"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 14 novembre 2020

La Domenica con Gesù, XXXIII del Tempo Ordinario / A

 ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“Una donna forte chi potrà trovarla ? Ben superiore alle perle è il suo valore…Apre le sue palme al misero, stende la sua mano al povero…” Pr 31,10-13.19-20.30-31 . 
“Riguardo ai tempi e ai momenti (della “parusia”= la venuta del Signore), fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva…Sapete bene che il Signore verrà come un ladro di notte…Ma voi…non siete nelle tenebre…Infatti siete tutti figli della luce…” 1Ts 5,1-6 . 
“…Gesù disse…questa parabola…Un uomo…partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegno loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno…Colui che aveva ricevuto cinque talenti…ne guadagnò altri cinque…quello che ne aveva ricevuto due, ne guadagno altri due…Colui che invece aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca…e vi nascose il denaro…” Mt 25,14-30 .

La parabola parla della parusia (= la venuta del Signore). I talenti sono, invece, le occasioni che la vita offre, le responsabilità e i compiti che ci vengono affidati ( Gastone Boscolo ). Seguiamo le intuizioni di E. Ronchi nella sua magistrale interpretazione della pagina del vangelo . Un ricco Signore, partendo per un lungo viaggio, affida il suo patrimonio ai servi, secondo le loro capacità. Crede in loro ed ha il progetto di promuoverli da dipendenti a compartecipi, da servi a figli. Ci riesce con due. Con il terzo no.

Al momento del rendiconto, la sorpresa: il raddoppio del capitale, sottolineato con le bellissime parole: “Bene servo buono ! Bene ! Termini che echeggiano la gioia del testo della Genesi. Dove, al momento della creazione, Dio, per sei volte, esclamò che “era cosa buona”. La settima volta disse che “era cosa molto buona”. Ai servi che vanno per restituire, Dio risponde alla grande: Sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto, entra nella gioia del tuo Signore !

Essi, in una nuova dimensione, “partecipano” alla creazione . Anche il credente ha sentito le parole “entra nella gioia”. Egli, quando scrive o testimonia il Vangelo, ha percepito lo stupore dell’ uditorio, il brivido dell’ anima, l’ esperienza di rimanere incantato da una grande bellezza. Oppure, quando consegna una boccata d’ ossigeno o un pane, viene da dire: “Sii egoista, fai del bene! Lo farai prima di tutto a te stesso “.

Successivamente, c’ è il terzo servo, quello che ha paura. La madre di tutte le paure, è la paura di Dio : “So che sei un uomo duro, che miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso…Ho avuto paura. Questa immagine distorta di Dio, che incute paura, è lontanissima dal Dio di Gesù. Se si crede a un Dio padrone duro e spietato, allora lo si incontrerà come maschera della propria paura, come un fantasma maligno. E il dono diventa, come per il terzo servo, un incubo ( “Ecco ciò che è tuo, prendilo” ).

Se credi a un Signore che offre tutto e non chiede indietro niente, che crede in noi e ci affida tesori, che attorno a sé non vuole dipendenti, ma figli, allora entri nella gioia. Vediamo che il Vangelo è una teologia semplice, la teologia del seme, del lievito, del granello di senape, del bocciolo, di talenti da far fruttare.

A noi tocca il lavoro paziente e intelligente di chi cura dei germogli. Noi siamo tutti sacerdoti della liturgia primordiale del mondo.

Dio è la primavera del cosmo, a noi compete esserne l’ estate profumata di frutti.

                                               Mons. Antonio Scarcione

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