Mons. Antonio Scarcione
domenica 25 settembre 2011
La Domenica con Gesù - XXVI Domenica. Tempo Ordinario
……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.
" Un uomo aveva due figli...disse : "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna"...
Quando si decide di affacciarsi sul mondo nuovo, che il Vangelo consegna costantemente alla storia, si prende atto che, da un lato si manifesta "la durezza del giudizio sul formalismo senz'anima e dall' altro il dramma dell' "incoerenza di vita della relazione con Dio".
Questa presa d' atto fa emergere, come i due figli impersonifichino i due gruppi, in cui si divide il popolo.
Da una parte, gli onesti, i sostenitori della questione morale, i politici, che si dichiarano casti e puri, non dediti agli intrallazzi, pieni di zelo a parole (ed egli rispose: Sì, Signore ! ").
Dall' altra parte, coloro che sono ritenuti peccatori (quelli che il vangelo chiama "i pubblicani e le prostitute", gli inosservanti, quelli che non ascoltano la legge di Mosè (ed egli rispose: "Non ne ho voglia").
Ma da un'analisi attenta, la realtà si capovolge: gli ossequienti alla legge di Mosè, a parole ("Sì, vado"), non aprono il cuore alla voce del Figlio di Dio; anzi lo rifiutano ("ma non andò").
Quegli altri, invece, che apparivano ribelli ("Non vado"), ora ascoltano l'appello di Gesù ("Andò").
Ha ragione Paul Clodel, quando afferma che "i grandi uomini sono delle parabole viventi".
Collegati a questa situazione sono i termini: partecipazione, pulizia generale, democrazia, pace, rinnovamento, autenticità, valori, impegno.
Tutti parlano ("sì, vado"), oggi, e non ci accorgiamo che stiamo creando una società di rammolliti, canalizzata dalla TV, tematizzata dai partiti, condizionata dalla reclame, imbrigliata dalle frasi fatte.
Una società che non ha più il senso del sacrificio, della rinuncia, della scelta e della creatività.
Una società che si trova ricca di parlatori e povera di operatori ("Non andò").
Aveva ragione Umberto Eco, quando diceva: "Siamo talmente investiti da un flusso di messaggi, che lasciamo poco spazio alle nostre possibilità di intervento, consapevole e creativo".
Don Milani ha affermato la piena coerenza tra valori e scelte concrete.
Ai suoi ragazzi diceva: " Ho voluto più bene a voi, che a Dio, ma ho speranza che lui non sia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto sul suo conto".
L'insegnamento di Gesù, nella parabola dei due figli, è evidenziato dalle parole "i pubblicani e le prostitute" vi passano avanti nel Regno dei cieli.
La preferenza di Gesù cade sui peccatori, che, dopo aver detto no, si ravvedono.
E' facile intravedere, in questa immagine, il primo figlio della parabola. Il profeta Ezechiele è nella logica del vangelo, quando elogia il malvagio, che si allontana dall'iniquità, per compiere ciò che è retto e giusto.
Il secondo figlio della parabola incarna noi, quando eludiamo l'invocazione del Padre nostro, "sia fatta la tua volontà".
A quale dei due figli ci sentiamo collegati? Ammettiamolo, umilmente, in quella zona vulnerabile e debole del cuore, dove convivono peccato e fedeltà. E' il tempo di smettere di accontentarci delle belle parole e dei buoni sentimenti.
Il Signore vuole convincerci che ognuno può riprendere l' autenticità, dopo un periodo di sbandamento. Davanti a Dio, non importa il passato, ma l' oggi, accolto in un cuore povero e sincero.
Mons. Antonio Scarcione
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