"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 21 marzo 2015

La domenica con Gesù, V di Quaresima

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

 Testi: "...Porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore..." Ger 31,31-34 . 

Crea in me, o Dio, un cuore puro..." Sal 50 . "Cristo, nei giorni della sua vita  terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime...e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito..." Eb 5, 7-9.

"...Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto
frutto..." Gv 12, 20-33.

 Come i greci, che si sono avvicinati a Filippo, anche noi vorremmo "vedere Gesù". Ma Gesù desidera, invece, che noi crediamo e accettiamo la logica "paradossale", che emerge dalla sua morte e resurrezione.

 - Il paradosso cristiano. Le parole di Gesù ci mettono davanti ad un paradosso, che sta nel cuore dell' esistenza cristia. La tentazione maggiore è quella di annacquarlo, limitarlo, ridurne le asperità, per "sottometterlo" alla logica di questo mondo.
 - Sì, per quanto sembri sconcertante, per vincere la morte Gesù deve lasciarsi "inghiottire" da essa, al punto da sembrare un perdente. E, proprio l' ora della croce, quando Gesù viene inchiodato al patibolo, è l' ora della gloria.
 - Solo l' immagine del chicco di grano, che deve marcire, per portare frutto, ci può essere di aiuto. E' una legge della natura: il seme deve conoscere la morte, per far  nascere una nuova vita. A vederlo marcire, sembra che tutto finisca:è il fallimento più completo.

 - E, invece, no. Paradossalmente, da ciò che marcisce esce la vita. E' una legge di natura, ma è anche la storia di Gesù. La sua esistenza subisce la condanna, le umiliazioni, gli insulti. Il suo corpo sanguinante "conosce" l' agonia. Sembra ridotto al nulla. E, invece, risulterà vittorioso. Attraverso il passaggio angusto della morte giunge alla resurrezione e alla gloria. E offre salvezza a tutti quelli che credono.
 - La strada del discepolo. Egli sa che la strada del Maestro è anche la sua. Anche lui deve "perdere" la sua vita, se vuole "trovare" la vita eterna. Ma è possibile un simile percorso? Oppure è al di là delle nostre forze ? E che cosa sostiene il cristiano, quando avverte, presenti, il pericolo e il rischio, che aveva messo in conto, pur di rimanere fedele al Signore ? Perchè, quando si tratta di marcire e morire sopravvengono anche l' angoscia, lo smarrimento e la paura. Che ne è della mia vita ? - ci si domanda. Sarà ingoiata  inesorabilmente dalla violenza, dalla cattiveria e dalla brutalità ? Scomparirà, senza che nessuno se ne accorga ? Nessuno può affrontare la croce e la morte, se non è sorretto da una fuducia incrollabile in Dio.
 - Le risorse: la fede e l' amore. Certamente, il turbamento c' è. Ma c' è anche una fiducia incrollabile nel Padre, che non abbandona il Figlio alla morte, un Padre, che non ci abbandona, perchè siamo suoi figli. Solo una grande fede permette al discepolo di affrontare i momenti oscuri, in cui è chiamato a morire all' egoismo e all' orgoglio, alle sicurezze ed ai suoi progetti.

 - Per vedere Gesù. "E' necessario seguirlo sulla via del dono di sè". "Vedere significa, allora, credere e credere significa seguire Gesù nel dono di sè per amore. In questo percorso i segni non mancano: "La Parola di Dio", che è un' eredità preziosa, che accogliamo come Parola viva, capace di rischiarare, rafforzare e guidare la nostra esistenza; "I Sacramenti" e in particolare l' eucaristia. In essi riconosciamo l' azione dello Spirito Santo, che rende la morte e la risurezione di Gesù attuali ed efficaci; "La comunità cristiana", perchè, come ha insegnato Gesù, "là dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro"; infine, "i fratelli, che incrociano la nostra strada e che diventano il nostro prossimo", da amare e servire. Tra di essi i più poveri. E il Signore stesso ci visita attraverso di essi. 
                                                                      Mons. Nino Scarcione

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