"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 11 dicembre 2016

La Domenica con Gesù, III di Avvento / A

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “Si rallegrino il deserto e la terra arida…Ecco il vostro Dio…Egli viene a salvarvi…Si apriranno gli occhi dei ciechi…gli orecchi dei sordi…lo zoppo salterà come un cervo…Griderà di gioia la lingua del muto…” Is 35,1-6.8-10 . “Siate costanti, fratelli miei,…rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina…” Gc 5,7-10 . 
“…Giovanni…In carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo…Mandò a dirgli: sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro ? Gesù rispose loro…Riferite a Giovanni: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono…” Mt 11,2-21.

La 3^ domenica di Avvento è caratterizzata dalla gioia, che nasce dalla fiducia in un Dio, che ci ama e che viene a salvare i poveri. Il Battista si è consacrato al messaggio che gli è stato affidato. Ora sta pagando il prezzo della sua fedeltà nel carcere di Erode Antipa. Non gli importa, però, della propria sorte. Il tarlo segreto, che lo rode, è un altro. Si è sbagliato di persona ? Ha preso un abbaglio ? E’ stato lui ad indicare in Gesù, il Messia.

-“Partiamo dai dubbi ragionevoli del Battista”. Giovanni ha annunciato un giudizio imminente ed un castigo per quelli, che non si convertono, mentre Gesù parla di misericordia e, addirittura, frequenta gente come le prostitute ed i pubblicani. Giovanni Battista ha presentato la venuta di un tale, Gesù, che giunge con la forza di Dio; il Signore, invece, vive con mitezza e compassione, guarisce e consola, risana e libera dal male. Allora, lui, il Battista è vittima di un terribile equivoco ? Ecco, dunque, la missione affidata ad alcuni suoi uomini fidati: andare da Gesù e chiedergli, se sia lui il Messia o se si deve aspettare un altro.

-“Ciò che udite e vedete”. E’ un invito a misurarsi con la realtà della vita quotidiana. E se la stessa domanda fosse rivolta anche a noi ? Ci sarebbe qualcuno che attende come il Battista e che si sentirebbe rincuorato da quello che sta accadendo ? La scommessa del cristianesimo e delle chiese è tutta qui. E’ vero, purtroppo, che c’ è gente che non si fa più domande e non coltiva più attese. Di quelle attese, che portava in cuore Giovanni e tanti poveri profeti come lui. Ma ci sono persone che continuano a sperare. Essi hanno diritto ad una risposta, vera e concreta, come quella che ha dato Gesù ai discepoli di Giovanni. Solo il racconto di ciò che accade li può convincere. Quel racconto che mette noi, chiese d’ Occidente, brutalmente di fronte ai tanti “miracoli” delle chiese del Terzo Mondo. E ci fa provare la nostalgia di un’ esistenza cristiana più legata al vangelo, più audace nella carità.

-“Dio è imprevedibile”. No, Giovanni non ha preso un abbaglio. Ha svolto il suo compito egregiamente. E tuttavia lui, come tutti, devono ammettere che Dio è sempre imprevedibile. Anche per coloro che gli sono vicini. Ma perché è imprevedibile e sorprende ? Perché è Dio e sfugge ai nostri tentativi di tracciarne l’ identità definitiva. I suoi pensieri non coincidono con i nostri, le sue vie non sono quelle che noi abitualmente percorriamo.

-“La gioia della speranza si manifesta nella carità”. Vi sono nuove povertà, che esplodono: l’ insicurezza del lavoro e della casa, la solitudine e l’ emarginazione, il disadattamento derivante dall’ immigrazione interna ed estera, le forme di asocialità, le angosce esistenziali. Tutto questo sferza la nostra pigrizia. Ma, ricorda il Card. Martini, “nella società attuale amare con paziente concretezza il fratello povero, bisognoso, oppresso, significa cercare e risanare le condizioni economiche, sociali, politiche della povertà e dell’ ingiustizia” (C.M.Martini, Farsi prossimo, Anno Pastorale 1985-86, EDB Bologna, 2002, 285). 

A questo proposito, bisogna evitare: -la fretta di coloro che non considerano con realismo la complessità della vita sociale e si accontentano di gesti sporadici di carità; -la superficialità di chi concede importanza esclusiva agli interventi tecnici, scientifici, legislativi, politici e trascura l’ impegno personale e la carità immediata; -un altro elemento da evitare: la paura dell’ altro, la paura di impegnare la propria persona, la paura del dono di noi stessi.

                                Mons. Antonino Scarcione

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