"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

lunedì 5 settembre 2016

La Domenica con Gesù, XXIII del T.O. / C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “…Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza…e…non gli avessi inviato il tuo santo spirito ?...” Sap 9,13-18 . “Carissimo,…Ti prego per Onesimo…Te lo rimando…Come fratello carissimo…” Fm 9b-10.12-17 . 
“…Se uno…non mi ama più di…suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo…” Lc 14,25-33.

Il brano evangelico si può dividere in tre parti: la prima propone il contesto e le norme per la sequela di Gesù. La seconda evidenzia la necessità di ponderare bene le proprie disposizioni, prima d’ intraprendere il cammino del discepolato. La terza propone, in fine, il distacco dai beni materiali, per essere discepoli di Gesù.

-“Una folla numerosa andava con Gesù”. Il contesto, nel quale vengono proposte le condizioni, per seguire Gesù, è quello di un momento di grande popolarità. Infatti, ci sono le “folle”, che accompagnano Gesù. Anche se, forse, le folle non sono coscienti che Gesù si reca nella città santa per la sua “elevazione” in alto mediante la morte e la resurrezione. Questo traguardo è inseparabile dal suo cammino. Un cammino che va condiviso fino alla fine.

-“E non odia suo padre”. La prima parte delle condizioni, che Gesù pone, per condividere la strada con lui,
ha un parallelo in Mt 10,37. Il primo evangelista, infatti, usa l’ espressione più aderente alla realtà: “Chi ama il padre più di me…”. Non si tratta, quindi, di “odiare”, “leggendo”, letteralmente, questo verbo. Del resto, se Gesù insegna ad amare i nemici, come potrebbe ordinare di odiare i propri familiari ? A tal proposito, lo studioso Zorelli spiega che i due verbi, “posthabeo” e minus “diligo”, indicano in quale posizione si debbano collocare i familiari rispetto a Gesù. Essi, cioè, sono “post”, ossia dopo Gesù, e sono “minus”, ossia debbono essere “amati” meno rispetto al Signore. Il linguaggio, comunque, rimane scioccante. Infatti, il rapporto con i genitori è ben tutelato dalla Sacra Scrittura, che contiene il quarto comandamento:”onora il padre e la madre” (Cfr. Es. 20,12; Dt 5,16). In sostanza, l’ intenzione di Gesù non è affatto quella di “demolire” il rispetto dovuto ai genitori, bensì, quella di subordinarlo al suo primato assoluto.

-“Odiare la propria vita”. E’ un’ espressione equivalente a quella di odiare “sé stesso”. Vediamo che Gesù chiede ai discepoli di “collocarlo” al di sopra di loro stessi. Come riscontro di questo atteggiamento verso Gesù, sono due le cose da mettere in atto: la prima è quella di lasciare a Gesù la precedenza nel percorso della propria vita; la seconda è quella di andare dietro a Gesù, portando la croce.

-“Costruire un a torre”. A proposito di decisioni da prendere, notiamo che vengono fatte due ipotesi, mentre nel primo caso tutto dipende da chi ha l’ idea della costruzione; nel secondo, invece, si tratta di un re, che viene sopraffatto da una potenza superiore alla sua, con la quale deve fare i conti.

Nel primo caso, il soggetto è un privato. Infatti, era usanza costruire torri a difesa della proprietà agricola, a secco, con un vano, nel quale si ponevano gli attrezzi agricoli, e un secondo piano per abitazione. La torre comportava un onere finanziario straordinario, conseguentemente, era necessario provvedere ai costi, per non screditarsi, lasciando la costruzione incompleta. Poiché la torre incompleta diventava un “monumento” di stoltezza.

Nel secondo caso, invece, il protagonista è un re, che sta per fare guerra ad un altro re, aggressivo. Le notizie che gli giungono dagli informatori sono: la potenza militare del suo avversario è il doppio della sua. S’ impone, quindi, una decisione: combattere o trattare ? Valeva la pena trattare. Dato che i negoziati di pace avrebbero conservato l’ incolumità fisica dei soldati e il trono stesso del re, anche se come tributario. I due casi evidenziano una strategia per il conseguimento dell’ obiettivo. Il fatto, poi, che sia necessario ponderare, prima di mettersi in cammino dietro Gesù, conduce, in ogni caso, ad un esito positivo. Gesù, dunque, fornisce, qui, istruzioni, che portano, comunque, alla buona riuscita, alla quale non si può giungere, però, senza il discernimento. Chiaramente, l’ obiettivo che si prefigge Gesù, è quello di invitare il discepolo ad una sequela consapevole.

-“Chi non rinuncia a tutti i suoi averi”. Notiamo che il verso 33, qui, si riferisce al rapporto con i beni economici. La libertà da essi è una condizione indispensabile, per seguire Gesù, come attesta il fatto del ricco, che rinuncia alla sequela, per tenersi le sue ricchezze. Il discepolo, se non è libero sia dagli affetti sia dalle proprietà, non può mettersi alla sequela del Maestro.

                                                                        Mons. Antonino Scarcione 
 

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