"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 19 settembre 2020

La Domenica con Gesù, XXV del Tempo Ordinario / A

 ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…L’ empio abbandoni la sua via e l’ uomo iniquo i suoi pensieri…Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie…” Is 55,6-9 . 
“…Per me infatti vivere è Cristo…” Fi 1,20c-24.27a. 
“…Chiama i lavoratori e dai loro la paga, cominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque di pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro…Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi”.

Il testo evangelico di questa domenica è costituito da una parabola, che “urta” la nostra sensibilità e, per certi aspetti, si presenta come “irricevibile”. La reazione immediata del lettore è: Non è giusto che i lavoratori, che hanno faticato per un’ intera giornata, ricevano la stessa paga di chi ha lavorato soltanto per un’ ora. Tentiamo, dunque, di comprendere il significato del testo.

La parabola, nella storia, è stata interpretata in diversi modi. Ad esempio, è stata letta come un’ allegoria delle varie età della vita umana. Cioè, anche una conversione, in età avanzata, non pregiudica la salvezza. Oppure, è stata interpretata come allegoria della storia che va da Adamo a Noè, da Abramo a Mosè, fino a Gesù Cristo.

Gli studi moderni vi scorgono una parabola, che giustifica il comportamento di Gesù di fronte ai suoi oppositori, che lo rimproverano di “preferire” peccatori e pubblicani, cioè, gli ultimi, destinati a divenire primi nel Regno di Dio.

Anche da un punto di vista strutturale, notiamo che la parabola è divisa in due parti. Una, che inizia all’alba, la seconda, che inizia la sera. Nella prima parte, il padrone di casa esce a prendere a giornata dei lavoratori. Con i primi si accorda per un denaro al giorno. Ad altri dice che darà loro ciò che è giusto.

Anche alla fine del pomeriggio, quando appare insensato ingaggiare altri operai, egli dà un lavoro a chi non ne ha. La seconda parte della parabola, invece, riguarda il momento del pagamento. Notiamo che, inaspettatamente, il pagamento inizia dagli ultimi. La scelta sembra alludere alla preferenza per gli ultimi, tipica dello stile di Dio nella Bibbia. Non lo sappiamo. Notiamo, comunque, che con certezza i primi vedono il pagamento accordato agli ultimi. Verificare che agli ultimi è data la paga promessa ai primi suscita un’ aspettativa nei primi: dicono tra sé e sé, noi sicuramente avremo un salario maggiore. A cui segue la delusione, perché percepiscono la stessa paga degli ultimi. E mormorano.

A questo punto, possiamo osservare che, giuridicamente, il padrone della vigna è irreprensibile, perché ha rispettato il contratto e perché, comunque, ha titolo per dare agli ultimi una misura analoga a quella dei primi.

Ma forse il problema è un altro: “Sei tu invidioso, perché io sono buono ? “. Qui emerge lo specifico di questa parabola: la gratuità, la liberalità, la generosità del padrone, tutti elementi che caratterizzano Dio. Il punto più alto del messaggio è certamente nella rivelazione: “io sono buono”.

Il testo ci interpella su ciò che è al centro del nostro rapporto con Dio. Infatti, se riusciamo ad avere un dialogo autentico col Signore, anche il peso della giornata lavorativa è un “giogo soave e leggero”.

                                          Mons. Antonino Scarcione

Nessun commento: