"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 2 febbraio 2013

La Domenica con Gesù, IV del Tempo Ordinario

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

I  lettura. “…Prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni ….. ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti”. Ger 1,4-5.17-19
II lettura. “…se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cembalo che strepita”. I cor 12,31-1313
Vangelo. “…Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato… nessun profeta è ben accetto nella sua patria…”

- Attualizzazione del messaggio. Si incontrano, nei gruppi ecclesiali, persone ferite e sofferenti, che, nonostante la fede, si sentono fallite e faticano a superare la crisi. Nella nostra società viene esaltato molto il benessere individuale, che rischia di sfociare in un narcisismo eccessivo e nel rifiuto delle fatiche. Eppure, la crisi ed il fallimento fanno parte dell’esistenza umana. Il termine “crisi” deriva dal greco “Krino” (= separare, discernere, giudicare, valutare).
Essa, nell’uso comune, ha un’accezione negativa. In realtà, essa può portare anche a qualcosa di buono, ad es. ad una crescita e/o cambiamento. La sofferenza può sfociare in strade diverse: la durezza e la rabbia, oppure la sensibilità e l’umanità, se viene sostenuta dalla riflessione e dal discernimento. Nella vita ci sono “passaggi” cruciali, come la nascita, la morte e la malattia, a cui non si può sfuggire. La crisi diventa, allora quel “terreno” da attraversare per raggiungere un nuovo equilibrio.
Il fallimento chiede alla persona o alla famiglia, di attingere alle proprie risorse per ristrutturare la propria esistenza. Incide molto il modo in cui la persona ha risolto altre crisi. Si può restare ancorati a ciò che era e non c’è più, oppure ci si può ancorare ai propri punti – forza e alle relazioni importanti. La persona, e ancor più il credente, deve attendere con la fiducia di chi sa di non essere solo. “Ecco, io faccio di te come una fortezza…ti muoveranno guerra, ma non ti vinceranno. Non tutto si riesce a spiegare subito; ci vuole tempo per rielaborare ciò che fa soffrire, ma serve anche il proprio io che lavora nel tempo”.
Ad es., Dietrich Bonhoeffer, visse la propria carcerazione nel campo di sterminio (perché anti-nazista) senza perdere la speranza. Scrivendo, formulava le proprie emozioni e i pensieri. Con le lettere coltivava un forte legame con la famiglia e gli amici; attraverso la preghiera e lo studio della Bibbia percepiva la presenza di Dio.
- Resistere/reggere ai fallimenti della vita. Per sopportare e reagire al dolore serve essere “resilienti”. In fisica la resilienza è la capacità di un metallo di resistere ad un urto senza spezzarsi. In psicologia, invece, indica la capacità di resistere, integrare, costruire e riuscire a riorganizzare la propria vita, malgrado situazioni difficili.
“Ci sono periodi, secondo la psicologa Alba Marcoli, in cui la crisi non consente più alla persona di riconoscere se stessa. Proprio questo è un primo sintomo di crisi. Poi subentrano altre emozioni: incertezza, angoscia, sensazione di avere perso qualcosa”. La capacità di reagire ai fallimenti dipende da diversi fattori: individuali (temperamento, riflessione e attitudini cognitive); familiari (calore umano ricevuto, coesione, interesse dei familiari) e da fattori di sostegno (amicizie, gruppo di sostegno nel contesto della propria vita e parrocchia).
-I buoni samaritani. Le persone che soffrono non devono essere lasciate sole. Nella comunità cristiana esse devono trovare fratelli e sorelle, capaci di aiutarle. La sofferenza, purtroppo,  produce sconforto, solitudine e amarezza.
Il sostegno può essere offerto anche da piccoli gesti, apparentemente banali (un caffè insieme, lo scambio amichevole di “due” parole, la disponibilità per piccoli aiuti materiali). Coloro, che sperimentano dei fallimenti, hanno bisogno di essere accolti, ascoltati e sostenuti; persone a cui “potersi raccontare”, con la certezza che manterranno il segreto.
Secondo U. Galimberti: “ascoltare non è prestare l’orecchio, è, invece, farsi “condurre dalla parola dell’altro, la dove la parola conduce. Se, poi, c’è il silenzio, allora ci si fa guidare da quel silenzio”. Gesù, nella lavanda dei piedi, mostra una strada, che Santucci, efficacemente, descrive così: “Se dovessi scegliere una reliquia della tua passione, prenderei proprio quel catino, colmo di acqua sporca… girare il mondo con quel recipiente e ad ogni piede, cingermi dell’asciugatoio e curvarmi giù in basso… verso i nemici e gli amici, il vagabondo, l’ateo, il drogato… finché tutti abbiano capito, nel mio il tuo amore”.    
                                                                                      Mons. Antonio Scarcione

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