"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 31 dicembre 2023

LA DOMENICA CON GESU', SANTA FAMGLIA DI GESU', MARIA E GIUSEPPE / B

…… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Non temere, Abram, io sono il tuo scudo…Non sarà costui l’ erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede…Guarda il cielo e conta le stelle…Tale sarà la tua discendenza. Egli credette al Signore…Gen 15,1-6.21,1-13 .
 “Fratelli, per fede, Abramo…obbedì… partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità…Per fede, anche Sara…ricevette la possibilità di diventare madre…Per fede, Abramo…offrì Isacco…Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti…” Eb 11,8.11-12.17-19 . 
“…Quando ebbero adempiuto ogni cosa…fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui” Lc 2,22-40.

“LA FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA RISPLENDE NELLA SCENA DELLA PRESENTAZIONE DI GESU’ AL TEMPIO. IL FATTO E’ DETERMINATO DALLA “LEGGE” DEL SIGNORE. L’ ATTO DELLA FAMIGLIA DI NAZARET E’ BEN CONTESTUALIZZATO NELLA TRADIZIONE GIUDAICA E L’ EVANGELISTA RILEVA CHE I GENITORI DI GESU’ OSSERVANO TUTTE LE PRESCRIZIONI”.

La breve riflessione sulla Festa della Santa Famiglia fa tesoro del commento del “Servizio della Parola”.

-“Portarono il bambino Gesù a Gerusalemme”. Luca ci fa assistere a un rito suggerito dalla tradizione: “La consacrazione dei primogeniti” e l’ offerta di una coppia di colombi o tortore. Il biblista ci avverte che si tratta di una prescrizione a cui Giuseppe e Maria si sentono legati.

“Qual era il senso di questo gesto ? “. Certamente, in dissonanza col diritto romano(che considerava il figlio come proprietà dei genitori), la tradizione ebraica lo riteneva un dono di Dio. Ovviamente, nessuno più di Gesù, è un dono. Ma lo sono anche tutti i figli. Non è solamente un suggerimento pedagogico, ma un atteggiamento che nasce dalla fede. Riconoscere la vita come un dono induce a rispettare l’ originalità, la dignità e i diritti. Ma anche i limiti !

“Un riconoscimento inatteso”. E’ quello del santo vecchio Simeone. Le sue parole suscitano lo stupore di Maria e Giuseppe. Qual è, peri genitori cristiani, la realtà più importante per i loro figli ? La posizione che raggiungeranno, il successo, l’ eccezionalità professionale o sociale ? O non piuttosto il fatto di avere inteso la voce del Signore, di aver assecondato la sua chiamata, di avere vissuto la loro vocazione ?

“Un incontro che lascia il segno”. Quanto è accaduto a Gerusalemme, nel Tempio, lascerà sicuramente un segno in Maria e Giuseppe. Così come la scuola, la parrocchia, lo sport, gli amici, i conoscenti, offrono opportunità d’ incontro, che aprono ad uno scambio fecondo e favoriscono la crescita dei figli e degli stessi genitori.

“Rispettare i tempi”. Maria e Giuseppe fanno ritorno a Nazaret, alla loro casa, con i suoi ritmi ben precisi. Ritornano alla vita usuale, perché è lì che il bambino potrà diventare uomo. La vita dei genitori e dei figli si snoda dentro un contesto che prepara alla vita.

Senza scambi di ruoli: perché i figli hanno bisogno dell’ autorevolezza dei genitori e non solo della connivenza degli amici.

Senza abdicazioni alla propria responsabilità di adulti, che stanno anche “davanti” a loro, per tracciare la strada e indicare la rotta sicura. Senza rinunciare a dire una parola con la quale i figli sono chiamati a confrontarsi, anche se essa risultasse scomoda.

“Il bambino cresceva e si fortificava”. L’ avventura della crescita è esaltante, ma non priva di spine. Vedere crescere i propri figli riempie di gioia e di orgoglio i genitori. Riconoscere che la loro esistenza acquisisce solidità e forza d’ animo, li colma di consolazione e di speranza.

Anche Maria e Giuseppe devono aver sperimentato la stessa emozione.

                                      Mons. Antonio Scarcione

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