"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Buon giorno, sono le ore 10:10.33 di Mercoledi, 2 Aprile 2025

Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 29 marzo 2025

ORA LEGALE 2025. Gli orologi dovranno essere spostati avanti di un'ora.

Alle due del mattino di domenica 30 marzo entra in vigore l'ora legale, che durerà fino al 30 ottobre prossimo. 

Gli orologi dovranno essere spostati avanti di un'ora. Il cambio comporterà un beneficio in termini economici e ambientali. 


LA DOMENICA CON GESU', IV DI QUARESIMA / C

  …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Gli Israeliti rimasero accanto a Galgala e celebrarono la Pasqua…nelle steppe di Gerico…Come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò…” Giosuè 5,9.10-12 . 
“…Gustate e vedete come è buono il Signore” Sal 33 . “Fratelli, se uno è in Cristo è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove…” 2 Cor 5,17-21 . 
“…Disse loro questa parabola: Un uomo aveva due figli. Il più giovane…disse al padre:…Dammi la parte di patrimonio che mi spetta…Pochi giorni dopo, il figlio più giovane,…partì per un paese lontano e lì sperperò il suo patrimonio…Andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti…che lo mandò…a pascolare i porci…Allora ritornò in sé e disse: quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io muoio di fame…Andrò da mio padre…Suo padre lo vide…gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò…Il padre disse:… Portate qui le vesti più belle…mangiamo e facciamo festa…Il figlio maggiore…quando fu vicino a casa, udì le musiche…e non voleva entrare…” Lc 15,1-3.11-32.

“TUTTE LE LETTURE SONO CARATTERIZZATE DAL TEMA DELLA GIOIA. E’ LA GIOIA D’ ISRAELE CHE SI LASCIA ALLE SPALLE LA SCHIAVITU’ DELL’ EGITTO E LA TRAVERSATA DEL DESERTO E INIZIA UN NUOVO MODO DI VIVERE NELLA TERRA PROMESSA. LA GIOIA DEL PADRE CHE HA RITROVATO IL FIGLIO CHE ERA MORTO E LO RISTABILISCE NELLA DIGNITA’ PERDUTA. E’ LA GIOIA DI CHI SI LASCIA RICONCILIARE CON DIO E ACCOGLIE UN PERDONO CHE NON SI E’ MERITATO. PROTAGONISTA, IN FONDO, E’ SEMPRE DIO. DIO CHE MANTIENE LE PROMESSE. DIO CHE SORPRENDE CON LA SUA MISERICORDIA. DIO CHE NON SI LASCIA VINCERE DAL PECCATO DELL’ UOMO, MA GRAZIE A CRISTO, GUARISCE E REALIZZA LA RICONCILIAZIONE”.

-“Questo padre sotto i riflettori”. Infatti, come afferma Roberto Laurita (Cfr. Servizio della Parola, n. 565 pag.114 e ss.), “è il padre che col suo silenzio…permette al figlio di andare lontano per fare esperienza della libertà”. Alla richiesta del figlio avrebbe potuto reagire con un rifiuto. Invece, egli accoglie la domanda del figlio. E’ ancora il padre che prende l’ iniziativa, quando il figlio si avvicina a casa e modifica il programma che il giovane aveva immaginato. Lo vede quando è ancora lontano, lo ristabilisce nella sua posizione, gli restituisce i suoi privilegi, rendendoli visibili (vestito, anello, sandali). E alla sua fame (motivo del suo ritorno) risponde con un banchetto e una festa.

E’ ancora il padre che deve sostenere il dialogo con l’ altro figlio. La sequenza rimane incompleta, perché non sappiamo che cosa accadrà dopo. Gli ascoltatori di Gesù sono sollecitati a tracciare la conclusione.

-“Chi è il padre ?“ Colui che tollera la partenza del figlio ? Colui che accetta la ribellione del maggiore ?

Gli ascoltatori di ieri e di oggi intravvedono “il comportamento di Dio”. Gli uomini tendono a presentare Dio come un giustiziere, pronto a cogliere l’ uomo in fallo. Gesù giustifica invece il suo comportamento proprio richiamando quello di Dio. Se va con i peccatori e partecipa ai loro banchetti , è perché Dio fa così. La figura del padre, quindi, calza a pennello. Il suo perdono è totale e corrisponde ad una nuova creazione, che fa ripartire.

-“Senza il maggiore ci sarebbe solo un lieto fine”. La protesta del maggiore appare ragionevole, ma è il padre che non lo è. C’ è qualcosa di “strano” in quest’ uomo, che vede arrivare il figlio, si getta al suo collo, lo bacia e gli organizza una festa. Come si può riabilitare, senza un breve processo, un figlio indegno al quale non si è lasciato formulare nemmeno una richiesta di scusa ?

“Ma cosa si guadagna a rimanere fedeli ? Non è forse questo l’ interrogativo che sentiamo nelle nostre famiglie, nei gruppi, e nelle comunità ? La misericordia del Padre non ci appare come una solenne ingiustizia ? Ecco perché dobbiamo ascoltare la risposta del padre della parabola. Questo padre deve rivelare ciò che egli considera la realtà più importante: la comunione di amore. L’ amore è anche follia: il maggiore ha calcolato ogni sua prestazione. L’ amore si rallegra per qualcuno che “era morto ed è tornato in vita”.

