"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 14 marzo 2015

La Domenica con Gesù, IV di Quaresima/B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: "Dio libera il suo popolo" 2Cr 36,14-16.19-23 . 

"Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia" Sal 136 . "Salvati per grazia" Ef 2, 4-10 . 

"Perchè il mondo si salvi per mezzo di lui" Gv 3, 14-21.

- L' esperienza di Israele e la nostra. La pagina del II Libro delle Cronache (I Lettura) ci propone la riflessione di Israele, esule in Babilonia, sul suo passato. Il popolo ebreo, saggiamente, riconosce la vera causa dell' esilio: essa non dipende da "una sconfitta militare, ma dal peccato ostinato di un popolo, sordo ai richiami del Signore". Proprio perchè ha voltato le spalle a Dio, esso ha sperimentato il fallimento. Anche l'umiliazione più cocente, la distruzione di Gerusalemme, non rappresenta un disastro senza rimedio. Infatti, questi eventi, pur se dolorosi, appaiono come una dura lezione, che permette ad Israele di rientrare in sè stesso.
E noi, i credenti, quale insegnemento possiamo trarre da questa famosa pagina dell' A.T. ? Essa ci obbliga a compiere, nella nostra vita, un' operazione non facile, ma indispensabile. Si devono, sicuramente, evitare certi rischi, quali: 1) Attribuire all' intervento di Dio questo o quell' evento, ad es., identificando, con eccessiva fretta, "l' uomo della provvidenza" del momento. 2) "Rimproverare Dio" per le omissioni dell' uomo o adossare a lui ciò che, invece, dipende dalla responsabilità o incuria dell' uomo, che non rispetta l' ambiente. 3) Rassegnarsi ad un "cieco destino", che guiderebbe le vicende del mondo.
I pericoli non debbono farci gettare la spugna, rinunciare, per paura, alla lettura credente della storia. Essa si rende necessaria, specialmente in questo momento di crisi economica e sociale e corrisponde ad una missione specifica, affidata ad ogni cristano, di essere luce del mondo.
- Il "paradosso" della croce". Sappiamo bene che il punto di riferimento di qualsiasi lettura cristiana della storia non è il criterio del successo, ma quello della croce di Cristo. "Essere innalzati" è un' espressione, per evocare l' affermazione di una persona, la sua capacità di "sfondare", distinguersi, segnalarsi e contare. "Essere innalzati", è sinonimo di potere, gloria e forza. Ma come è possibile conservare questo significato, se quei termini vengono "accostati" alla parola "croce" e, quindi, ad una morte orribile ? Non c' è ombra di dubbio che "essere innalzati su un trono" ed "essere innalzati su una croce", non sia la stessa cosa.
Vediamo bene che non ci è facile accettare che il Figlio di Dio venga a noi nei panni di un condannato, di un giustiziato, abbandonato da tutti. Non ci è facile accogliere una salvezza che si realizza, offrendo amore, che si compie, passando attraverso il rifiuto e l' umiliazione. Eppure, questo è il paradosso su cui poggia la fede cristiana. La passione e la morte di Gesù sono la strada, che Dio ha scelto, per raggiungere ogni uomo e liberalo dal male e farlo entrare in una vita nuova.
- La croce, misura dell' amore. Nella propria esistenza, chi si aspetta un Dio pronto a giudicare e a castigare, sbaglia. Perchè Dio ama il mondo di un amore smisurato. Per questo ha mandato il Figlio e il Figlio è diventato uomo, per manifestare agli uomini l' amore del Padre, la sua misericordia, il suo progetto di gioia e di pace per l' umanità. Proprio per questo il Figlio accetta il rischio (tipico di tutti coloro che amano) di essere rifiutato. Per questo il Figlio è disposto anche a farsi giudicare e condannare, pur di mostrare quanto Dio ami questo mondo. Proprio per questo il Figlio offre la sua vita. Quindi, ci troviamo di fronte non ad un Dio che "colpisce" la vita altrui, ma ad un Dio che dona la propria e va incontro a sofferenze e patimenti.
E' possibile, conseguentemente, chiudere la porta in faccia ad un Dio, "che si presenta all' uomo con la tenerezza e la disponibilità al perdono ?"
- Le tenebre rifiutano la luce: la terribile responsabilità dell' uomo davanti alla proposta di fede. Tremenda appare la responsabilità, che ogni uomo e ogni donna si assumono davanti alla propria coscienza, quando decidono di tagliarsi fuori dall' amore e dalla salvezza, che vengono loro offerti. Può accadere anche questo, perchè le tenebre rifiutano la luce, il suo effetto benefico e la speranza che rischiara il cammino della vita.
Anche se questa luce non umilia e non ferisce, si può dire che essa sia colma di benevolenza e compassione per le nostre "infermità" ? Sì, perchè l' amore è un' offerta alla nostra libertà e noi possiamo dire di sì o di no. Quando aderiamo a Cristo, quindi, che cosa significa, concretamente, l' adesione a Lui ? Essa implica, certamente, di abbandonare tutte le piccole cose che avvelenano la quotidianità, di uscire dalla mediocrità, che frena il nostro cammino verso un mondo migliore, di rifiutare ogni desiderio di dominio, di "essere il più grande", di "mettere un po' di umiltà" al centro della nostra vita. Significa accettare di "andare contro corrente", nel nome del Vangelo, di mostrare un volto povero, quando il denaro è "la sola cosa che conta agli occhi degli uomini", di levare lo sguardo verso il cielo, quando "non è più di moda riconoscere un posto a Dio" nella società.
                                                                    Mons. Nino Scarcione

Nessun commento: