"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 16 marzo 2019

La Domenica con Gesù, II^ di Quaresima / C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Conta le stelle, se riesci a contarle…Tale sarà la tua discendenza…” Gen 15,5-12.17-18 . “…Molti si comportano da nemici della croce di Cristo…La loro sorte finale sarà la perdizione…” Fil 3,17-4,1 . 
“…Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante…Dalla nube una voce…Questi è il Figlio mio, l’ eletto; ascoltatelo!...” Lc 9,28-36.



In questa II Domenica di Quaresima, la pagina del vangelo ci presenta la trasfigurazione di Gesù. La narrazione , pur con qualche variante, figura in tutti e tre i sinottici. Luca afferma che l’ evento ebbe luogo “otto giorni dopo” la confessione di Pietro, secondo la quale, cioè, Gesù è “il Cristo di Dio”. Il Signore porta con sé Pietro, Giovanni e Giacomo. Vediamo che Gesù, in quel momento di preghiera, entra in contatto con Dio, esercitandosi nell’ ascolto della sua Parola, per comprenderla e conservarla nel cuore e dire “amen” (così sia) alla volontà del Padre. La preghiera di Gesù è tutta qui. E, come, giustamente, afferma Enzo Bianchi, Priore di Bose, tale deve essere la preghiera del cristiano: non c’ è molto da dire ad un Padre, che conosce ciò di cui abbiamo bisogno. C’ è solo da rispondere al Signore con l’ obbedienza, con il “sì”, assunto liberamente e con grande fede.

Tante volte, Gesù ha cercato la solitudine, la notte e la montagna, per vivere momenti di preghiera al Padre. Sappiamo bene che la preghiera non muta Dio, bensì trasforma noi. Eppure, ce ne dimentichiamo facilmente.

Perché la forma di preghiera pagana, che vuole parlare con Dio e vuole piegarlo ai nostri desideri, consiste nelle nostre fibre di creature fragili e bisognose, pronte a fare di Dio, colui che può sempre dirci “sì”.

Secondo la narrazione di Luca, il volto di Gesù appare “altro” (diverso), le sue vesti sono raggianti di luce. Per noi umani, questa è la trasfigurazione (metamorfosi), la visione della gloria. A prescindere dall’ inadeguatezza delle nostre parole, Gesù viene percepito nella sua alterità: l’ uomo Gesù, che i tre discepoli seguivano come profeta e Messia, ha un’ identità altra, che con questo evento si rivela per allusione, comunque in modo sufficiente a trasformare la loro fede in lui. 

Nel corso dei secoli i cristiani si sono interrogati a lungo sul significato di questo brano. Ad esempio, nella tradizione orientale si è pensato che Gesù sia rimasto lo stesso, mentre sono stati gli occhi dei discepoli a subire una trasfigurazione, fino ad essere capaci di leggere e vedere ciò che, prima, non vedevano (cfr. S. Giovanni Damasceno). Altri hanno pensato che Gesù abbia concesso agli apostoli di vedere la sua gloria, che era stata quasi “messa tra parentesi” nella sua vita mortale. Altri, recentemente, vedono nel racconto della trasfigurazione un’ anticipazione della Pasqua. Noi accogliamo questo evento come rivelazione: Gesù, quell’ uomo di Galilea, che aveva dei discepoli e parlava alle folle, in verità, era il Figlio di Dio ed in lui abitava corporalmente la pienezza della divinità, che nella trasfigurazione si rese visibile ai tre testimoni.

Ad attestare quest’ identità del Signore, sono Mosè ed Elia. Notiamo, a questo punto, che su Gesù convergono tutte le Scritture, in lui trovano pieno compimento. I tre discepoli, pur oppressi dal sonno, riescono a vincerlo ed a contemplare “la gloria” di Gesù. Pietro, quindi, in preda ad una specie di estasi, chiede al Signore di rendere durevole quel momento. Ed ecco venire la “nube della presenza” di Dio, che li avvolge, destando timore e tremore. Essi, allora, odono ed ascoltano Dio, che non si può vedere, ma si può ascoltare (cfr. Esodo 33,20), come Mosè aveva insegnato al popolo eletto: “Questi è il Figlio mio, l’ Eletto. Ascoltatelo !”. Ma cosa ascoltano, in realtà, Pietro, Giovanni e Giacomo ? Ascoltano il profeta promesso da Dio attraverso Mosè, il profeta al quale deve andare l’ ascolto (cfr. Deuteronomio 18,15).

Adesso, percepiamo meglio che la rivelazione è Gesù stesso, la sua persona. 

                                                                          Mons. Antonio Scarcione

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