                                                               Mons. Antonio Scarcione

domenica 23 marzo 2025

LA DOMENICA CON GESU', III DI QUARESIMA / C

  …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Mentre Mosè stava pascolando il gregge…l’ angelo…gli apparve in una fiamma di fuoco dal…roveto…Il roveto ardeva…ma non si consumava. Mosè pensò:…Perché il roveto non brucia ? Il Signore…gridò…dal roveto: Mosè, Mosè !...Togliti i sandali…perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo !...Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto,…Dio disse a Mosè: Io sono colui che sono…Dirai agli Israeliti: Io- sono mi ha mandato a voi…” Gen 3,1-8a.13-15 . 
“…I nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il Mare…furono battezzati…mangiarono lo stesso cibo spirituale,…bevvero la stessa bevanda spirituale…quella roccia era Cristo…” 1 Cor 10,1-6.10-12 . 
 “…Si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici…Gesù disse…: Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte ? No…ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Siloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme ? No…ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo…” Lc 13,1-9.

“IL BIBLISTA HA IDENTIFICATO IL FILO ROSSO CHE LEGA LE TRE LETTURE ODIERNE: IL SIGNORE ATTENDE LA CONVERSIONE DELL’ UOMO ED E’ PAZIENTE ! : CON MOSE’ ( E I SUOI DUBBI DI FRONTE ALLA MISSIONE CHE DIO GLI AFFIDA); CON LE FOLLE (CHE RIMANDANO LA LORO CONVERSIONE) ; CON I CRISTIANI DI CORINTO ( CHE NON SI DECIDONO A SGANCIARSI DALLO STILE E DAL MODO DI VIVERE DEI PAGANI E QUINDI NON CAMBIANO VITA ). IL SIGNORE ASPETTA IL CAMBIAMENTO-CONVERSIONE DI CIASCUNO E DI TUTTI”.

Gesù propone ancora una parabola: “Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: …Sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’ albero, ma non ne trovo. Taglialo, dunque !“. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’ anno, finchè gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti…Se no, lo taglierai “.

“Lo abbiamo già incontrato”- afferma L. Verdi nella sua riflessione, che noi seguiamo - “chino a zappare, lo abbiamo già incrociato, questo Dio contadino infaticabile, che ricomincia sempre d’ accapo e non si lascia abbattere dalle delusioni e dai tradimenti”. Dio è così. Come se dicesse: “Voglio lavorare ancora un anno attorno a quel fico e forse porterà frutto”.

E’ un Dio che si accontenta e si aggrappa ad un fragile “forse”, perché si fida dell’ uomo. Forse ti troverò, forse mi salverò, forse guarirò. Egli resta come sospeso e attende. Porta nel cuore un dubbio e custodisce la bellezza del nostro rientro. Sa che tutto può ancora accadere. Anche quel fico sterile può dare frutti. Anche per noi è bello sentirci sempre, in qualsiasi momento e a qualsiasi età, dei semi. Un concentrato di forza ed energia. Quel Dio contadino e visionario che dedica il suo tempo attorno alla mia terra arida. Forse cambieremo, forse riusciremo a diventare migliori, forse questi nostri difetti svaniranno, ma dobbiamo imparare ad essere pazienti.

Una pazienza che nasconde in cuore un sogno, accarezza e sospinge, accompagna e guida: la pazienza di Dio, che accetta il nostro povero amore, gli altalenanti buoni propositi.

Così, con questo “forse” nel cuore, ci avviamo verso la Pasqua, nel nostro cammino di resurrezione e di vita.

                                                 Mons. Antonio Scarcione

sabato 15 marzo 2025

LA DOMENICA CON GESU', II DI QUARESIMA / C

   …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Guarda il cielo e conta le stelle, se riesci a contarle…tale sarà la tua discendenza. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia…” Gen 155-12.17-18 . 
“…Molti si comportano da nemici della croce…” Fil 3,17-41 . 
“…Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’ aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco…Mosè ed Elia…Pietro disse a Gesù: Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia…Venne una nube…e dalla nube uscì una voce…: Questi è il Figlio mio, l’ eletto: ascoltatelo…” Lc 9,28b-36.

“LA TRASFIFURAZIONE AVVIENE PROPRIO MENTRE GESU’ E’ IN PREGHIERA. LA COINCIDENZA NON E’ CASUALE. A TRASFORMARE IL SUO VOLTO E TUTTA LA SUA PERSONA E’ LA RELAZIONE CON DIO, IL PADRE SUO”.

Questa pagina del vangelo è un anticipo della Pasqua, un assaggio della resurrezione, come afferma L. Verdi, che noi seguiamo nella suo commento. Appena entrati nel tempo della Quaresima, la Trasfigurazione ci fa intravedere dove stiamo andando, la nostra meta. E cosa importa se tutto ancora deve accadere, come e quando accadrà ? Ora lo sappiamo, cosa ci attende. Accade anche a noi, quando l’ amore scorre nelle vene, di trasfigurarci. Lo leggiamo negli occhi di luce degli innamorati. Lo avvertiamo nel brivido della loro pelle, lo scopriamo da uno sguardo che luccica.

L’ amore non si vede, ma se ne vedono i giochi di luce, gli effetti speciali, come una veste improvvisamente sfolgorante. I volti, le vesti, a contatto con la carne dell’ infinito diventano luce e bellezza. Ma non possiamo pretendere che tutto succeda nelle frenesie della nostra vita, quando siamo distratti o concentrati solo sui problemi e le difficoltà, che possiamo avere. Anche noi, come Gesù, dobbiamo “salire sul monte” e cercare e pregare l’ infinito.

