"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 3 maggio 2015

La Domenica con Gesù, V di Pasqua/B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: La Chiesa era dunque in pace...si consolidava e camminava nel timore del Signore e...cresceva di numero". At 9,26-31 .

"A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea". Sal 21 . "Figlioli, non amiamo a parole nè con la lingua, ma con i fatti e nella verità..." I Gv 3,18-24 .

"...Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto..." Gv 15,1-8.


In questa domenica, siamo invitati a soffermarci sul verbo "rimanere", che, come notiamo, ritorna,
più volte, nelle varie letture. L' immagine dei tralci, uniti alla vite, ci "trasporta" verso un più saldo legame tra Cristo e la sua Chiesa. Gesù si prende cura di noi, come un vero pastore. Contro ogni pretesa di autosufficienza, individualismo e superiorità, siamo ricondotti al "centro" della nostra esistenza.
- Rimanere (= essere vicini). "Rimani ancora un po' qui con me" : quante volte ci è capitato di dire o di sentirci dire questa frase. Oppure, l' abbiamo pensata, ma ci siamo vergognati di dirla. Essa racchiude tanta tenerezza e fragilità, che spesso papa Francesco ci invita a "tirar fuori" : bisogno di vicinaza, comunione e sostegno reciproco. Questo atteggiamento diventa il "motore" di azioni belle, sincere e semplici, che "ci spingono" verso gli altri. Come possiamo nutrirci del suo Spirito, se non gli restiamo vicini ? Non è un vago sentimento, che mi fa "sentire bene", ma una scelta, che coinvolge la mia vita.Se non ci si prende cura della propria fede, questa si secca e in un certo modo anche noi secchiamo.
-Rimanere (=appartenere). La vita di fede, per quanto personale, non è individualistica. A tal proposito, è emblematico l' esempio di Paolo: protagonista di una conversione straordinaria e destinatario di una grande missione, egli non reagisce come un eroe solitario. Anzi, lui, persecutore dei cristiani, desidera presentarsi ai capi stessi di quella fede, che ora vuole verificare e consolidare. Certamente, non esiste un' esperinza di fede così eccezionale, da fare a meno di una comunità "ordinaria". Quante volte, invece, le persone si ritrovano con una fede "fai-da-te" e "spizzicano" qua e là, dove trovano più "calore o emozione", dove "si sentono" o "rinascono", e finiscono, anche in totale buona fede, per evitare le relazioni con la comunità cristiana, dove vivono. La vera fede ha la straordinaria capacità di unire e di farci sentire appartenenti ad una comunità molto più vasta, con la sua storia ed i suoi luoghi.
- Rimanere (=osservare). Vicinanza ed appartenenza, se autentiche, cambiano la nostra via. La vicinanza con Gesù fa crescere la mia conoscenza di lui ed influenza i miei atteggiamenti. Restare uniti a lui significa lascirsi nutrire con la linfa dello Spirito. L' appartenenza ad una comunità ci fa crescere nell' attenzione e nella cura del prossimo: proprio questo, esattamente, è il comandamento di Dio, che "ci amiamo gli uni gli altri".
In questa trasformazione, quindi, diventiamo veri osservanti della volontà di Dio, perché, ormai la sentiamo "scorrere" dentro di noi, come una forza che ci dà vita e senso. L'osservare, cioè mettere in pratica, è frutto del rimanere, anche se, talvolta, costa fatica: è la fatica della fedeltà e del lasciarsi plasmare sempre dalle stesse mani. D' altra parte, se per la salute del corpo andiamo sempre dallo stessio medico, "che ormai ci conosce", perchè non dovremmo fare altrettanto per la salute dell' anima ? 
                                      Mons. Antonino Scarcione

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