La festa si sviluppa,soprattutto, per il suo legame con la processione,elemento popolare che vi si inserisce verso la fine del sec. XIII.
Il "Corpus Domini" potrà essere ancora espressione liturgica della fede di un popolo ?
Penso di sì; se farà emergere il valore sacrificale della donazione del Cristo-Risorto; se evidenzierà la condivisione e la comunione con il Cristo e tra noi; se ritualizzerà la nostra condizione di popolo, pellegrino nel tempo, nutrito dal banchetto pasquale.
"Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui".
Il deserto è il luogo della prova che genera umiltà e della ricerca di cio' che davvero nutre e disseta l'uomo.
Sviluppiamo brevemente questa sollecitazione. -"Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere...ti ha fatto provare la fame".
Abbiamo fame e sete e spesso vaghiamo nella vita come in un deserto. L'uomo ha fame e sete di infinito.
-"L'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore"
L'antico Israele cercava di riempire di senso la vita del credente, nutrendola con l'osservanza della Legge. La Legge era la vera "manna" per i sapienti ebrei.
Cosi' la vita si saziava del sapore della parola di Dio. - "Non dimenticare il Signore tuo Dio,che ti ha fatto uscire dall'Egitto..."
L'osservanza della Legge è risposta nella vita al Signore della storia. Israele diventa il popolo di Dio, perché Dio suscita eventi e persone, che lo fanno esistere.
-"La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda". Ora c'è un evento decisivo, che può riempire di senso e di sazietà la nostra vita: la vicenda di Gesù di Nazareth, il corpo e il sangue della sua vita da uomo. Vivendo, amando, morendo come lui... Nutrendo la nostra vita di lui, della nostra adesione a lui, potremo avere un futuro. -"Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna".
Lo stimolo della fame e della sete ci avvertono che la vita si sta scaricando, che rischiamo di non arrivare a domani. Si mangia non per fame del presente, ma per continuare a vivere anche domani. Mangiare e bere è un scommessa, una promessa, una garanzia di futuro. Israele camminava nel deserto, nutrito di manna, per poter vedere il compimento delle promesse: la terra che Dio aveva dato ad Abramo. Il cristiano si nutre di Cristo, perché la sua vita diventa "sazia", "piena", sovrabbondante, tanto debordante da diventare vita eterna, vita che non può esaurirsi nell'al di qua.
Chi "mangia" Cristo, pane di Dio, vivrà in eterno. -" Prendete, mangiate...Prendete, bevete...Beati gli invitati alla cena dell' Agnello".
Accogliamo ancora una volta l'invito e veniamo a saziarci al Corpo di Cristo, a dissetarci al suo Sangue.
Mangiamo insieme il Pane della vita e beviamo insieme al calice della salvezza, perché, nutriti di Cristo, anche la nostra vita si trasformi in lui.
Anthony Cansas
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