E magari ci sarà un attimo, in cui saremo raggiunti e sommersi da questo infinito e ci sembrerà di sognare in questo bagno di luce, così bello, da chiedere che non finisca mai. Capita anche a noi, quando qualcosa o qualcuno ci raggiunge nel profondo delle nostre fibre, di desiderare di prolungare quel momento all’ infinito.

Non si vorrebbe più uscire da quel mondo caldo e felice. Invece, anche per noi, come per i tre apostoli, arrivano le incertezze, che ci fanno dubitare: cosa succede ? Si stava così bene. Ora c’ è solo nebbia. Ora abbiamo paura. Non vediamo più niente. Ma una voce ci rassicura: Questi è il Figlio mio, l’ Amato, ascoltatelo. Gesù, l’Amore, con l’ iniziale maiuscola, non finisce mai, dobbiamo raggiungerlo, a qualsiasi costo.

                                          Mons. Antonio Scarcione

martedì 11 marzo 2025

Aspettando la XIX (19^) Tavola di San Giuseppe del nobile Quartiere Monte Mira

 

A una settimana dall’evento “Tavola di San Giuseppe”, entra nel vivo la preparazione della XIX (19^) edizione che anche quest'anno sarà realizzata presso la sede del Quartiere di via Floresta.

Seppure partiti in ritardo per via della concomitanza del Carnevale, l'entusiasmo da parte dei soci del direttivo non manca, tutti in fermento per coinvolgere panificatori, attività artigianali, commercianti e tanta altra bella gente per continuare a portare avanti una tradizione ripresa in città nel lontano 2001.

Infatti, il classico pane nelle diverse forme sarà in parte donato dai panificatori piazzesi che puntualmente aderiscono all’iniziativa e in parte acquistato dal Comitato di quartiere.

Il programma di massima delle due giornata così come negli anni trascorsi prevede per giorno 18 l'allestimento e la veglia di preghiera con inizio alle ore 20:15 circa. Il giorno 19 marzo, che quest'anno cade di Mercoledì, la visita per tutta la giornata da parte dei quartieranti, concittadini e visitatori in genere; a mezzogiorno la benedizione della Tavola, nel primo pomeriggio il "Pranzo dei Santi", (San Giuseppe, Gesù Bambino e la Madonna), impersonati da alcuni quartieranti, infine la distribuzione di tutti gli alimenti, ad iniziare dal pane in senso della condivisione verso tutti i presenti.

Per questo grande evento che vede la partecipazione di tanta bella gente, un affettuoso e caloroso ringraziamento va a tutti gli sponsor, i Panificatori, le Pizzerie, le Pasticcerie, i Ristoratori, i Commercianti, le Famiglie, le Suore della Sacra Famiglia, i Soci del quartiere e comunque a Tutti coloro che grazie al loro sincero e fattivo contributo ci permetteranno anche quest'anno di realizzare la XIX Tavola di San Giuseppe.

                                                Laura Saffila

sabato 8 marzo 2025

LA DOMENICA CON GESU', I DI QUARESIMA / C

   …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Mosè…disse:…E tu pronuncerai queste prole davanti al Signore…: Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto…Gli Egiziani…ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù…Il Signore ascoltò la nostra voce…ci fece uscire dall’ Egitto…e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele…”Dt 26,4-10 . 
“Fratelli, che cosa dice Mosè ? Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore…Se con la tua bocca proclamerai: Gesù è il Signore e…crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo…Rm 10,8-13 . 
“…Gesù… si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni, tentato dal diavolo…Gli disse: Se tu se Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane. Gesù gli rispose: Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’ uomo. Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò…tutti i regni della terra e gli disse: Ti darò tutto questo potere….Se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo. Gesù gli rispose: Sta scritto: Il Signore Dio tuo adorerai: a lui solo renderai culto. Lo condusse a Gerusalemme…sul punto più alto del tempio e gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini…affinchè essi ti custodiscano…Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra. Gesù gli rispose: E’ stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo…” Lc 4,1-13.

“LO SCENARIO DI QUESTA I DOMENICA DI QUARESIMA E’ IL DESERTO: LUOGO INFIDO, PIENO DI RISCHI E DI PERICOLI, LUOGO DI DISAGIO E DI SOFFERENZA, DI DISORIENTAMENTO, DI FAME E DI SETE, LUOGO IN CUI EMERGE, DUNQUE, TUTTA LA FRAGILITA’ UMANA. PROPRIO PER QUESTE RAGIONI IL DESERTO E’ UN LUOGO DI PROVA E DI LOTTA. ANCHE PER GESU’ CHE STA PER INIZIARE LA SUA MISSIONE, DOPO IL BATTESIMO DI GIOVANNI NEL FIUME GIORDANO”.

A molti, le tentazioni di Gesù, nel deserto, sembrano strane. Come può essere tentato il Figlio di Dio ? Come può trovarsi in una situazione di prova ? Eppure, tre, dei quattro evangelisti, riportano questo particolare, senza scandalizzarsi.

Come dice bene R. Laurita nel suo commento (Cfr. “Servizio della Parola” n.565 pag. 57): “No, il regno di Dio non si realizza con mezzi facili e immediati. C’è una lotta da affrontare. Ogni anno, viene la Quaresima, perché usciamo dal nostro torpore, dalle nostre illusioni e affrontiamo la realtà del male e del peccato. Pronti ad essere nuovi, autentici e veri”.

