"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 10 settembre 2011

La Domenica con Gesù - XXIV del Tempo Ordinario


……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.
"... Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte? Gesù rispose: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette..."

Il tema centrale di questa domenica è quello del perdono. Gesù esige dai suoi discepoli il perdono illimitato, indicato attraverso la cifra simbolica del " settanta volte sette ".  (Cioè sempre).
L'efficacia del messaggio è ottimizzata dalla parabola, che si articola in tre scene: il padrone e il servo debitore; il servo e il suo collega debitore; il padrone e il servo alla resa dei conti.
Dal contesto, emerge, chiaramente, la contrapposizione tra due comportamenti: il debito del servo è enorme, diecimila talenti (55 milioni di lire oro, il bilancio di uno stato), eppure basta un gesto di buona volontà e il perdono è concesso; il servo, invece, ha, da parte del collega, un credito esiguo (100 denari, degli spiccioli), eppure il suo rigore e/o accanimento è spietato.
Dio, invece, nella Sua infinita misericordia, condona sempre e tutto.
L'uomo, al contrario, svela la propria meschinità, simile a quella di un tiranno, che tratta spietatamente il fratello, anche per un'offesa minima.
La lezione di Gesù alla Sua comunità è limpida: il discepolo dev'essere sempre pronto a perdonare.
Il perdono ha la radice profonda in Dio misericordioso.
Giustamente, Sant' Agostino scrive: "Perdonati, perdoniamo! "  Dobbiamo rimettere agli altri i debiti, perché Dio ha rimesso a noi stessi i nostri debiti.
Nella prima scena, contro ogni logica, un signore condona al debitore una somma enorme.
Nella seconda scena, quella del collega del debitore, con appena cento denari, vediamo il debitore, che fa vendere come schiavo il compagno, la moglie e i figli.
Nella terza scena, emerge, nuovamente, la figura del signore che era apparsa all'inizio. Egli applica semplicemente il metro usato dal debitore: come costui aveva preteso il risarcimento dei cento denari, così adesso il padrone costringerà lui a restituire il debito astronomico di 10 mila talenti.
A questo punto, si presenta davanti a noi Gesù con il grande appello al perdono, mentre indica, quale modello di riferimento, Dio.
Egli è infinitamente misericordioso, l'unico, che può rimettere somme così enormi, a seguito di una semplice richiesta e/o implorazione.
Desidero, ora, citare la frase di un mistico tedesco, Angelo Sinesio, del XVII sec., che mi sembra particolarmente pertinente : "La misericordia di Dio è un velluto, su cui Dio giace e riposa. Se sarai misericordioso, ti piacerà avere anche tu il suo guanciale".
Nel volto teso del debitore, invece, si intuiscono i nostri lineamenti. 
I nostri crediti, nei confronti degli altri, sono inezie microscopiche, rispetto ai crediti, che Dio può vantare su di noi. Eppure noi siamo implacabili.
La nostra esperienza personale ci ricorda le recriminazioni, le proteste e le crudeltà, commesse da noi in risposta a piccole offese ricevute.
Non ci sfugga che il cristianesimo ci introduce in un regno, la cui legge fondamentale è l' amore. 
Dove il diritto è superato dal perdono, il rigore dalla generosità, l'equilibrio legale dalla misericordia.
Sul portale d' ingresso della nostra comunità, dovrebbero figurare le parole di San Paolo ai Colossesi 3, 13: "Perdonatevi scambievolmente ! Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi". 

                                                                                    Mons. Antonino Scarcione

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