"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 29 aprile 2012

La Domenica con Gesù, IV di Pasqua

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale. 
I Lettura. "Nel nome di Gesù Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vive...At 4, 8 -12;
II Lettura. " Carissimi, vedete  quale grande amore ci ha dato il Padre, per essere chiamati figli di Dio..." I Gv 3, 1-2;
Vangelo.  "Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore..." Gv 10, 11-18.

 - L'icona del "Bel Pastore" esprime il rapporto unico e personale tra Gesù  e i suoi. La bellezza è "l'esca divina", perché s'impone per la sua capacità di attrarre, con gratuità, l'uomo (S.Weil). La bellezza di Gesù, legata al dono di sé, rovescia i criteri del mondo; poiché la sapienza è nella stoltezza della croce e la potenza è nella debolezza dell' amore, che tutto trasforma.
 In Gesù, ascoltato con "le orecchie del cuore" (S. Benedetto) e preferito ai maestri del nulla, Dio si interessa a ciascuno, lo chiama per nome, lo cerca ovunque, lo salva, pagando di persona.
 - Immersi nella "modernità liquida", anche il solo dirsi cristiani, è una sfida: è facile per tutti essere "cristiani inaffidabili". La tentazione, oggi, è quella di avere più facce, come Giano Bifronte. Credere all'impossibile, invece, consente di evitare l'aurea mediocrità, propugnata dai "quietisti", aridi in spirito e intelletto: il peggio che possa capitare a un giovane. Il cristianesimo, invece, inizia seguendo e finisce servendo.
 Oggi, lo sappiamo bene, è molto seguita la bellezza narcisistica, cosmetica, effimera, la quale non lascia trasparire la bellezza "altra", quella del vero e del buono. Satana è ladro di esistenze e signore dei mercenari per denaro, potere e superficialità.
 - Anche tra i credenti appare diffusa una certa "avarizia e/o accidia" spirituale, che tende all'isolamento, per non dipendere da alcuno: un vero atteggiamento idolatrico.
 Sappiamo che, al contrario, i santi di ogni tempo testimoniano che il Risorto è più che sufficiente a riempire il cuore e a trasformare tutto: pensieri, sentimenti, progetti, passato, presente e futuro. Il senso di ogni vocazione sta qui: nell'accogliere la vita come un dono, da partecipare agli altri.
 - Per motivi economici e culturali, i giovani sembrano preferire scelte emotive, frammentate e non definitive: convivenze, lavori precari, timore della trasmissione della vita, aumento delle separazioni, appartenenze deboli, sincretismo religioso.
 Solo una qualità alta della vita cristiana (in famiglia, in parrocchia, nei movimenti, nelle associazioni) può favorire la nascita di nuove vocazioni.
 Ma tutto questo vale anche per le vocazioni al matrimonio e per altre scelte, come la missione educativa e quella politica, vissute come servizio.
 In Cristo, invece, si può edificare con solidità e serenità. In lui si possono dire diversi "sì ": alla vita (da amare, difendere e diffondere), alla propria identità di maschio e di femmina; all' accettazione di sé (con i pregi e i difetti), alla Chiesa (luogo di perdono e di festa).
 - I grandi "sì " definitivi passano attraverso i "sì " di ogni giorno: alla famiglia e alla scuola, palestre delle decisioni future ("accompagnare" i ragazzi, i giovani, gli adulti nei momenti di passaggio: come la scelta della scuola, i trasferimenti per studio e lavoro).
 L'ascolto della parola, la preghiera personale, la frequenza ai sacramenti, la confessione, la direzione spirituale, la corresponsabilità nei gruppi ecclesiali, il servizio alla Chiesa con fedeltà.
 Dio non si vede, ma si vedono i suoi figli. Guai, se i cristiani fossero mercenari o poco efficaci nella soluzione delle nuove emergenze culturali, sociali o politiche. Il sacerdote da tuttofare deve diventare maestro della Parola, confessore, direttore spirituale, guida pastorale significativa; la chiesa dev' essere casa di preghiera e scuola di comunione. Va, comunque, ripensata tutta la pastorale e, in particolare, quella giovanile.   
 - Più si ascolta Gesù e più si matura una coscienza ecclesiale, si avverte, cioè, la gioia di essere Chiesa e si è più disponibili ad accogliere altri fratelli.

Sant'Agostino
 S. Agostino diceva: "Cesseranno di essere nostri fratelli, quando non diranno più "Padre nostro". Perché ci sia l'unità dei credenti, un solo gregge e un solo pastore, urge uno spirito di "ascesi relazionale". Non si può essere, né faciloni nell'escludere altri dalla Chiesa (perché illusi di essere migliori degli altri), né qualunquisti nell' accesso ad essa.
 Ai vicini (che sono pochi), è affidata la missione di essere lievito per i lontani (che sono molti). Questo è possibile, se la Chiesa non è vissuta come "stazione di servizio", ma come famiglia. I posti vuoti devono suscitare una maggiore sollecitudine per tutta la Chiesa: nessuno può essere soltanto spettatore o fruitore della Chiesa !
 L'Eucaristia domenicale aiuta a passare dalla chiusura e dal culto di sé a gesti di riconciliazione con i fratelli di fede. La sfida dell' educazione chiede un' alleanza sinergica tra famiglia, comunità ecclesiale e società. (Educare alla vita buona del Vangelo n. 54 c).
                                                                                         Mons. Antonio Scarcione

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