sabato 15 febbraio 2014
La Domenica con Gesù, VI del Tempo Ordinario/A
……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
Testi:
"Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai
fiducia in lui, anche tu vivrai..." Sir 15, 15-20 .
"...Quelle cose
che occhio non vide, nè orecchio udì, nè mai entrarono in cuore di uomo, Dio le
ha preparate per coloro che lo amano"...I Cor 2, 6-10 .
"...Non
crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad
abolire, ma a dare pieno compimento..." Mt 5, 17-37.
Dopo
le beatitudini e i "detti", il "discorso della montagna"
propone la nuova visione della giustizia, secondo l' annuncio di Gesù Cristo:
il brano è costituito da cinque "blocchi" minori, denominati
"antitesi", introdotti mediante la formula: "Avete udito che fu
detto (21. 27. 33. 38. 43) ; ma io vi dico (22. 28. 34. 39. 44) . Le prime tre
antitesi riguardano tre comandamenti e ne offrono un approfondimento:
a) "Non ucciderai" (vv. 21-26); b) "Non commettere
adulterio" (vv.27-32); c) "Non giurerai il falso"
(vv.33-37).
- a)
"Non ucciderai". La vita viene da Dio e l'uomo non ne è padrone.
Anzi, Dio stesso ne è il difensore e il garante. Alla formula tradizionale
viene aggiunta l' espressione: "Chi percuote a morte qualsiasi uomo,
dovrà essere messo a morte". La parola di Gesù (v.22) precisa che la
relazione affettuosa con il fratello è una questione molto importante: una
cattiva relazione, invece, merita il giudizio negativo di Dio. Colui che accoglie
la parola di Gesù diventa capace di una "giustizia superiore", cioè di
un amore grande e generoso.
Anzi,
quando "uno si arrabbia" con qualche persona, o la chiama
"rakà" (= "straccio", che è un vero e proprio insulto)
o le dice "stupido/a" incorre in pene, comminate da un tribunale
locale, dal sinedrio o nella condanna al fuoco della "Geenna" (= il
fuoco che bruciava l'immondizia nella valle di Gerusalemme: metafora per
indicare il fuoco dell'inferno). In estrema sintesi, "chi odia il
proprio fratello è un omicida". C'è anche l'invito alla riconciliazione
(vv: 23-24); persino il culto viene dopo il buon rapporto col fratello e la
relazione fraterna è più importante dell' offerta, che viene portata all'altare.
- b)
"Non commettere adulterio". Riguarda il sesto comandamento. Anche in
questo caso, Gesù va alla radice della relazione d'amore tra uomo e donna e
"punta" sul cuore, sede delle decisioni, da cui prende inizio
il processo, che può portare all' adulterio. In aggiunta, figurano due
metafore sullo scandalo: l'occhio e la mano, che
possono condurre la persona sulla china della perdizione.
Appare, quindi, ben chiaro l'invito pressante a "de-cidere", a dare,
cioè, un taglio netto da ciò che può rovinare la vita.
- c)
"Non giurare il falso". Riguarda l'ottavo comandamento: "Non
pronuncerai falsa testimonianza contro il prossimo". La seconda parte,
invece, richiama la normativa sui voti: "Quando uno avrà fatto un voto al
Signore o si sarà impegnato con giuramento ad un obbligo, non violi la sua
parola, ma dia esecuzione a quanto ha promesso con la bocca".
L'attenzione è, quindi, incentrata sul giuramento, che è una promessa
accompagnata da un'invocazione della divinità. La parola di Gesù (vv.34-36)
contesta la prassi del giuramento e va al centro del problema. Gesù, infatti,
proibisce qualsiasi giuramento. I giuramenti proibiti alludono a prassi comuni
nel giudaismo: evitando i giuramenti, l' uomo riconosce che non può disporre nè
di Dio, nè della sua realtà.
L'ultimo detto (v:37) ha la forma del consiglio morale: la parola, che esce dalla
bocca dell'uomo, deve corrispondere al sentimento e al pensiero, che
sono dentro l' uomo.
Mons. Antonino Scarcione
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