-“Eucarestia”, come il “tutto che si compie”, sia nel donarsi dell’ uomo, sia nel donarsi di Dio. Dio, che si fa “mangiare” e l’ uomo, che è “mangiato”, tanto che ognuno dovrebbe dire: “Vivo io, non vivo io, vive in me il Signore”. E’ Dio che si dona e diventa principio di unità, superamento di ogni egoismo, abbattimento di ogni passione. All’ Eucaristia finisce l’ opera del Padre, che vuole l’ alleanza con tutta l’ umanità..domenica 29 maggio 2016
La Domenica con Gesù, SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO / C
……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
-“Eucarestia”, come il “tutto che si compie”, sia nel donarsi dell’ uomo, sia nel donarsi di Dio. Dio, che si fa “mangiare” e l’ uomo, che è “mangiato”, tanto che ognuno dovrebbe dire: “Vivo io, non vivo io, vive in me il Signore”. E’ Dio che si dona e diventa principio di unità, superamento di ogni egoismo, abbattimento di ogni passione. All’ Eucaristia finisce l’ opera del Padre, che vuole l’ alleanza con tutta l’ umanità..
Testi: “In quei giorni, Melchisedek…offrì pane e vino…” Gen 14,18-20 .
“…Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me…” I Cor 11,23-26 .
“…Voi stessi date loro da mangiare…Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla…” Lc 9,11b-17.
Il “Corpus Domini” è certamente una delle solennità più popolari. Le sue origini risalgono oltre il 1100, nella Gallia belga, che papa Urbano IV, l’ 11 agosto 1264, estese a tutta la Chiesa. Diversi piani pastorali sono collegati ad essa; proprio perché in essa vari gruppi hanno rifondato il loro “essere per” il mondo. Gli elementi liturgici, teologici e devozionali si possono sintetizzare nelle tre parole: Eucarestia, Memoriale e Devozione.
-“Eucarestia”, come il “tutto che si compie”, sia nel donarsi dell’ uomo, sia nel donarsi di Dio. Dio, che si fa “mangiare” e l’ uomo, che è “mangiato”, tanto che ognuno dovrebbe dire: “Vivo io, non vivo io, vive in me il Signore”. E’ Dio che si dona e diventa principio di unità, superamento di ogni egoismo, abbattimento di ogni passione. All’ Eucaristia finisce l’ opera del Padre, che vuole l’ alleanza con tutta l’ umanità..
-“Memoriale”. Celebrare il memoriale del Signore non è ripetere, soltanto, ciò che un giorno egli ha compiuto. E’, invece, “fare” , ciò che lui ha fatto ed opera ancora “per noi uomini e per la nostra salvezza”: un corpo, dato per noi; un calice di sangue, versato per noi e per tutti. Celebrare l’ Eucaristia, memoriale del Corpo e del Sangue di Cristo, vuol dire, per esempio, che nessun altro corpo può essere dilaniato, sfruttato, vilipeso per una presunta ragione di salvezza o di bene comune; che il sangue di nessuno può essere versato, per alleanza od ostilità.
-“Adorare”. Davanti all’ Eucaristia rimane, solo, l’ ascolto: “portare la mano alla bocca” e fare silenzio. Questo è uno dei significati della parola “adorare”(=portare la mano ad “os”, la bocca, e mettersi in ascolto). Tacere, per vivere.
-Se è vero, come affermano i nostri vescovi, che, “pur vestiti a festa”, siamo, talvolta, “incapaci di far festa”, dobbiamo interrogarci sul perché. Il cristianesimo corre spesso il rischio di essere considerato una “somma di verità”, di pratiche e di norme e non, come dovrebbe essere, un’ esperienza incentrata nel Cristo,”crocifisso, morto, sepolto e risuscitato”.
-Perché mai le tre letture ridisegnano questo clima, con l’atteggiamento benedicente di Melchisedek e di Cristo? Il nocciolo del rapporto culto-vita è tutto qui: percepire questa come “ininterrotto rendimento di grazie” ; solo così ci è dato di concretizzare il desiderio liturgico: di poter, cioè, “esprimere nella vita il sacramento ricevuto nella fede”.
-“Quando la vita del cristiano sa rendere grazie, il creato trova in essa l’ espressione più alta della sua lode”. La dimensione cosmica della lode e la perenne liturgia del creato diventano possibili, quando l’ uomo sa riconciliarsi con Dio e con la creazione, che è “opera delle sue mani”. La “Messa del Mondo”, non è un’ utopia, è una possibilità offerta al credente, che percepisce e attualizza in sé una “memoria” di vita, com’è l’eucaristia, capace di significare l’ oggi e di anticipare il domani.
Mons. Antonino Scarcione
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)



Nessun commento:
Posta un commento