"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 28 agosto 2016

La Domenica con Gesù, XXII del T.O. /C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi:”Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore…Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male…” Sir 3,17-20.28-29 . 
“…Voi invece vi siete accostati al monte Sion…alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste…” Eb 12,17-20.28-29 . 
“…Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi e sarai beato…Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”. Lc 14,1.7-14.

“Essere umili” (una necessità, un dovere, un’ esortazione ?) in questa nostra società, che sembra “puntare” tutto sulla “visibilità”. Umiltà e visibilità sono due elementi, che si contrappongono. Come si può, agevolmente, sperimentare in campo religioso, di Chiesa, dove l’ umiltà è una virtù. Infatti, il Maestro si è autodefinito “mite ed umile di cuore”, mentre, è pur sempre necessario “uscire dalle catacombe”, per fare correre il messaggio di salvezza di Gesù, “fino agli estremi confini della terra” (At 1,8). E’ significativo che questo dovere di “visibilità” stia all’inizio e alla fine degli “Atti degli Apostoli”. Ma questa “visibilità” ha un contenuto e una finalità, che si distinguono nettamente, rispetto all’altra “visibilità”, che, invece, caratterizza la nostra società a tutti i livelli: politici, economici e culturali.

Questa riflessione, quindi, riguarda soltanto il modo, con cui la Chiesa debba, oggi, “attualizzare” l’umiltà e la visibilità, quali elementi costitutivi della sua storia. Ad es., unificando tutti e due questi aspetti, che sembrerebbero in contrapposizione.

Concretamente, possiamo partire dalla Parola di Dio, che proclamiamo in questa liturgia. In essa, l’ umiltà e la visibilità emergono, come risposta ai nostri interrogativi. Nella I Lettura, la profezia del “Siracide”, la Parola ci accoglie, immergendoci nell’aspetto dell’ umiltà, dove solo l’umile dà gloria al Signore. Con la parabola, poi, dell’ invitato al banchetto, proposta dal vangelo di Luca, vediamo che al tema dell’ umiltà si affianca quello della visibilità. Se l’ invitato sceglie il primo posto, per farsi notare, viene consigliato di mettersi all’ultimo posto, per sentirsi dire: “Amico, vieni più avanti”. In ultima analisi, la Parola ci porta sempre a Gesù, Parola di Dio fatta carne, che unifica in sé stessa anche quanto, “secondo il pensiero degli uomini”, potrebbe sembrare in contrapposizione, come i’ umiltà e la visibilità. La Parola fatta carne (Gesù) ha raggiunto la massima visibilità davanti al Padre, quando è stata innalzata sulla croce, in obbedienza totale, fino alla morte.

Evidentemente, questa visibilità non ha nulla a che fare rispetto a quella, di cui va in cerca la nostra società. La Chiesa dovrebbe, quindi, cercare la propria visibilità nella “visibilità” della croce, scandalo e follia: un Dio, che ha tanto amato il mondo, da consegnare agli uomini il proprio Figlio. Evidentemente, è molto facile ricorrere (per vedere l’efficacia dell’annuncio) ai mezzi di cui la società si serve, per la sua visibilità. Si potrebbe, in sintesi, vedere come e perché San Paolo parli di scandalo e follia, dopo il suo discorso all’Areopago: l’interesse iniziale dei presenti, che si trasforma in indifferenza, appena egli accenna a Gesù morto e risorto.

Ma noi crediamo che soltanto in Gesù, innalzato sulla croce, ci sia l’assoluta visibilità nell'assoluta umiltà (con l’ubbidienza al Padre fino alla morte di croce). E’ la Pasqua della salvezza. Gesù, “sapendo che era venuta la sua ora”, l’ora dell’Innalzamento sulla croce, si china a lavare i piedi sporchi di terra dei discepoli, cosicché i due elementi, visibilità e umiltà, si unificano nel corpo di Cristo.

Recuperando la parola evangelica del brano di Luca, notiamo che il vero ed unico beato è proprio Gesù, perché nessuno di noi gli potrà dare il contraccambio: noi poveri, storpi, ciechi e zoppi, invitati per pura Gratuità al banchetto del Regno.

                   Mons. Antonino Scarcione

Nessun commento: