“…Ecco il vostro Dio…Si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi…” Is 35,4-7a .
Lo pregarono di imporgli la mano. Ma Gesù fa ben di più. Infatti, appartiene alla pedagogia dell’ attenzione, perché alle parole fa seguire i gesti. Il Signore lo prende e lo porta con sé, in disparte, e, così, gli esprime un’ attenzione particolare. Non è più un emarginato, adesso è il preferito. Gesù, successivamente, pose le dita negli orecchi del sordo: il tocco delle dita e delle mani che parlano senza parole. Notiamo che Gesù entra in un rapporto corporeo, come quello di un medico ricco di umanità. Poi, tocca la sua lingua con la saliva. Come se dicesse: Ti dò qualcosa di vitale, che sta nella bocca insieme al respiro e alla parola. Questo, certamente, appare come un vangelo di contatti, di odori e di sapori. Guardando, quindi, verso il cielo, gli disse: “Effatà”, cioè, Apriti ! In aramaico, nella lingua del cuore. Apriti agli altri e a Dio. Gesù parte dalle orecchie, perché sa parlare solo chi sa ascoltare. Gli altri alzano barriere comunicative, quando parlano. Gesù non guarisce i malati, perché diventino credenti, ma per creare uomini liberi, perché, come afferma Sant’ Ireneo, “La gloria di Dio è l’ uomo vivente”, l’ uomo ritornato nella pienezza della vita.


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