"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 5 marzo 2017

La Domenica con Gesù, I Di Quaresima

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “…Il Signore Dio plasmò l’ uomo con polvere del suolo…Piantò un giardino in Eden…Allora la donna …Prese del frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito…” Gen 2,7-9;3,1-7 . “ Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte…” Rm 5,12-19 . “…Non di solo pane vivrà l’ uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio…Sta scritto anche, non metterai alla prova il Signore Dio tuo…Il Signore, tuo Dio, adorerai: a lui solo renderai culto…” Mt 4,1-11.

Notiamo che i vangeli non temono di presentarci un Gesù tentato dal demonio, dall’avversario. In particolare, Matteo cerca di darci una descrizione di eventi, vissuti da Gesù, interiormente, nel profondo della sua coscienza. Appare chiaro che le tentazioni sono sintetizzabili in tre momenti o “assalti” di satana. Oggi, come afferma Enzo Bianchi, sappiamo “leggere” le tre prove, come resistenza alle tre “libidini”, che caratterizzano l’ uomo: “libidine di amare”, “libidine di dominare”, “libidine di possedere”. Tentazioni, a cui è soggetta l’ umanità intera. Quando noi entriamo in relazione con la realtà del mondo, sentiamo forza, bisogni e brame, che si scatenano in noi e che, se non vengono dominate, ci impediscono di riconoscere la presenza degli altri e di Dio.

Anche Gesù, in quanto uomo, non è stato esente dalle tentazioni; ma le ha vinte con la volontà e con la forza della parola di Dio. Non è affatto un caso che la prima tentazione riguardi il cibo. Proprio su questo terreno l’ uomo e la donna sono stati tentati e sono caduti (Gen 3,1-7). Trasformare “magicamente” le pietre in pane, per sfuggire alla fame, è un sogno di onnipotenza (in cui l’ uomo è tentato di non riconoscere più gli altri, di non pensare alla condivisione, alla solidarietà e alla comunione).

E’ molto interessante individuare la rilettura di questa tentazione da parte di F.Dostoesvskij, ne “La Leggenda del grande inquisitore”: “Vedi queste pietre…? Mutale in pane e l’ umanità ti seguirà come un gregge docile e riconoscente”.

No, Gesù nel farsi uomo, si è spogliato delle sue prerogative. Perciò, non compie il miracolo, ma risponde così: “Sta scrito: non di solo pane vivrà l’ uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Dt 8,3). In questo modo, egli afferma che la fame di pane è indiscutibile, ma la fame della parola di Dio è ancora più vitale.

La seconda tentazione (“ll tentatore lo pose sul punto più alto del tempio di Gerusalemme…). Se egli si butta dall’alto del tempio e viene sorretto, miracolosamente, dagli angeli, certamente, come afferma il tentatore, la sua identità di Messia si imporrà a tutti. Notiamo che qui affiora la suggestione di essere un Messia secondo le aspettative umane. Ma Gesù ha scelto di essere, al contrario, un Salvatore debole, povero, umiliato, rigettato, un Messua servo e non padrone.

La terza tentazione. Se Gesù è Figlio di Dio, allora non conoscerà la morte, non sarà nemmeno sfiorato da essa. La promessa di protezione, annunciata da Dio al credente nel salmo, dovrebbe realizzarsi come epifania di potenza del Messia, ma Gesù non può accogliere questa suggestione, che sfigurerebbe l’ immagine di Dio, e allora, “getta in faccia” al demonio le parole: “Non tenterai il Signore Dio tuo” (Dt 6,16).

Infine la terza tentazione. Gesù è condotto su un alto monte, dal quale contempla la terra, la sua ricchezza, i regni dei governanti di questo mondo e la loro gloria. Sì, Gesù è un Re, il Re dei Giudei, è il Messia, dunque anche a lui spettano ricchezza e gloria. Li può possedere, ma ad una sola condizione, di adorare, cioè, il demonio, il principe di questo mondo.

Gesù deve scegliere: o diventare un servo di satana o restare un servo di Dio. Da una parte, onore, potere, gloria e ricchezze; dall’ altra, povertà, servizio e umiltà.

In questo rifiuto di Gesù è contenuta tutta l’assunzione della povertà come logica di abbassamento e di umiltà: “Colui che era ricco si è fatto povero per noi” (2 Cor 8,9). Ecco perché la parola di Dio, invocata da Gesù, è la seguente: “Adorerai il Signore Dio tuo, e a lui solo renderai servizio” (Dt 6,13).

Proprio come si legge nella vita di Antonio, il padre dei monaci. Sfinito dalla lotta vittoriosa contro le tentazioni, egli vide il Signore in un raggio di luce e gli chiese: “Dov’ eri ? Perchè non sei apparso fin dall’ inizio, per porre fine alle mie sofferenze ? “. E si sente rispondere: “Antonio, ero qui a lottare con te”.

                                                                               Mons. Antonino Scarcione

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