Il termine Quaresima non è sinonimo di dieta. Indica ben altro. Quando dedichiamo al cibo un’ attenzione spasmodica, noi finiamo con l’ aprire una finestra sulla nostra esistenza. Siamo attraversati da un’ ansia nevrotica, da un bisogno di divorare, di riempirci, di colmare una fame profonda che nessun nutrimento riesce a calmare. Ma nello stesso tempo abbiamo paura di chiamare per nome questo desiderio, che ci afferra, di avvertire nel nostro io profondo il bisogno di qualcos’ altro.

Il digiuno della Quaresima, in realta’, indica un rapporto diverso col cibo, per avvertire necessità fondamentali, che cerchiamo di coprire, per provare fame e sete di Dio.

Quaresima non è sinonimo di tristezza. Di regole da osservare. Essa, anzi, deve evocare una nuova e concreta libertà. Legami e catene che ci tengono prigionieri degli idoli vengono, finalmente, recisi. Cominciamo a rispettare gli altri, evitando di sfruttarli. Tentiamo di esercitare il nostro ruolo senza essere prepotenti. Accettiamo la fatica di ascoltare, di dialogare, di collaborare.

Tutto nasce dalla fiducia, da una relazione diversa con Dio, che troppo a lungo abbiamo dimenticato o ignorato. Senza di lui, senza affidarsi alla sua bontà, alla sua misericordia, ogni guarigione è impossibile. Ma relazione è sinonimo di tempo, di attesa e di ricerca, di attenzione e di cura. La preghiera, l’ ascolto della Parola servono a questo.

                                             Mons. Antonio Scarcione

sabato 1 marzo 2025

LA DOMENICA CON GESU', VIII DEL TEMPO ORDINARIO / C

   …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti; così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti…Non lodare nessuno prima che abbia parlato…” Sir 27,4-7. NV 27,5-8 . 
“…Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’ incorruttibilità e questo corpo mortale d’ immortalità, si compirà la parola della scrittura: Dov’ è, o morte, la tua vittoria ?...” 1 Cor 15,54-58 . 
“…Può forse un cieco guidare un altro cieco ? Non cadranno tutti e due in un fosso ?...Perchè guardi la pagliuzza che è nell’ occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio ?...Ipocrita ! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’ occhio del tuo fratello…” Lc 6,39-45.

“DOPO GLI ENUNCIATI ESORTATIVI (L’ AMORE AI NEMICI E LA MISERICORDIA), LUCA INTRODUCE UNA SERIE DI DETTI METAFORICI. IL PRIMO DETTO ENUNCIA L’ IMPOSSIBILITA’ DI UN CIECO DI “GUIDARE” UN ALTRO CIECO. LA METAFORA CONDUCE ALLA COMUNITA’ CRISTIANA DOVE GLI ANZIANI SONO CHIAMATI A INSEGNARE AI GIOVANI E AI CATECUMENI (METAFORICAMENTE “CIECHI” O “IPOVEDENT”) LA SALVEZZA IN CRISTO”.

Il messaggio che il vangelo di questa domenica ci propone è costituito da una metafora che incisivamente rappresenta una verità profonda. Ivo Seghedoni, che noi seguiamo in questa breve riflessione, afferma: “Come non esiste l’ albero cattivo, non esistono uomini e donne buoni o cattivi: tutti nasciamo buoni, ma liberi di scegliere, tra verità e menzogna, giustizia e iniquità”. ( Servizio della Parola n. 564, pag. 198). La bontà la possiamo apprendere. Possiamo scegliere, se depositare e custodire nel cuore il bene e il male.

Per questo il primo di tutti i comandamenti è: “Ascolta, Israele”, per crescere come albero buono, per capire, per cambiare, per portare frutto. Il primo comandamento non è “amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza…Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Questo grande comandamento è anticipato dalla parola “semà”, ascolta.

Solo chi ascolta impara. Coltiva il cuore. Chi non ascolta produce frutti cattivi e conduce la propria vita al disastro, come un cieco che guida un altro cieco.

Ma che cosa significa ascoltare ?

Sappiamo che la vita cristiana ha un proprio fondamento nell’ ascolto. Essere cristiani significa essere discepoli dell’ unico maestro e imparare da lui, per interiorizzare la mitezza e l’ umiltà del cuore che sono suoi propri. Eppure, tra tutte le competenze che cerchiamo di assumere, l’ ascolto non sembra in cima ai nostri pensieri. Dobbiamo, quindi, compiere una notevole conversione, per identificarci in questa forma di cristianesimo: il cristianesimo dell’ ascolto. Gesù ci dice, quale sia il cuore della vita cristiana: “Beati coloro che ascoltano e osservano la parola di Dio” (Lc 11,28) e ci richiama il problema centrale della fede: “Fate attenzione a come ascoltate” (Lc 8,18). Se “la fede nasce dall’ ascolto (Rm 10.17), la nostra disponibilità all’ ascolto della Parola è il segnale della verità del nostro amore per Lui.

Il maggior lavoro, richiesto dall’ amore, è l’ attenzione. Quando amiamo qualcuno, gli concediamo la nostra attenzione, ci occupiamo di lui. La forma più importante dell’ attenzione è, certamente, l’ ascolto. Noi dedichiamo all’ ascolto molto tempo, che per buona parte è sprecato, perché quasi sempre ascoltiamo con scarsa attenzione.

