"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 23 ottobre 2022

LA DOMENICA CON GESU', XXX DEL TEMPO ORDINARIO / C

    ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
 
"Il Signore è giudice...non è parziale...non trascura la supplica dell' orfano, né la vedova...Chi la soccorre è accolto con benevolenza...La preghiera del povero attraversa le nubi...non desiste finchè l' Altissimo non sia intervenuto..." Sir 35,15b-17.20-22 . 
"Figlio mio,...ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede...Nella mia prima difesa in tribunale...tutti mi hanno abbandonato...Il Signore però mi è stato vicino...perchè io potessi portare...l' annuncio del Vangelo...Così fui liberato dalla bocca del leone..." 2 Tm 4,6-8.16-18 . 
"Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l' altro pubblicano...Il fariseo...pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri e neppure come questo pubblicano. Digiuno... e pago le decime...Il pubblicano invece...a distanza si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore...Questi, a differenza dell' altro, tornò a casa giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato". Lc 18,9-14. 
 
"DIO ACCOGLIE LA PREGHIERA DEGLI UMILI E DEI POVERI, NON RESTA SORDO DI FRONTE ALLA SUPPLICA DI QUANTI SI RIVOLGONO A LUI E CONFIDANO NELLA SUA BONTA'. SORPRENDE, PERO', IL GRADIMENTO DI DIO PER LA RICHIESTA DI PERDONO DEL PUBBLICANO E LA MANCATA ACCOGLIENZA DEL FARISEO; IL SIGNORE GIUSTIFICA CHI NON SI VANTA AL SUO COSPETTO E, CON UMILTA', CONFIDA NELLA SUA BENEVOLENZA". Facciamo tesoro della riflessione di Ermes Ronchi, evidenziandone brevemente gli elementi salienti . Lo studioso, nel suo commento al vangelo odierno, così afferma: Il fariseo inizia bene la sua preghiera, dicendo: "O Dio, ti ringrazio. Ma poi sbaglia tutto, quando ne spiega la ragione. Egli dice di ringraziare : "Perché non è come gli altri: imbroglioni, ladri, falsi, disonesti". A questo punto, la sua preghiera da sbagliata diventa, addirittura, insensata. Il suo ragionamento ruota attorno al suo "io" ipertrofico: "io sono, io digiuno, io pago". Notiamo che Il fariseo "adora il proprio io". Non pronuncia affatto la parola più importante del mondo: "Tu". Pregare è dare del tu a Dio. A ben osservare, il fariseo "adora" le norme della Legge. Presta il suo culto alla regola. In realtà, come affermano i rabbini, i precetti della Legge sono come la siepe che costeggia la strada. Servono per non perdere la direzione. Ma Dio non è la siepe: Egli è in fondo alla strada come un mondo che si apre, "un abbraccio caldo, un oceano creativo, luce e pace. Gioia di vivere, terra e cieli nuovi". Il fariseo, invece, non si aspetta più nulla dal domani, è sazio, appagato. Una stupidità che chiude il cuore, distrugge la fonte del desiderio. La sua è una vita atea. Infatti, come afferma un grande pensatore, K. Barth, "Dio è totalmente Altro, che entra nella storia perché la storia diventi totalmente altra da quello che è". Il fariseo non vuole un Dio altro da sé. Lo vuole identico a sé. Il pubblicano, invece, "si batteva il petto, dicendo: "O Dio, abbi pietà di me, peccatore". Coinvolge tutto sé stesso: corpo, cuore, mani e voce. E fa uscire dal profondo parole di supplica e di dolore e un piccolo termine "tu", capace di cambiare tutto: "Signore, tu abbi pietà". E poi un lamento: "Sono un ladro, è vero, ma così non sto bene, non sono contento di me. Vorrei cambiare, non ci riesco. Ma tu perdona e aiuta". Il pubblicano desidera e spera. E vorrebbe riuscire a cambiare, magari un pochino. "Con il tuo aiuto, Signore, qualcosa farò, anche solo un piccolo passo" "E tornò a casa giustificato, cioè trasformato e pronto a un primo piccolo-grande passo buono" (E. Ronchi). 
 
                                                                    Mons. Antonio Scarcione 

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