"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 16 aprile 2016

La Domenica con Gesù, IV di Pasqua / C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete…noi ci rivolgiamo ai pagani…ma i giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città…contro Paolo e Barnaba e li cacciarono dal loro territorio…” At 13,14. 43-52 . “Io, Giovanni, vidi: ecco una moltitudine immensa…di ogni nazione, tribù popolo e lingua…Non avranno più fame, né avranno più sete…” Ap 7,9.14b-17 . 
“…Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono…non andranno perdute in eterno…” Gv 10,27-30

Come ben dice J.M. Castillo, le religioni, sociologicamente, si organizzano, da più secoli, come “sistemi di ranghi, che implicano dipendenza, sottomissione e subordinazione a superiori invisibili”. Conseguentemente, ciò implicherebbe una concezione di Dio come Potere e Dominazione. Ecco perché i rituali religiosi esprimono, in un modo o in un altro, il fatto che, quando ci “imbattiamo” nel divino, ci adattiamo ad ogni tipo di rappresentazione di modestia. Con ciò, l’ essere una “persona religiosa” coincide quasi con l’ essere una “persona sottomessa”, anche negli ambiti più diversi della vita.

Invece, il modello di relazione, che in questa celebrazione viene presentato dal vangelo, si può definire con tre verbi, che contrastano nettamente con quella visione sociologica: “ascoltare”, “conoscere” e “seguire”. Innanzitutto, i discepoli “ascoltano” il pastore, cioè Gesù. 
Qui, “ascoltare”, significa, chiaramente, interessarsi a quello che Egli dice. In secondo luogo, il pastore “conosce” le pecore. 
Questo indica, evidentemente, una relazione di reciproca comprensione ed accettazione. In terzo luogo, la “sequela”, che definisce la maniera di vivere del discepolo, che si fida di Gesù, lascia tutto per lui ed identifica la sua vita con quella del pastore, così come il pastore identifica la propria con quella di “coloro che conduce al pascolo”.

Tutto ciò suppone ed esige la soppressione totale del tipo di relazione “governante-governato” . Perché non si tratta più di una “relazione di potere”, alla quale corrisponde una “relazione di sottomissione”. 
Proprio in questo consiste l’apparente “fenomeno” di destrutturazione della comunità. Perché in essa “l’ obbedienza”, mal interpretata, sembra che abbia oscurato la “sequela” del Maestro, a cui da cristiani autentici siamo, certamente, chiamati.

                                      Mons. Antonino Scarcione

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