Credo che ascoltiamo la parola di Dio con la stessa distrazione. Ci sono cinque modi di ascoltare ( o di non farlo, pur fingendo di farlo !), secondo lo studioso, M. Scott Peck. Basta osservare in che modo i grandi si relazionano ai bambini:Chiudere la bocca al bambino. In molte famiglie vige la legge: I bambini si devono vedere, ma non si devono sentire, 24 ore su 24.
Lasciarli parlare quanto vogliono, ma di non ascoltarli. Il bambino in questo caso non interagisce con l’ adulto, ma parla letteralmente al muro.
Fingere di ascoltare il bambino, continuando a fare le proprie faccende, buttando lì un ”ma davvero” o un “già già”.
L’ ascolto selettivo. Un modo attento di fingere di ascoltare, aguzzando le orecchie appena il bambino dice qualcosa di interessante, nella speranza di riuscire a separare facilmente la zizzania dal grano buono.
Il quinto sistema è naturalmente quello di ascoltare il bambino con la massima attenzione, senza perdere una parola.

Ciascuno di noi può riportare gli esempi di ascolto dei nostri bambini a come noi ascoltiamo Dio che parla, tanto nelle Scritture, come nella vita. Da come ascoltiamo o non ascoltiamo dipende ciò che uscirà dal nostro cuore .

Quale sarà il nostro valore nel ragionare o nel discutere ? Che cosa traboccherà dal nostro agire, quando si tratta di giudicare o correggere il fratello o la sorella ? Dipende da ciò che, ascoltando, abbiamo raccolto nel cuore.

                                                    Mons. Antonio Scarcione

mercoledì 26 febbraio 2025

Il Carro allegorico del Nobile quartiere Monte Mira, 27 febbraio 2025



Dopo una pausa di cinque anni, Piazza Armerina è tornata a celebrare il Carnevale, un evento che, pur non essendo una tradizione radicata, coinvolge attivamente le scuole e i quartieri della città. Quest'anno, i giovani del quartiere Monte Mira hanno superato le aspettative con un carro allegorico straordinario: un gigante di cioccolato, un M&M's - Smarties. 
La realizzazione di questa opera, ha trasformato il cortile della sede del quartiere in un vivace cantiere a cielo aperto, ha richiesto un mese di intenso lavoro e ha visto la partecipazione entusiasta di persone di tutte le fasce d'età.
I lavori coordinati dal vice presidente Concetto Favella e dal responsabile musici Moreno Purrazza, hanno coinvolto tanti soci che con passione ed altruismo hanno dedicato intere giornate per la realizzazione del carro allegorico.
Un grazie a tutti coloro che si sono adoperati e per quanti sono stati di supporto, al gruppo in maschera, in particolare a Veruska Denaro, Justine Azzolina, Giuseppe e Renzo Lagati, Jessica Libro, Ketty Puglisi e Filippo Nobile, Franco Lentini, Filippo Purrazza, Filippo Aloi, Osvaldo Zitelli, Michele Favella, Asia Lavore, Andrea Galletta, Danilo Bonifacio, Filippo Cavolo, Alexander Fuardo, Ambra Lavore, Salvatore Cifalù, Valentina Pecora, Cristel La Delia, Lina Favella, Simone Grillo, Siria La Delia, Maria Favella, Martina Larganà, Manuel Favella, Andrea Rovetto, Eliana

Un ringraziamento agli sponsor che ci hanno sostenuto nell'impresa...










sabato 22 febbraio 2025

LA DOMENICA CON GESU', VI DEL TEMPO ORDINARIO / C

   …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Maledetto l’uomo che confida nell’ uomo…Sarà come un tamerisco nella steppa…Benedetto l’uomo che confida nel Signore…E’come un albero piantato lungo un corso d’ acqua…Non teme quando viene il caldo…” Ger 17,5-8 . 
“…Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede…Invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti”. 1 Cor 15,20-26 . 
“…C’ era gran folla…da tutta la Giudea, da Gerusalemme, e dal litorale di Tiro e di Sidone. Ed egli…diceva: Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio…Beati voi, quando gli uomini vi odieranno…a causa del Figlio dell’ uomo…Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione…Lc 6, 20-26.

"E’ EVIDENTE CHE GESU’, IN QUESTO PASSO DEL VANGELO, PARLA A COLORO CHE LIBERAMENTE, ASSUMONO, COME PARADIGMA, LA POVERTA’. L’ INTENTO DEL MAESTRO E’ QUELLO DI AIUTARE I SUOI INTERLOCUTORI A COMPRENDRE, COL CUORE E CON LA MENTE, CHE PER ESSERE FELICI BISOGNA CONDIVIDERE. SI’, PERCHE’, EVANGELICAMENTE, NON SI PUO’ ESSERE FELICI DA SOLI. PURTROPPO, A DUEMILA ANNI DALLA VENUTA DEL MESSIA, DOBBIAMO PRENDERE ATTO CHE IL MONDO GLOBALIZZATO E’ SEGNATO DALLE DISEGUAGLIANZE.

OGGI, MENO DELL’ 1% DELLA POPOLAZIONE MONDIALE, POSSIEDE UNA RICCHEZZA SUPERIORE AL RESTANTE 99%".

Come, opportunamente, afferma Samuele Riva nel suo commento, che noi seguiamo, la liturgia, oggi, ci propone la lettura e meditazione del discorso-manifesto della morale secondo Cristo, che Matteo chiama “della montagna” e Luca, invece, chiama “della pianura”, perché la pianura si presta meglio all’ impresa grandiosa dell’evangelizzazione, l’annunzio del Vangelo fino agli estremi confini della terra (Cfr. Servizio della Parola n. 564, pag. 158 e ss.).

