"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

martedì 10 novembre 2020

SAN MARTINO di TOURS, liturgia cristiana e tradizione popolare


Saltano tutte le iniziative che negli ultimi decenni ci hanno visti impegnati per celebrare e venerare la figura di San Martino, la seconda ondata di covid ci vede con molte limitazioni, ad iniziare dagli assembramenti, al coprifuoco delle 22:00, alla chiusura di tutte le attività di ristorazione alle ore 18:00; alle aree in cui è divisa l'Italia (gialle, arancioni, rosse), limitazioni diverse a seconda del livello di contagi, e per tutto ciò la oggettiva impossibilità di fare la qualunque.
Di fatto, ma è solo una coincidenza, giorno 11 non verrà celebrata la santa messa nell'antica chiesa di san Martino per via della celebrazione eucaristica  "Festa del Verbum Domini" che avrà luogo in Cattedrale, presieduta dal Vescovo.
Pertanto, rivolgendoci a San Martino, in questo triste anno, lo invochiamo, affinché, interceda verso Nostro Signore per perdonare le colpe del suo popolo distratto da uno stile di vita licenzioso. 
Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male, e ci conduca alla vita eterna.   Amen.


Mercoledì 11 novembre, il calendario liturgico cristiano ricorda la straordinaria figura di San Martino, vescovo di Tours, tra i primi santi cristiani non martiri. 

E' patrono di moltissimi Comuni e in suo onore molte comunità hanno dato il nome a molte città, così come il culto di San Martino a Piazza Armerina arrivò con i Normanni e si diffuse in tutta la Sicilia, la prima chiesa madre edificata nel 1163 nella nuova Platia fu dedicata appunto a San Martino, nei secoli è stato adottato quale santo patrono del nobile quartiere Monte Mira che ogni anno lo ricorda, con diversi eventi, ad iniziare dal concorso di disegno e poesia rivolto ai ragazzi/e della scuola elementare e media del quartiere.

La figura di San Martino nei secoli venerato per le sue virtù eroiche, ha assunto caratteristiche particolari e diverse che hanno influenzato la tradizione e la gastronomia, che vuole vino, “a San Martino ogni mosto diventa vino”, castagne, biscotti tipici, oche e maiali rosolati.

La vita

Nasce nel 316 o 317 a Sabaria, nella provincia romana di Pannonia (oggi Ungheria). Martino aveva ricevuto un nome da guerriero (“piccolo Marte”) ed era destinato a diventare, come il padre, un ufficiale delle legioni di Roma.

Trascorse l’infanzia nell'Italia del Nord, a Pavia, nuova guarnigione del padre. Benché i suoi genitori fossero pagani, a dieci anni volle diventare cristiano e a 12 desiderò di vivere nel deserto, imitando gli asceti orientali.

È costretto ad abbracciare la carriera militare, in virtù della legge che assoggettava allora in via ereditaria i cittadini dell’Impero alla loro condizione di nascita. Tuttavia, pur vivendo in quel contesto, Martino continuò a seguire i precetti evangelici.

Inviato a fare la guardia imperiale in Gallia, nell'inverno del 335, alle porte di Amiens, incontrò un mendicante seminudo e infreddolito e con la spada divise il suo mantello per offrirgliene metà. 
Alla vista di un secondo mendicante infreddolito, il Santo donò anche l'altra metà del mantello. La notte seguente, Cristo gli apparve rivestito di quello stesso mantello, e udì Gesù dire agli angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quell'incontro e quel sogno cambiarono la sua vita, fu allora che decise di farsi battezzare.

Terminato il periodo obbligatorio di servizio militare, a 25 anni lasciò l’esercito e si recò a Poitiers dal Vescovo Ilario. Una scelta fatta non a caso: Martino scelse di andare da un Vescovo antiariano, organizzatore straordinario dell’opposizione all’eresia. Ma il vescovo, colpito da una condanna all’esilio per aver osato opporsi alla politica arianista dell’imperatore Costanzo II, dovette stabilirsi in Asia. Martino decise di raggiungere le regioni centrali dell’Illirico (Balcani) per convertire la madre al cristianesimo, ma è esposto ai duri maltrattamenti che i vescovi della regione, acquistati all’Arianesimo, gli inflissero.

