"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 24 luglio 2022

LA DOMENICA CON GESU', XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / C

 ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Disse il Signore: il grido di Sodoma e Gomorra è troppo grande…Voglio…vedere se…hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido sino a me…Se troverò cinquanta giusti…perdonerò a tutto quel luogo…Abramo disse:…Forse là se ne troveranno dieci…Rispose: non la distruggerò per riguardo a quei dieci” Gen 18,20-32 .
“ Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti…” Col 2,12-14 . 
“…Quando pregate, dite: Padre, venga il tuo regno, dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano…Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete…Quale padre…se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe…? “ Lc 11,1-13.

“LA PEGHIERA NON E’ UNA COMUNICAZIONE, A SENSO UNICO, TRA L’ORANE E DIO. E’, BENSI’, UN DIALOGO CHE APRE ALLA COMUNIONE TRA CIELO E TERRA: L’ UOMO SPERIMENTA DI NON DOVERSI ELEVARE AL CIELO, PERCHE’ E’ IL SINORE STESSO AD ABBASSARSI E TENDERE L’ ORECCHIO AL SUO GRIDO” .

I cristiani, da sempre, hanno tentato di definire il contenuto fondamentale della loro fede. Nel vangelo odierno, Gesù stesso ce lo consegna in una preghiera. Gli apostoli gli hanno detto: Maestro, insegnaci a pregare. Non per domandare qualcosa, ma per essere trasformati. Infatti, pregare è riattaccarci a Dio, come si attacca la bocca alla sorgente. E’ aprire canali di collegamento con lui. Chiamare Dio col nome di Padre. Un Papà innamorato dei suoi figli. E, con lui, custodire le cose essenziali, per vivere bene. Custodirle, dimenticando le parole “io e mio”, perché sono fuori dalla grammatica di Dio, fuori dal “Padre Nostro”, dove non figura mai “io”, mai “mio”. Ma sempre Tu, tuo e nostro: il tuo Nome, il nostro pane, Tu dona, Tu perdona…

Come afferma il teologo, E. Ronchi, che noi seguiamo, nella sua breve riflessione, la prima cosa da custodire è il suo nome. Il nome contiene, nell’ ebraico, la lingua della Bibbia, tutta la persona. E’ come chiedere a Dio che egli ci doni Dio. E il nome di Dio è amore: l’ amore sia santificato sulla terra, da parte di tutti.

“Venga il tuo Regno”. Nasca la terra nuova, come tu la sogni. Una nuova “architettura dell’ umanità” e dei rapporti umani. Dacci il nostro pane quotidiano. Proprio così. Perché il “Padre Nostro” vieta di chiedere il pane solo per me. Dona a noi tutti ciò che ci fa vivere: il pane e l’ amore. E perdona i nostri peccati. E noi, che conosciamo come il perdono potenzia la vita, lo daremo ai nostri fratelli e a noi stessi.

“Non abbandonarci alla tentazione”. Non ti chiediamo di essere esonerati dalla prova, ma di non essere lasciati soli a lottare contro il male. E da ogni ferita o caduta rialzaci tu, Signore, buon Samaritano.

Certamente, il “Padre Nostro” non va solo recitato, va detto quasi sillaba per sillaba ogni giorno: nelle “carezze della gioia”, nel “graffio delle spine”, nella fame dei fratelli.

Bisogna avere molta fame di vita, per pregare bene. Consapevoli che nella preghiera non otteniamo delle cose, ma otteniamo Dio stesso. 

                                    Mons. Antonio Scarcione


Nessun commento: