"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 31 luglio 2016

La Domenica con Gesù, XVIII del Tempo Ordinario

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “…Vanità delle vanità: tutto è vanità…Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato…”Qo 1,2;2,21-23 .
“Fratelli…Cercate le cose di lassù…Fate morire:…Impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e la cupidigia, che è idolatria…” Col 3,1-5.9-11 . “…Demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi…Poi dirò…: Anima mia, hai a disposizione molti beni…: Riposati, mangia, bevi e divertiti !...Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita…” Lc 12,13-21.

Giustamente, L. Mainardi, nella sua riflessione, afferma che il lavoro è per l’ uomo e non l’ uomo per il lavoro. I beni materiali sono per l’ uomo e non l’ uomo per i beni materiali. Egli, quindi, mette in guardia l’ uomo contemporaneo, in questi termini: Non bisogna far consistere la propria vita nel fare e nell’ avere, nel produrre e nel possedere. Anzi, vi è un aspetto di assurdità, annota Qohelet, nell’affannarsi dell’ uomo sotto il sole: ciò che l’ uomo guadagna passerà ad altri, che non vi hanno per nulla faticato. E, Gesù stesso, mette in guardia dall’ avarizia, dalla cupidigia e dalla brama di possesso.

Infatti, la morte appare come la realtà, che annichilisce i disegni di potere e di gloria dell’ uomo e può
ricondurre l’ uomo stesso al realismo, all’ umiltà e alla sapienza. Vediamo che Gesù rinvia all’ordinamento giuridico e alle figure che la società civile ha predisposto, per dirimere questioni, ivi comprese quelle dell’ eredità. Ci si rivolga agli organi predisposti dalla comunità civile. In queste parole vi è, certamente, un insegnamento, che illumina e ispira la “giusta laicità”.

Gesù mette tutti in guardia dalla cupidigia, dall’ avarizia e dalla brama di possedere. Poichè, l’avidità è equiparabile all’ idolatria. L’ idolatria dà illusioni di vita, ma produce morte. La vita non consiste nei beni. Conseguentemente, ci si pone la domanda: In che cosa consiste la nostra vita? Da che cosa la facciamo dipendere ? Chiede Giacomo ai ricchi, i quali rispondono: “Oggi o domani andremo nella città tal delle tali e vi trascorreremo un anno e faremo affari e guadagni”, mentre non sanno e non possono sapere “che cosa ci sarà domani”(Gc 4,13-14).

Mettere le mani sul futuro è proprio ciò che viene rimproverato anche al ricco “stupido”, letteralmente, “senza intelligenza” (Lc 12,16-21). Egli pensa di possedere anche ciò che è indisponibile: il tempo, il futuro e la vita. Il binomio ricchezza-stupidità è espresso in modo tale che la ricchezza sembra camuffare il desolante vuoto, la carenza di intelligenza e di sapienza del ricco. Notiamo, così, che la carenza d’ intelligenza diventa mancanza di relazioni e rifiuto di fraternità, perché il ricco è assorbito dal proprio io: egli, infatti, “arricchisce per sé” (Lc 12,20), dimenticando Dio e i fratelli. Proprio come ci ricorda S.Agostino, “il peccato è sempre un “ripiegamento del cuore su di sé”.

                         Mons. Antonino Scarcione


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