"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 27 settembre 2020

La Domenica con Gesù, XXVI del Tempo Ordinario / A

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Se il giusto…commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità…e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere sé stesso…”Ez 18,25-28 . 
“…Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno…consideri gli altri superiori a sé stesso…Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli…svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini…” Fil2,1-11 . 
“…Un uomo aveva due figli…al primo…disse:…Va’ a lavorare nella vigna. Egli rispose: non ne ho voglia…Poi si pentì e vi andò…Al secondo…disse lo stesso. Ed egli rispose: Sì…ma non andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre ? Risposero: il primo…” Mt 2,28-32.


Nei due figli, che dicono e si contradicono, come afferma Ermes Ronchi, nel suo commento alla parabola, viene raffigurato il nostro cuore scisso. Anche San Paolo, giustamente, dice: non mi capisco più: faccio il male che non vorrei, e il bene che vorrei non riesco a farlo( Cfr. Rm 7,15-19). Persino Goethe riconosce: ho in me, ah, due anime”. Tutto ciò premesso, notiamo che la parabola suggerisce la strada per la vita buona: “un cammino vero un cuore unificato”. Il salmo 86,11 dice: Signore, tieni unito il mio cuore, indicato dalla Sapienza 1,1, come il primo passo sulla via della saggezza.

Dono da chiedere al Signore: Signore: unifica il mio cuore; che io non abbia due cuori, in lotta tra loro. Se tu agisci così, come assicura Ezechiele nella I Lettura, fai vivere te stesso, sei tu il primo che ne riceve vantaggio; e il libro dei Proverbi (4,23) dice: “Con ogni cura vigila il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita “.

Il primo figlio si pentì e andò a lavorare. Di che cosa si pente ? Matteo dice: si convertì. Infatti, ora, vede in modo diverso la vigna, il padre e l’ obbedienza. Adeso non è più la vigna di suo padre, è la nostra vigna. Il padre non è più il padrone, a cui sottomettersi o al quale sfuggire, ma il Coltivatore, che lo chiama a collaborare per una vendemmia abbondante, per un vino di festa per tutta la casa. Adesso, possiamo dire “il suo cuore è unificato”.

Al centro, rimane la domanda del Signore: Chi dei due figli ha compiuto la volontà del padre ? In che cosa consiste la sua volontà ? Nell’ avere figli rispettosi e obbedienti ? Certamente, no. Il suo sogno di padre è quello di avere una casa abitata non da servi ossequiosi, ma da figli liberi ed adulti, alleati con lui per la maturazione del mondo, per la fecondità della terra”.

La morale evangelica non è quella dell’ obbedienza, ma è quella della fecondità, dei frutti buoni; volontà del padre è che voi portiate molto frutto e il vostro frutto rimanga. In conclusione: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti, nella salvezza. Sono parole dure rivolte anche a noi, che a parole diciamo “sì”, ci vantiamo di essere credenti, ma siamo, in realtà, “cristiani solo di facciata”. Sono parole, contemporaneamente, anche consolanti, perché in Dio non c’ è condanna, ma la promessa di una vita buona, per gli uni e per gli altri. Dio, infatti, ha fiducia, sempre, in ogni uomo, nelle prostitute e anche in noi, nonostante i nostri errori. Dio crede in noi, sempre.

Quindi, posso anch’ io, cominciare la mia conversione verso Dio, che è amore e libertà.

                                                                  Mons. Antonino Scarcione

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