Ritornò in Italia e organizzò un eremo a Milano, dove fu presto allontanato dal Vescovo Aussenzio, anch’egli eretico. Non appena apprese il ritorno di Ilario dall’esilio, nel 360 si diresse nuovamente a Poitiers, dove il Vescovo gli diede l’approvazione per realizzare la sua vocazione e ritirarsi in un eremo a 8 chilometri dalla città, a Ligugé. Alcuni seguaci lo raggiunsero, formando così, sotto la sua direzione, la prima comunità monastica attestata in Francia. 

Qui trascorse 15 anni, approfondendo la Sacra Scrittura, facendo apostolato nelle campagne e seminando miracoli al suo passare. «Colui che tutti già reputavano santo fu così anche reputato uomo potente e veramente degno degli Apostoli», scrisse Sulpicio Severo (360 ca.- 420 ca.) nella biografia a lui dedicata.

Diventa vescovo

Contro la sua volontà gli elettori riuniti a Tours, clero e fedeli, lo eleggono Vescovo nel 371. Martino assolve le funzioni episcopali con autorità e prestigio, senza però abbandonare le scelte monacali. Va a vivere in un eremo solitario, a tre chilometri dalla città. In questo ritiro, dove è ben presto raggiunto da numerosi seguaci, crea un monastero, Marmoutier, di cui è Abate e in cui impone a se stesso e ai fratelli una regola di povertà, di mortificazione e di preghiera. Qui fiorisce la sua eccezionale vita spirituale, nell'umile capanna in mezzo al bosco, che funge da cella e dove, respingendo le apparizioni diaboliche, conversa familiarmente con i santi e con gli angeli.

Se da un lato rifiuta il lusso e l’apparato di un dignitario della Chiesa, dall'altra Martino non trascura le funzioni episcopali. 
A Tours, dove si reca per celebrare l’officio divino nella cattedrale, respinge le visite di carattere mondano. Intanto si occupa dei prigionieri, dei condannati a morte; dei malati e dei morti, che guarisce e resuscita. Al suo intervento anche i fenomeni naturali gli obbediscono. 
Per san Martino, amico stretto dei poveri, la povertà non è un’ideologia, ma una realtà da vivere nel soccorso e nel voto. Marmoutier, al termine del suo episcopato, conta 80 monaci, quasi tutti provenienti dall'aristocrazia senatoria, che si erano piegati all'umiltà e alla mortificazione.

La morte

San Martino muore l’8 novembre 397 a Candes-Saint-Martin, dove si era recato per mettere pace fra il clero locale. Ai suoi funerali assistettero migliaia di monaci e monache. I nobili san Paolino (355-431) e Sulpicio Severo, suoi discepoli, vendettero i loro beni per i poveri: il primo si ritirò a Nola, dove divenne Vescovo, il secondo si consacrò alla preghiera.

Martino è uno fra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa e divenne il santo francese per eccellenza, modello per i cristiani amanti della perfezione. Il suo culto si estese in tutta Europa e l’11 novembre (sua festa liturgica) ricorda il giorno della sua sepoltura. 

L’«apostolo delle Gallie», patrono dei sovrani di Francia, fu enormemente venerato dal popolo: in lui si associavano la generosità del cavaliere, la rinunzia ascetica e l’attività missionaria. Quasi 500 paesi (Saint-Martin, Martigny…) e quasi 4000 parrocchie in territorio francese portano il suo nome.

I re merovingi e poi carolingi custodivano nel loro oratorio privato il mantello di san Martino, chiamato cappella. Tale reliquia accompagnava i combattenti in guerra e in tempo di pace, sulla «cappa» di san Martino, si prestavano i giuramenti più solenni. Il termine cappella, usato dapprima per designare l’oratorio reale, sarà poi applicato a tutti gli oratori del mondo.

SAN MARTINO DI TOURS PREGA PER NOI!

 

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