"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 12 settembre 2015

La Domenica con Gesù, XXIV del Tempo Ordinario/B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “ Il Signore Dio mi ha aperto l’ orecchio ed io non ho opposto resistenza…” Is 50,5-9. “Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi”. Sal 114/115,1-6.8-9. 
“A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere la fede, ma non ha le opere?”.Gc 2,14-18. 
“La gente, chi dice che io sia…Giovanni Battista…Elia…Uno dei profeti…Ma voi chi dite che io sia? Pietro gli rispose: Tu sei il Cristo”…Vai dietro a me, Satana? Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini…”Mc 8,27-35.


Il messaggio di questa Domenica è un invito a “seguire Cristo nella via della croce”. Il brano evangelico odierno, in verità, è ricco di contrasti: Pietro, ad es., si fa “modello” di una fede sincera e, contemporaneamente, non accetta di dover seguire Cristo nel cammino pasquale, fatto di morte e resurrezione.

-Seguiamo il ritmo della lettura evangelica. Vediamo che l’ odierna pagina di Marco occupa un posto importante, se non altro, per le tematiche, che rappresenta: la professione di fede, l’ identità del Messia, la sequela dei discepoli.

Anzitutto l’ episodio, nel contesto della missione di Cristo, è un momento centrale, perché rappresenta l’ inizio del cammino decisivo, che culminerà nelle vicende pasquali. Anche per i discepoli questo tempo è determinante, perché si tratta di comprendere meglio chi sia Gesù, per poterlo seguire anche nella strada stretta della croce.

- Quasi una verifica. A metà percorso, dalla Galilea verso Gerusalemme, Gesù vuole compiere una verifica con i discepoli, che qui, hanno condiviso tutto con lui. Egli pone una precisa domanda riguardo all’ idea che la gente e gli stessi discepoli hanno sulla sua persona.

E’ un momento, in cui la scelta di seguire Gesù va ricompresa e confermata. Ciò significa, anche, lasciarsi sollecitare dalla domanda di Gesù: “ Ma voi, chi dite che io sia ? “, per aggiornare la nostra risposta, sia personale che comunitaria. E implica, inoltre, di rimetterci in discussione, per verificare la purezza della nostra fede e la coerenza della nostra vita.

-Pietro: una fede sincera ma “addomesticata”. La professione di fede di Pietro è uno dei fulcri del tesoro evangelico. Essa ruota attorno a un duplice cardine: da un lato la franchezza dell’ apostolo, dall’ altro la concezione non corretta dell’ identità del Cristo. La fede di Pietro ha bisogno di essere purificata da incrostazioni e ricompresa nella totalità della missione di Gesù. Per questo il Signore propone ai discepoli una catechesi su ciò che lo avrebbe atteso a Gerusalemme, come compimento del suo cammino.

Egli sa che cosa lo attende e prevede lo “scandalo”, che gli apostoli dovranno sopportare; proprio per questo li forma e li prepara ad affrontare lo smacco della croce. La reazione immediata di Pietro alle parole di Gesù è nota. Pietro è, qui, l’ immagine di una tendenza molto diffusa anche nel nostro tempo, di “addomesticare”, cioè, l’ idea di Dio. Un Dio immaginato secondo i nostri canoni, un Gesù inteso a nostro piacimento, un vangelo a nostro uso e consumo.

Gesù desidera che attorno alla sua persona non ci sia alcuna ambiguità. La catechesi pasquale annuncia la chiave di lettura, per intendere correttamente l’ intera missione: cioè la sofferenza, il rifiuto, la passione e la morte e,poi, la resurrezione dopo tre giorni.

-Fede e sequela. Ciò che, invece, propone Gesù è di seguirlo nella strada, che egli stesso percorre, cioè la via della pasqua di morte e risurrezione.

La famosa risposta di Gesù a Pietro: “Vade retro, satana” (= “Va’ dietro a me, satana”), è piuttosto un invito alla sequela. Risulta, infatti, preziosa la nuova esegesi: “Va’ dietro a me…”. Essa aiuta a comprendere meglio il significato dell’ espressione: “ prendere la propria croce”. Notiamo che, qui, la croce è un’ immagine sintetica, per indicare la Pasqua nella sua globalità (= Passaggio dalla morte alla vita) e non solo per indicare la morte.

Dare la vita per Cristo significa, infine, trovare la pienezza della vita e la somma realizzazione umana; in tal senso, perdere la vita significa rinunciare a fare di sé stessi il valore assoluto e porre il Signore come centro e riferimento unico della propria esistenza.

                               Mons. Antonino Scarcione

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