"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 6 settembre 2015

La Domenica con Gesù, XXIII del Tempo Ordinario/B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “…Ecco il vostro Dio…Egli viene a salvarvi…Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi…” Is 35,4-7 . 
“Loda il Signore, anima mia” Sal 145/46 . “…La vostra fede…sia immune da favoritismi personali…Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro…E gli dite: Tu mettiti qui, comodamente, e al povero dite: Tu mettiti là in piedi…Non fate forse discriminazioni…? “ Gc 2,31-37. 
“…Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano…Gli pose le dita nelle orecchie e con la saliva gli toccò la lingua…Emise un sospiro e gli disse: Effatà, cioè, apriti…Gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della lingua e parlava…” Mc 7,31-37.

La guarigione del sordomuto ha il suo centro letterario e teologico nella parola di Gesù, costituita da un solo verbo, Effatà”(=Apriti), qui riportato dal testo in aramaico. Gli fa eco la parola della gente: “fa udire i sordi e fa parlare i muti” (v.37). 
L’ impianto del racconto è quello tipico del miracolo: presentazione del malato, richiesta di intervento, azione di Gesù e risultato postivo. Affiorano alcune particolarità: Gesù porta il malato lontano dalla folla e compie gesti particolari: mette le dita negli orecchi, tocca la lingua con la saliva, guarda verso il cielo e sospira.

- Gesù ritorna verso il mare di Galilea. Nella zona orientale, abitata anch’ essa da popolazioni non giudaiche, gli conducono un sordomuto. Gesù porta l’ uomo lontano dalla folla, pone le dita negli orecchi e gli tocca la lingua con la saliva, poi guarda verso l cielo,emette un sospro e pronuncia la parola “effatà”. Il termine “buca” l’ “involucro” greco e raggiunge il lettore.

Vediamo che Gesù si trova in territorio pagano. Probabilmente è questa la causa, per cui egli compie un miracolo, facendo ricorso a gesti simili a quelli usati dai guaritori dell’ epoca. Ma, certamente, l’ elemento fondamentale è quello religioso, esternato attraverso due segni: a) lo sguardo elevato al cielo( una preghiera al Padre); b) la parola efficace, simile a quella usata dal Padre, quando crea, capace di realizzare quello che egli dice: “Sia fatta la luce ! E la luce fu “.

- Il risultato è sorprendente: gli orecchi del sordomuto si aprono, il nodo della lingua si scioglie ed egli parla correttamente. Alla guarigione fa seguito il comando di non parlarne a nessuno. E’ certamente difficile capire a chi sia stato dato l’ ordine di tacere, in quanto il miracolo è stato compiuto lontano dalla folla; comunque, esso è rivolto ad un pubblico di pagani, che, ancor più dei giudei, rischiano di fraintenderne il significato. Essi, invece, propagavano l’ evento. L’ evangelista, mette loro in bocca il termine greco, “kèrygma”(=annuncio della salvezza). Usando questa parola, tipica della missione cristiana, Marco mette in evidenza un paradosso: mentre Gesù, fuori dal territorio giudaico, vorrebbe tenere nascosto il miracolo, proprio i pagani,palandone, diventano gli annunciatori della salvezza.

I presenti, “pieni di stupore”, commentano l’ accaduto con le parole: “ Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti !” La frase si ispira, da una parte, alla pagina della creazione (Gen 1,1-2,4°), dove si sottolinea la bontà delle cose fatte da Dio (“e vide che era cosa buona”), e in modo speciale dell’ uomo, fatto a sua immagine e somiglianza (“vide che…era cosa molto buona”), e dall’ altra al testo di Isaia: “Si schiuderanno gli orecchi dei sordi…griderà di gioia la lingua del muto “ Is 35,5-6).

Notiamo che per l’ evangelista, la guarigione del sordomuto, così come, un giorno, il ritorno dall’esilio, rappresenta una nuova creazione.

                                                                  Mons. Antonino Scarcione

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