Siamo chiamati come chiesa all’ ascolto di quanto il Signore proclama, sia che collimi sia che contrasti con i nostri gusti e desideri. Perché le beatitudini ed i guai proclamati da Gesù Cristo tracciano la carta d’ identità del cristiano.

Per accogliere il messaggio di beatitudine e di guaio, la liturgia ci propone Geremia, che denunzia il principale peccato umano, causa ed origine di tutti gli altri: l’ idolatria. Rifiutare, cioè, Dio, per sostituirlo con cose o persone. Si tratta di scegliere liberamente, individualmente e comunitariamente, tra vita-deserto inospitale o vita-giardino lussureggiante e fruttuoso.

Il Signore accompagna le beatitudini con i relativi ed opposti guai, anzi, ha vissuto, sulla sua pelle, le beatitudini e i guai e, da Lui, le beatitudini e i guai si sono allargati a cerchi concentrici su coloro che hanno creduto ed abbracciato la sua proposta di vita. Anche il regno del dolore, addirittura, viene trasformato in regno dell’ amore e della salvezza, e quindi in beatitudine.

Gesù Cristo, crocifisso e risorto, è la beatitudine per chiunque è afflitto dai guai della vita, Gesù Cristo è il modello e riferimento per ogni ricerca di felicità e di beatitudine: Dio, esperto nel trasformare il male in bene, la tristezza in gioia, la tenebra in luce, la sofferenza in salvezza, la morte in vita. Nella povertà e miseria, Gesù si è fidato e affidato al Padre, che gli ha fatto sperimentare la beatitudine della resurrezione. Così il discepolo, oggetto di odio, di emarginazione, di insulto e disprezzo, vive una tale identificazione al Signore Gesù Cristo, da partecipare alla sua Passione, morte e risurrezione.

Ma ben altri sono i guai della vita, le sciagure che ci possono aggredire: la ricchezza che diviene prigione del cuore e della vita, la sazietà che confonde e distoglie dai veri beni della vita. Evidentemente, questi discorsi non si possono inquadrar nella logica umana, ma nel progetto e nello stile sapiente ed amorevole di Dio, che non si serve di sofismi, ma dell’ amore.

Del resto, se Cristo non è risorto, ci ricorda Paolo, ogni ragionamento o proposta evangelica collassano su sé stessi.

E’ solo la Pasqua la ragione e la forza che mantiene in vita qualsiasi proposta evangelica.

Ogni domenica, saggiamente, la chiesa fa risuonare il kerygma (l’annuncio): “Cristo è risorto”.

                                          Mons. Antonio Scarcione

mercoledì 19 febbraio 2025

E' tornato alla casa del Padre, Massimo Rausa

Con profondo dolore annunciamo la scomparsa del nostro caro Massimo, strappato alla vita troppo presto. Figura esemplare del nostro quartiere, pioniere del gruppo musici Rullanti di Plutia del Palio dei Normanni, il suo ricordo rimarrà vivo nei nostri cuori. Ci stringiamo alla famiglia, alla moglie, ai figli, e al fratello, il nostro presidente Filippo.

Di seguito, tratti dai social, alcuni messaggi di cordoglio. 


È tempo che io vada, ricordo con affetto questi vent'anni passati insieme, durante i quali vi ho consegnato i vostri pacchi.
Come in una commedia, il mondo è un palcoscenico, e noi tutti siamo attori, la mia parte, anche se in anticipo è finita, è giunto il momento di congedarmi, come un attore che lascia il palcoscenico...

                                   Massimo Rausa






                                                           
Testata giornalistica: Piazza in Diretta 

UN GALOPPANTE MALE INCURABILE STRAPPA AI SUOI AFFETTI MASSIMO RAUSA. AVEVA 54 ANNI. TUTTA LA COMUNITÀ PIAZZESE RICORDA, ATTONITA E COMMOSSA, IL SUO SVENTURATO CONCITTADINO. LE ESEQUIE IN CATTEDRALE VENERDÌ 21 ALLE 15.30.
di Ranieri Luca Ferrara.

Ho scelto due foto modello. Modello umano. Di un uomo che era un esempio, innamorato della vita, cordiale, umile, onesto, operoso e infaticabile. Era felice Massimo Rausa. Appena ad ottobre scorso, aveva coronato il suo sogno. Con la donna della sua vita, l'amata moglie Sonia aveva inaugurato la sua attività commerciale. Vent'anni di porta a porta, casa per casa a consegnare a tutti i piazzesi pacchi e scatoloni, sorridente, affabile e cordiale ad ogni ora del giorno, tutti i giorni. Poi la grande novità, la sua nuova e colorata bottega di spedizioniere in via Benedetto La Vaccara. Allegra, colorata, assai frequentata, dietro il banco Massimo e Sonia accoglievano tutti. Rovistando i cassetti della mia memoria, un biennio balza alla mia mente. Correva l'anno 1999, corso prematrimoniale insieme, con mons. Scarcione. Appena un anno prima, era il 1998, la sua esperienza in azienda, scelto da mio padre ed inserito al reparto officina e produzione, dodici mesi di intensa formazione professionale, con i Piani d'inserimento lavorativi della regione Sicilia.

