"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 20 agosto 2022

LA DOMENICA CON GESU', XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / C

  ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue…Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti…Su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari…” Is 66,18b-21 . 
“…Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’ animo quando sei ripreso da lui, perché il Signore corregge colui che egli ama…Ogni correzione non sembra causa di gioia,…Dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia…”Eb 12,5-7.11-13 . 
“…Signore, sono pochi quelli che si salvano ?...Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti…cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno…Voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore aprici…Vi risponderà: Non so di dove siete…Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio…” Lc 13,22-30.

“LA PROPOSTA CHE CI VIENE DAL VANGELO ODIERNO E’ DEL TUTTO DIVERSA ED E’AFFIDATA AL VERBO “VIGILARE”. A SPIEGARCELO, IN UNA LETTERA DI DIVERSI ANNI FA, E’ IL CARD. CARLO MARIA MARTINI. VIGILARE SIGNIFICA VEGLIARE, STARE DESTI, ALL’ ERTA. L’ IMMAGINE E’ QUELLA DI CHI NON SI LASCIA SORPRENDERE DAL SONNO, QUANDO IL PERICOLO INCOMBE O UN FATTO STRAORDINARIO STA PER ACCADERE. VIGILARE SIGNIFICA BADARE CON AMORE A QUALCUNO, CUSTODIRE QUALCHE COSA MOLTO PREZIOSA. VEGLIARE IMPEGNA A FARE ATTENZIONE, A DIVENTARE PERSPICACI, AD ESSERE SVEGLI NEL CAPIRE CIO’ CHE ACCADE, ACUTI NELL’ INTUIRE LA DIREZIONE DEGLI EVENTI, PREPARATI A FRONTEGGIARE L’ EMERGENZA. VEGLIARE E’ COGLIERE LA PROFONDITA’ DEL TEMPO VISSUTO, ILSENSO DEI GESTI E DELLE PAROLE, DEL CORPO E DELL’ ANIMA. RICHIEDE LA CONTINUITA’ E LA PERSEVERANZA, CIOE’, LA FEDELTA’ “.

“Signore, sono pochi quelli che si salvano ?”. “Salvarsi”: è una parola che comprendono veramente, soltanto, coloro che stanno affogando o che si sono perduti. Con questa “parabola”, Gesù aggiunge un nuovo capitolo al suo racconto della salvezza: una porta, una casa dove c’ è festa e tanta gente che fa ressa per entrare.

Una casa, prima di tutto: una casa grande quanto il mondo. “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio”. La salvezza, quindi, è una casa, dove sono “approdate” le navi del sud e le carovane d’ oriente. Quella casa, come afferma Ermes Ronchi, che ci fa da guida nel commento, sembra quasi il centro di gravità della storia. Gesù ci racconta la salvezza come una casa piena di festa, casa caratterizzata da una tavola, da una liturgia di volti e di occhi lucenti attorno al profumo del pane ed alle coppe di vino. E le parole stupende: “Entra, siediti, è in tavola la vita”. Infatti, per stare bene, tutti noi abbiamo bisogno di poche cose. Come afferma G. Verdi: un po’ di pane, un po’ d’ affetto, un luogo dove sentirsi a casa. Non raminghi o esuli, non naufraghi o fuggiaschi, ma con il caldo di un fuoco, difesi da una porta che spinge un po’ più in là la notte.

“Quando il padrone di casa chiuderà la porta, voi rimasti fuori, comincerete a bussare dicendo: Signore, aprici. Abbiamo mangiato e bevuto con te, hai insegnato nelle nostre piazze.”. Ma egli dichiarerà: “Non vi conosco”.

Se trasportiamo quelle immagini sul piano della vita spirituale o comunitaria, quelle parole diventano: “Signore, siamo noi, siamo sempre venuti in chiesa, abbiamo ascoltato tanto vangelo e tante prediche, ci siamo confessati e comunicati, aprici !”. Perché non si apre quella porta, perché quelle durissime parole: “Non vi conosco ? “ Sono uomini e donne devoti e praticanti. Ma hanno sbagliato qualcosa, che rovina tutto: portano un elenco di azioni compiute per il Signore, ma nessuna per i fratelli. Sono atti religiosi, ma che non hanno trasformato la loro vita sulla misura di quella di Cristo.

Non basta mangiare Gesù, il pane vero. Occorre farsi pane, per essere riconosciuti come discepoli, come quelli che prolungano la vita di Gesù. “Non vi conosco, voi celebrate belle liturgie, ma non celebrate la liturgia della vita. La misura è nella vita: non si può “amare Dio impunemente”(D.M. Turoldo), senza cioè pagarne il prezzo in moneta di vita donata, impegnata per il bene degli altri, almeno con un bicchiere d’ acqua fresca donato.

“Non è da come uno mi parla delle cose del cielo che io capisco se ha soggiornato in Dio, ma da come parla e fa uso delle cose della terra” (S. Weil ).

                                 Mons. Antonino Scarcione

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