"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 25 aprile 2015

La Domenica con Gesù, IV di Pasqua/B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: "...In nessun altro c' è salvezza..." At 4,8-12 . 
"La pietra scartata dai costruttori è diventata la pietra d'angolo" . Sal 117 . 
"...Vedremo Dio come egli è..." 1Gv 3, 1-2 . 
" Il buon pastore offre la vita per le pecore " . Gv 10, 11-18.

Giovanni descrive l'intima conoscenza tra Dio e i suoi figli mediante l'immagine del pastore e del gregge. Infatti, Il buon pastore, di cui egli parla, realizza l' antica promessa di Dio: " Ecco, io stesso, cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna, le radunerò da tutti i luoghi, dove erano disperse e le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d' Israele. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all' ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata...". Ez 34, 11-16
Questa pagina profetica "prelude e illumina" il testo del vangelo odierno: il messaggio viene valorizzato, al meglio, da Giovanni. Nello stesso tempo, però, il testo "risuona" davvero "nuovo". Infatti, è sufficiente richiamare le caratteristiche di questo "buon pastore", perché ci si renda conto, subito, di quanto, addirittura, la realtà superi la profezia. 
1) Il Cristo dice di sè, di essere il "buon pastore", che "offre la vita per le pecore". Proprio qui, affiora un valore aggiunto, che evidenzia l' identità e la vera missione del pastore (=Gesù): la sua cura per le pecore arriva fino al dono della sua vita. Per questo, tra il pastore e le pecore, si stabilisce una conoscenza senza precedenti: "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, "come" il Padre conosce me e io conosco il Padre". In altre parole, il pastore (=Cristo) introduce il gregge nella stessa conoscenza/comunione, che lui, il Figlio, ha con il Padre da tutta l' eternità.
2) Un' altra caratteristica del "buon pastore" è la seguente: le sue pecore, cioè, non sono solo quelle d' Israele. Come Gesù stesso afferma: ".. Ho altre pecore che non sono di quest' ovile...ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore" . L' ovile, a cui allude il pastore, è la Chiesa, cioè la comunità di fede, che vive nella comunione con Dio. Notiamo, a questo punto, un' apertura vera e propria al futuro della missione evangelizzatrice.
3) L' ultima caratteristica del "buon pastore" è quella di donare la propria vita e di riprenderla di nuovo: nessuno, infatti, è in grado di toglierla a lui. Infatti, Gesù non è caduto vittima di un meschino complotto umano, e non è stato consegnato nelle loro mani violente, ma egli, liberamente, "si è consegnato" loro, per adempiere la missione, ricevuta dal Padre. E' proprio questo il senso delle parole, così ermetiche e asciutte ("Tutto è compiuto"), che il Signore pronuncia, poco prima di morire sulla croce. Con questo verbo, Gesù esprime la consapevolezza di aver portato a compimento la sua missione.
In altre parole, Gesù "vede", già, gli effetti salvifici della sua morte: la nascita, cioè, della Chiesa, prefigurata dalla madre e dal discepolo amato ai piedi della croce. Vediamo bene che la pagina del "buon pastore" è, certamente, di una profondità e bellezza incomparabili. In particolare, essa è uno "specchio" per la Chiesa di ogni tempo.
                                                                                           Mons. Nino Scarcione

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