"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 5 luglio 2015

La Domenica con Gesù, XIV del Tempo Ordinario/B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “I ribelli sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro”. Ez 2,2-4 . 

“I nostri occhi sono rivolti al Signore” . Sal 122.

"Mi vanterò delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo". 2 Cor 12 ,7-10 . 

“Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria” .Mc 6,1-6.


Dopo l’ insegnamento in parabole ed i miracoli, che tolgono ogni dubbio sulla divinità di Gesù, egli ritorna nella sua patria, Nazaret, e si “scontra” con la mancanza di fede dei suoi concittadini’, che vogliono “ridimensionarlo”, come era già accaduto, a suo tempo, ai vari profeti. Notiamo che questo è un racconto, che traccia un “confine” tra credenti e non credenti in Gesù. La fede è, certamente, la chiave interpretativa del brano. (Mc 6, 1-6).
Vediamo che Gesù si reca di sabato nella sinagoga. Qui, per la prima ed unica volta, si parla della “saggezza” dell’ insegnamento di Gesù. Il lettore sa che quasta sapienza gli deriva dallo Spirito, ricevuto dal Signore nel battesimo. Gesù, avvalendosi del diritto di ogni israelita adulto, legge e commenta la Scrittura. I presenti restano sbalorditi. Lo stupore è l’ atteggiamento tipico di chi viene colpito e si interroga, ma resta ancora “neutrale”, perché può acquisire la fede o rimanere nell’ incredulità.
La sapienza di Gesù e la potenza delle sue mani suscitano una reazione normale, che, però, nel vangelo di Marco, diventano interrogativi nevralgici nella folla e nel lettore. Qual è la loro origine ? Chi è quest’ uomo ? La risposta è ovvia: questo Maestro viene da Dio. (Gv 3,2).
Le domande possono essere interpretate in due sensi: positivamente, nel senso che i presenti intravedono un’ origine divina della saggezza e dei miracoli; oppure, negativamente, nel senso che essi potrebbero far sospettare un’ origine diabolica del suo potere ed insegnamento. L’ ovvietà di un potere divino, in realtà, risulta “impedita” dall’ umiltà delle origini e del lavoro di Gesù: “Non è costui il carpentiere ? La definizione “Figlio di Maria” ricorre in Marco solo qui. I termini, “Fratelli e sorelle”, designavano la parentela, forse corrispondono a cugini di Gesù.
Tutto ciò evidenzia l’ origine “carnale” di Gesù. Da qui lo “scandalo” per la fede, un ostacolo che impedisce di credere. In verità, lo “scandalo” reale è l’ incarnazione di Dio in lui, “scandalo”, che sfocia nell’ incomprensione,nello scetticismo misto a sarcasmo,di chi rifiuta di vedere Dio nella quotidianità: cosicchè “guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non comprendano”. (Mc 4,12). Anche Geremia era stato contestato dai propri parenti. (Ger 11,18-23).
Gesù cita il proverbio del profeta non riconosciuto in patria, aggiungendo il disprezzo della parentela. Il proverbio si realizza nel momento n cui viene enunciato. Si tratta dell’ unica volta, in cui Gesù applica a sé stesso il titolo di “profeta”. Appare evidente che egli si accomuna ad altri profeti, anch’ essi infamati e scerniti dai compatrioti. La reazione degli abitanti di Nazaret esprime l’ “accomodata” religiosità di chi “neutralizza” l’ intervento di Dio nel quotidiano, inquadrandola nelle categorie umane o nella difesa di pregiudizi, senza entrare alla scoperta del mistero di Dio. E’ la forma più perversa di idolatria, perchè si preferisce rinunciare a Dio piuttosto che all’ immagine che ci si è plasmata di lui.
L’incredulità degli abitanti di Nazaret non consiste nel negare Dio, ma nell’incapacità di riconoscerlo nell’umiltà di Gesù, umano, troppo umano per essere Dio. Ma sappiamo che Dio “scommete” proprio sull’umano.

                                                                        Mons. Antonino Scarcione   

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