Vediamo che Elisabetta ha introdotto la melodia, ha iniziato a battere il ritmo dell’ anima e Maria èdiventata musica e danza: “l’ anima mia magnifica il Signore !”. Ma da dove nasce il canto di Maria ? Ella ha sentito Dio entrare nella storia, venire nel suo grembo. Intervenire non con azioni spettacolari, tipiche di comandanti o eroi, bensì attraverso il miracolo strepitoso dell’ esistenza: una ragazza che dice sì al progetto di Dio, un’ anziana che rifiorisce, un bimbo di sei mesi che “danza” di gioia al momento dell’ abbraccio tra le madri.
Il Magnificat è il vangelo di Maria, la sua “bella notizia”, che raggiunge le generazioni future. Ella, per dieci volte, ripete: è lui che mi ha guardato, che fa grandi cose, che ha dispiegato, disperso, rovesciato, innalzato, che ha ricolmato, rimandato a mani vuote, soccorso e si è ricordato della sua misericordia. E’ proprio Lui.
La pietra angolare della fede non è “ciò che io faccio per Dio, ma quello che Dio fa per me”. La salvezza è questa: che Lui mi ama, non che io lo amo. E che io sia amato da Lui, non dipende da me.
Come osserva il teologo, “Maria vede un Dio con le mani impigliate nel folto della vita. E usa i verbi al passato, come se tutto fosse già accaduto”. Invece, è il suo modo “audace”, per affermare che ci sarà, con certezza, una terra e un cielo nuovi; che il futuro di Dio è sicuro. E questo mondo porta un altro mondo nel suo grembo.
Pregare con le parole del Magnificat, è affacciarsi con la Madonna al futuro.
Maria, assunta in cielo, vittoriosa sul drago, fa scendere su di noi una grande speranza, consolante su tutto quello che rappresenta il “male di vivere”: una benedizione sugli anni che passano, sulle tenerezze mancate, le solitudini patite, la decadenza del nostro corpo, la corruzione della morte, le sofferenze dei volti cari. Il drago rosso, di cui parla l’Apocalisse, non vincerà, perché la bellezza e la tenerezza sono più forti della violenza bruta.
Mons. Antonino Scarcione
Nessun commento:
Posta un commento