"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 20 settembre 2015

La Domenica con Gesù, XXV del Tempo Ordinario/B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale



Testi: “(Dissero gli empi:) Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’ inciampo e si oppone alle nostre azioni…” Sap 2,12.17-20 . 

“Il Signore sostiene la mia vita”. Sal 53/54,3-6.8 . 

“ Fratelli miei, dove c’ è gelosia e spirito di contesa, c’ è disordine e ogni sorta di cattive azioni…” Gc 3,16-45. 

“…Di che cosa stavate discutendo per la strada?...Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande…Se uno vuole essere il primo, sia l’ ultimo di tutti e il servo di tutti…” Mc 9,30-37.

Ecco la “grammatica” del servizio nella sequela del Maestro. Non è la prima volta che i vangelo accosta episodi diversi, eppure, poche volte il contrasto appare così stridente, come in questo caso. La prima scena è solenne e drammatica. Il Maestro vuole stare con i suoi discepoli, offrire loro la chiave di lettura di quel cammino verso Gerusalemme, dove si consumerà il mistero della sua morte e risurrezione. Gli altri non capiscono, ma non vogliono nemmeno approfondire la questione. La seconda scena è ancora più sgradevole: i discepoli, prima rimasti muti dinanzi a Lui, di colpo erano diventati, sin troppo, ciarlieri. Avevano parlato di ben altro lungo la via, con la tecnica dissimulata della mormorazione. Un gioco che si fa in piccoli gruppi e riesce bene, quando si cammina.

Il carrierismo, nel lavoro, nella politica, persino nella vita della Chiesa, è sempre felpato, ambiguo, insincero. Gesù aspetta che il gruppo si fermi e si raccolga attorno a Lui, prima di sollevare il problema. Alla sua domanda, ancora silenzio. Perché mai Marco ha voluto riportare quest’ episodio? Perché screditare, a quel punto, l’ intero gruppo dei discepoli? Il gesto e il discorso, che seguono, lo attestano in modo inequivocabile.

E’ il rovesciamento più radicale del modo, umano, troppo umano, di concepire la relazione con gli altri: da un lato, il paradigma della competizione, che si costruisce intorno alla figura del vincente e del perdente, da cui dipende la fortuna di essere i primi; da un altro lato, il paradigma della comunione, nella forma di dedizione incondizionata agli ultimi. Il servire autentico è un accogliere e un abbracciare, a cominciare proprio dagli ultimi: accogliere un bambino nel nome di Gesù, è accogliere Gesù in comunione piena col Padre. Nella lingua aramaica si usa lo stesso termine, per indicare il servo e il bambino.

Il servo è servo di tutti, solo se offre il servizio, cominciando dal livello più basso. Basta che egli salga sul piccolo piedistallo della fedeltà al proprio padrone. Egli non deve rapportarsi con uno che sta in prima fila, ma con tutti quelli che stanno nell’ ultima. Così facendo, scardina ogni arbitraria gerarchia sociale: il servo e il bambino finalmente s’ incontrano !

In questo rovesciamento, scopriamo il vero volto di Gesù: quando ci avviciniamo agli ultimi, ci accorgiamo che essi stanno già in braccio a Lui !

                             Mons. Antonino Scarcione

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