Il Palio nel cuore, storico musicante della kermesse rievocativa estiva, grande lavoratore, buon padre di famiglia, devoto sposo. Le ultime settimane trascorse all'Umberto I di Enna, unito spiritualmente alla moglie ed ai figli, vegliato dal fratello Filippo. Ha lottato, leoninamente, fino alla fine. Voleva difendere con le unghia e con i denti la sua ancor giovane vita. Dallo strappo di una sorte maledetta e crudele. Il suo post di commiato su Facebook è un testamento morale, un inno alla vita, un uscita di scena silenziosa ma assordante. Un saluto beffardo che sorride alla morte, la ridimensiona, la accarezza in attesa dell'ultimo respiro. I post che lo ricordano hanno invaso le bacheche di tanti piazzesi che hanno vissuto accanto a Massimo, avendone apprezzato le qualità umane, morali e civili. Era un uomo semplice e così, semplicemente, ci ha lasciato. Alla famiglia tutta, al fratello Filippo, giungano le mie accorate condoglianze e l'abbraccio della redazione di PiazzainDiretta.

Ciao massimo.
Triste e il giorno perché
un amico di tutti e andato via
Un amico un padre un fratello
Nel cielo non vi sono strade Ne muri
Cammini in un viale infinito d'amore
Continuerai a percorrere le strade dei cuori
Non suoneriai più alle nostre porte
Per le consegne
Ma dal cielo ci guarderai
Sarai per sempre il corriere di nostro signore.

Roberto Lavuri



Nino Cammarata Sindaco

Ci stringiamo attorno alla famiglia Rausa esprimendo il cordoglio dell'Amministrazione comunale per la prematura perdita di Massimo. Lo ricorderemo sempre come infaticabile lavoratore e affettuoso padre e marito, che siamo certi continuerà a vegliare su Sonia e i ragazzi. Che la terra ti sia lieve, caro Massimo.

                                                       

Dino Vullo Coordinatore del Palio dei Normanni

Se ne va una persona perbene, se ne va un grande lavoratore, se ne va uno dei primi musici del nostro Palio dei Normanni, se ne va un amico di tutti, sempre pronto a rendersi utile con il sorriso sulle labbra.
Il Coordinamento del Palio dei Normanni, si stringe al dolore della famiglia tutta, della moglie e dei figli, del fratello Filippo Rausa e di tutti i loro cari.
Ciao Massimo

                                                        
Tele Nicosia

Massimo Rausa era una persona stimata e benvoluta a Piazza Armerina da tutti coloro che lo conoscevano.
Per questo verrà ricordato sempre con grande affetto.
La Redazione di TeleNicosia esprime le più sentite condoglianze alla famiglia (con un abbraccio particolare al fratello Filippo Rausa) e a tutti coloro che gli volevano bene.



Carissimi amici e concittadini,
con il cuore colmo di gratitudine desideriamo esprimere la nostra più profonda riconoscenza per la straordinaria e commovente partecipazione popolare al funerale del nostro caro amato Massimo, un tributo che testimonia l'affetto e la stima che Massimo ha saputo conquistare nel corso della sua vita.
Un ringraziamento speciale va agli amati compari Antonio e Tiziana e a tutti i cari amici di Massimo e Sonia, che hanno dimostrato una vicinanza e un affetto toccante durante i giorni del ricovero in ospedale. Inoltre al caro Amico d'infanzia Salvatore Speciale, la vostra preziosa vicinanza è stata un faro di luce in un momento buio.
Ringraziamo di cuore il parroco della Cattedrale don Alessio Aira, Mons Antonio Antonino Scarcione, il Vicario Generale, Mons Nino Rivoli, per le parole di conforto e la toccante cerimonia funebre. L'Associazione dei Tamburi di Plutia per il loro commovente omaggio, il nobile quartiere Monte Mira e l'Armata dei Musici e sbandieratrici, il Magistrato dei Quartieri, il Borgo San Giovanni, l'agenzia Enel di Piazza Armerina, il Sovrano Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, Cavalieri di Malta, per la loro partecipazione sentita e rispettosa.
Un sentito ringraziamento va anche alla Scuola IIS.Leonardo Da Vinci e la 5^c bio; alle testate giornalistiche Piazza In Diretta e Tele Nicosia , che hanno dato voce al nostro dolore, al Sindaco e a tutti coloro che attraverso i social media hanno espresso il loro cordoglio, stringendosi alla nostra famiglia in questo momento di lutto.
Inoltre, alle attività commerciali dell'isolato di via Benedetto La Vaccara e tutti gli amici che Massimo frequentava presso i saloni da barba di Alessio Alberghina e Guido Giunta.
Un ringraziamento speciale, di cuore va all'Associazione Nucleo Volontari Protezione Civile di Piazza Armerina, ai medici dell'ospedale Chiello di Piazza Armerina, all'intera equipe dell'ospedale Umberto I di Enna: reparto medicina interna, Oncologia, i medici, gli infermieri, il personale OSA e OSS. La loro professionalità, la loro competenza e la loro umanità sono state un conforto prezioso in questa tristissima circostanza.
La vostra presenza e il vostro sostegno ci hanno dato la forza di affrontare questa tragica perdita di Massimo che all'età di 54 anni torna alla casa del Padre.
Grazie di cuore a tutti per aver onorato la memoria del nostro caro Massimo."

sabato 8 febbraio 2025

LA DOMENICA CON GESU', V DEL TEMPO ORDINARIO / C

   …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito…Uno dei serafini…teneva in mano un carbone ardente…mi toccò la bocca e disse:…Questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa…” Is 6,1-2a.3-8 . 
“…Cristo morì per i nostri peccati…fu sepolto…è risorto il terzo giorno…” 1 Cor 15,1-11 . 
“…Disse a Simone: Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca…Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla…Ma sulla tua parola getterò le reti…E presero una quantità enorme di pesci…Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore…” Lc 5,1-11.

