"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 4 gennaio 2020

La Domenica con Gesù, II DOMENICA DOPO NATALE

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale


“La sapienza fa il proprio elogio…Il creatore dell’ universo…mi fece piantare la tenda in Giacobbe…Prima dei secoli…Egli mi ha creato…” Sir 24,1-4.12-16 NV (gr. 24,1-12.8-12) . 
“…In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati…nella carità…” Ef 1,3-6.15-18 . 
“In principio era il Verbo e il Verbo era press Dio e il Verbo era Dio…Venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto…”.

Il Vangelo odierno è un vertiginoso “volo d’ aquila”. Opera quasi come uno “sfondamento” verso l’ eterno: “l’ incipit” dell’ universo (in principio era il Verbo). 
Nella riflessione ci serviamo dell’originale interpretazione di E. Ronchi, che attraverso immagini e metafore poetiche ben calibrate, ci introduce nella sinfonia del mistero dell’ incarnazione. 
E’ come un’ onda immensa, che batte “sui promontori” della nostra esistenza: siamo raggiunti da un flusso, che ci alimenta, a cui possiamo sempre attingere e che nella nostra vita c’ è una forza più grande di noi. Un frammento di Logos, di Verbo, ha messo la sua tenda in ogni carne, qualcosa di Dio è in ogni uomo. In ogni vita c’è santità e luce. 
Nessuno potrà dire: qui finisce l’ uomo, qui comincia Dio, perché creatura e creatore si sono abbracciati e, almeno in quel neonato, uomo e Dio sono una cosa sola. A Betlemme, Gesù è il racconto della tenerezza del Padre (Evangelii Gaudium), per questo, afferma E. Ronchi, penso che la traduzione, un po’ libera ma vera, dei primi versetti del Vangelo di Giovanni, possa suonare così: “In principio era la tenerezza, e la tenerezza era presso Dio, e la tenerezza era Dio…e la tenerezza si è fatta carne e ha messo la sua tenda in mezzo a noi”.

Dio non plasma più l’ uomo con la polvere del suolo, ma si fa lui stesso, teneramente, polvere plasmata, bambino di Betlemme e carne universale. “A quanti l’ hanno accolto ha dato il potere…”, di diventare figli di Dio. Nella tenerezza era la vita e la vita era la luce degli uomini. La vita, quindi, vista come una grande parabola, che racconta Dio. Ci dà la coscienza che noi siamo icone di Dio. Chi ha la sapienza del vivere, ha la sapienza di Dio. Chi ha trascorso anche un’ ora soltanto ad ascoltare e ad addossarsi il pianto di una vita è più vicino al mistero di Dio di chi ha letto tutti i libri. Da Natale, da quando, cioè, l’ infinitamente grande si fa infinitamente piccolo, i cristiani cominciano a contare gli anni, a raccontare la storia. Questo è il nodo vivo del tempo, che segna un prima e un dopo. Attorno ad esso danzano i secoli e tutta la nostra vita.

                                                               Mons. Antonino Scarcione

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