figli..."- è molto simile a quello della parabola del figlio prodigo. L' idea di fondo è identica: due figli si comportano in modo diverso nei confronti del padre: quello, che appare essere disobbediente, si pente e cambia, mentre l' altro, che sembra obbediente, in realtà non lo è. 

La parola, che il padre rivolge al primo, equivale alla vocazione/chiamata, che Dio fa ad ogni uomo: "Figlio, va' oggi a lavorare nella vigna". Proprio così, dopo il vocativo, c'è l' imperativo: "Va' ", che richiede un impegno, adesso e non domani ! 

La risposta del primo figlio è lapidaria: "Non voglio". Il suo è' un rifiuto netto. Ma non è definitivo. Infatti, in seguito, ci sarà un cambiamento. E' il figlio stesso che modifica la decisione precedente ("Essendo cambiato") e compie ciò che prima non voleva fare. 

Il secondo figlio, in modo altrettanto lapidario, risponde, affermativamente, anziché con un "sì", con queste parole: "Io, signore"; mettendo nella massima evidenza ll proprio "io" e chiamando il padre con l' appellativo, "signore". Ma, come- saggiamente- annota l' evangelista Matteo, non andò. La brevissima parabola finisce qui. A questo punto, Gesù pone la domanda ai presenti: "Chi dei due ha compiuto la volontà del padre ? "(v.31a). Gli interlocutori, immediatamente, riconoscono che contano le azioni e non certo le intenzioni. 

- Il commento di Gesù. Notiamo che la risposta delle autorità giudaiche corrisponde, perfettamente, all' insegnamento del Maestro: "Non chi dice "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio" (Mt 7,21). I capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo dimostrano, così, di capire che è necessario fare la volontà del Padre e, quindi, le sole parole non bastano affatto. 

Non hanno capito, invece, di essere, essi stessi, destinatari della parabola, perchè il giudizio medesimo da loro formulato, si ritorce contro di essi. A buon diritto, Gesù usa le dure parole: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio" (v.31b). Il Signore intende dire che i grandi peccatori entrano nel regno, prima delle autorità religiose, perchè essi sono cambiati e possono, così, accogliere il regno. 

Coloro che aspettavano il Messia- proprio i capi religiosi del tempo-, apparentemente disponibili ad accogliere la sua venuta, si sono, purtroppo, irrigiditi nel rifiuto; invece, quelli che sembravano lontani, i peccatori, hanno accolto la buona notizia e sono cambiati. 
                                                                                     Mons. Antonino Scarcione

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