“IL TESTO DI LUCA (LC 5,1-11) SINTETIZZA TRE EVENTI: A) L’ INSEGNAMENTO DI GESU’; B) LA PESCA ABBONDANTE; C) LA VOCAZIONE DI PIETRO E DEI PRIMI DISCEPOLI. GESU’ E’ PROPOSTO COME FIGURA DIVINA.PIETRO COME PROTOTIPO DEL DISCEPOLO. LA PAROLA DI GESU’ E’ IL MOTORE DEL RACCONTO FINO ALL’ APICE DELLA NARRAZIONE, CHE DEFINISCE LO STATUTO DEL PESCATORE-APOSTOLO: D’ ORA IN POI SARAI ANIMATORE DI VITA”.

Ci sembra di vederli quei poveri pescatori. Essi, come afferma Luigi Verdi, che noi seguiamo nel suo breve commento, “con aria afflitta e delusa, dopo una notte di fatica inutile,… lavano quelle reti che non sono servite a niente”. Essi certamente guardano quel giovane Maestro, che li prega di poter salire sulla barca. Cosa avrà detto Gesù, seduto su quella barca, alla folla ? E come risuonano quelle parole nei cuori stanchi e sfiniti di Simone e soci ? Ce lo immaginiamo il sorrisetto di Pietro nell’ ascoltare il racconto di pecore e lievito, uccelli del cielo e fiori dei campi. La realtà per lui e compagni è in quelle reti vuote, nella fatica sprecata in quella notte. Non è Egli il figlio del falegname ? Cosa ne può sapere della pesca?

Vuole forse insegnare a loro il mestiere del pescatore ? E poi pescare di giorno ? E’, casomai, di notte che abboccano i pesci ! Pietro, “Prendi il largo”…Impara ad andare oltre i fallimenti e gli scoraggiamenti. Prendi il largo con me…andremo insieme a scoprire cosa ci sia un po’ più in là. Ora, la barca, piena di pesci, quasi affonda.

Sulla tua parola, Signore, getterò le reti. Anche se non ci capisco più niente. Ma sento che di Te mi posso fidare, anche se mi chiedi, come in questo caso, l’ impossibile.

Pietro, tra sé e sé, dice: quasi mi vengono le lacrime. Non tanto nel vedere la barca piena di pesci, ma perché percepisco che Tu hai azzerato le distanze tra il mare e il cielo, tra fallimento e vittoria, tra peccato e perdono.

“Ci tufferemo insieme”, Signore. Vedo che le barche sono troppo piccole in questo mare immenso di donne e uomini stanchi. E le reti non bastano. Signore, noi faremo tutto “sulla Tua Parola”.

                                        Mons. Antonio Scarcione

sabato 1 febbraio 2025

LA DOMENICA CON GESU', PRESENTAZIONE DI GESU' AL TEMPIO

   …… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“GESU’ E’ IL MESSIA PREANNUNCIATO DAI PROFETI. EGLI E’ IL FIGLIO DI DIO CHE ENTRA NEL TEMPIO, CASA DEL PADRE, PER RISTABILIRE L’ AUTENTICO CULTO DI DIO E, IN QUALITA’ DI PORTATORE DELLA “GRAZIA” DIVINA, LIBERA I POPOLI DALLA SCHIAVITU’ DEL PECCATO E DELLA MORTE”.

La Festa della Presentazione fa parte del mistero del Natale. Seguiamo la riflessione di Roberto Laurita, studioso dei sacri testi (Cfr. Servizio della Parola n.564 pag.115). Vediamo che Gesù, alla nascita, è presentato ai pastori e ai Magi. Adesso, invece, viene riconosciuto dal popolo dell’ alleanza, personificato da Simeone ad Anna. A noi, oggi, viene chiesto di accoglierlo.

Nella narrazione dell’ evento, Simeone occupa, accanto ai genitori, un posto centrale. Appartiene agli uomini giusti e pii, che attendono il Messia. Simeone prende il bambino tra le braccia ed intona un canto di ringraziamento, ispirato al libro di Isaia.

Egli riconosce in lui la luce che rischiara le nazioni pagane. Simeone è, giustamente, definito “uomo dell’ attesa”. Non sappiamo niente di lui, se non che aveva vissuto per questo incontro. Così, proprio lui, è diventato l’ umile testimone dell’ attesa del Cristo. Anche a noi, oggi, viene chiesto di essere portatori di speranza.

In mezzo alla perdita del senso di Dio, di punti di riferimento etici e
spirituali, lo Spirito ci svela che Cristo agisce nel cuore del mondo.

Siamo disposti a vivere e ad agire con questa certezza ?

“Simeone, uomo di fede”. Egli certamente ha uno sguardo acuto. Il Salvatore gli viene incontro con i tratti di un bambino: povero tra i poveri. Ci chiediamo, come abbia potuto riconoscere Gesù . Certamente la fede ha rischiarato i suoi occhi di anziano.

Simeone è un’ icona del “credente”, che sa ascoltare Dio e sa cogliere i segni dello Spirito.

Noi che oggi riconosciamo il Salvatore nell’ umile segno del pane e del vino, noi che li prendiamo tra le nostre mani, siamo chiamati a benedire il Signore. La nostra missione è proclamata, con la parola e con la vita, che Gesù è venuto per tutti noi.

                                            Mons. Antonio Scarcione