"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

venerdì 25 dicembre 2015

La Domenica con Gesù, NATALE del SIGNORE

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie, che annuncia la salvezza…” Is 52,7-10 . 
“Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio” Sal 97/98,1-6 . 
“Dio che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti,…In questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio…” Eb 1,1-6 . 
“In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio…Tutto è stato fatto per mezzo di lui…E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi…” Gv 1,1-8.

Il testo giovanneo, oltre ad una forza e ad una bellezza straordinarie, ci fa cogliere il senso di ciò che è accaduto: L’ Incarnazione di Gesù nella storia della salvezza.

-“In principio”. Il prologo di Giovanni comincia proprio così: “In principio”. Sono le prime parole della Bibbia, quando Dio crea il mondo, attraverso la sua Parola. Questa Parola, il Verbo, è una presenza intima di Dio, portatrice di vita e di luce. Ora, con il mistero dell’ Incarnazione, c’è una nuova creazione e c’è la possibilità di una vita nuova, che non ha nulla a che vedere con la generazione attraverso “la carne e il sangue”. Coloro che accolgono la Parola fatta carne ricevono la grazia di diventare figli di Dio.

-“Davanti al bambino del presepe”. E’ un piccolo d’uomo, che è la Parola di Dio divenuta un uomo. E’ il Verbo, che esiste da sempre, accanto al Padre. Prima ancora del” big bang”! “Egli era in principio presso Dio”. Piange ed ha fame, è debole e bisognoso di tutto, è la Parola che ha creato l’ universo: “Tutto è stato fatto per mezzo di lui”. E’ la Vita, la Vita stessa di Dio, nella sua pienezza e bellezza. E’ la luce del mondo: “In lui era la Vita e la Vita era la luce degli uomini”. Questo bambino, che come ogni neonato deve imparare tutto, è la Sapienza di Dio, che ha piantato la sua tenda in mezzo agli uomini, “la luce vera, che illumina ogni uomo”.Questo bambino, che”i suoi” non hanno riconosciuto, è colui che può fare di ognuno di noi un figlio di Dio.

L’ evangelista Giovanni ci fa entrare, così, nel grande mistero dell’ Incarnazione. Ci fa cogliere la distanza che separa “il Verbo” e “la carne”, per farci toccare con mano “la follia” di Dio: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare i mezzo a noi””.

-“Una possibilità inaudita: figli di Dio”. Rispetto a quanti lo rifiutano, ci sono coloro che lo accolgono. Non esiste una posizione intermedia. Qual è la posta in gioco? E’ una trasfigurazione che non si riesce a descrivere compiutamente. Infatti, è una nuova nascita, in cui non si è generati dagli uomini, ma da Dio stesso. E come può avvenire tutto questo ? Credendo nel nome di Gesù, attraverso il quale giungono la grazia e la verità.

E’ difficile definire cosa significhi essere “figli di Dio”; tuttavia, Giovanni ci offre “le tessere”, per costruire questo mosaico. Vuol dire: ricevere la Vita, che ha i connotati della pienezza e dell’ eternità; ma è un dono inestimabile, perché ci fa sperimentare, quaggiù, qualcosa che vivremo nell’ al di là; farsi rischiarare da una luce, che illumina anche la nostra vicenda umana, la storia, a cui apparteniamo e ci permette di afferrarne il senso, la direzione e l’ identificazione dell’ approdo; essere raggiunti da un Amore totalmente gratuito, un amore che ha scelto l’ incarnazione e la passione, morte e resurrezione: questo Amore smisurato, offerto a tutti, è quello che distingue la nuova dall’ antica alleanza; ricevere la Verità, contemplare il volto autentico di Dio, che è Padre, attraverso la comunione con lui, accedere ad una visione nuova di sé stessi, degli altri e della storia. 

                                                             Mons. Antonino Scarcione

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