"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 2 ottobre 2016

La Domenica con Gesù, XXVII del T.O. / C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale


Testi: “Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti…Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette…Se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà…” Ab 1,2-3;2,2-4 . 

“Figlio mio, ricordati di ravvivare il dono di Dio…Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro…” 2Tim 1,6-8.13-14. 

“…Accresci in noi la fede!...Se aveste fede quanto un granellino di senape, potreste dire a questo gelso: Sradicati e vai a piantarti nel mare, ed esso vi obbedirebbe…” Lc 17,5-10.



Anche il patrimonio della fede, dono prezioso che ci è stato affidato, sembra essere stato collocato nell’ area dei tanti doveri, “impostici dall’esterno”. Gli studiosi, paradossalmente, parlano già della nostra, come di “una stagione dell’ eclissi dei doveri”. Cosa fare, perché le risorse, capaci di scongiurare la scomparsa della fede, ne possano rilanciare il senso profondo? Spesso i non credenti ci ricordano che la nostra cultura “esula dalla fede”. A questo punto ci si pone una domanda inquietante: vale la pena continuare a credere, oggi ? Vediamo che gli apostoli non disquisiscono sui contenuti della fede, ma ammettono la quotidiana difficoltà al riguardo e chiedono al Signore di poter fare un salto di qualità nella loro esperienza di fede.

Anche le nostre comunità necessitano di uno slancio vitale verso il dono della fede, con due atteggiamenti: la fiducia e la stabilità.

-“La fiducia”. La parola di Dio evidenzia il bisogno della fiducia nel Signore e della fedeltà a Dio. Nella misura in cui lo riscopriamo fedele a noi la nostra risposta a Lui dev’ essere una fede gioiosa, motivata, coinvolgente e confessante. La tenerezza divina si fa, allora, forza soave nelle difficoltà. Rende possibile una risposta gioiosa d’ amore alla carità del Risorto nei nostri confronti.

-“La stabilità”. E’ necessario ritornare al Risorto, “pietra scartata dai costruttori, divenuta testata d’ angolo”. In Lui la comunità dei credenti si sente “ben compaginata” e i legami dei credenti diventano solidi, poiché radicati nell’ amore divino. In questa prospettiva, risulta plausibile ciò che dice Paolo a Timoteo: “Non vergognarti di dare testimonianza al Signore”.

-“Accresci in noi la fede”. Il paradosso della fede quanto un granello di senape, se da un lato manifesta quanto basta per non soccombere nel fluire del tempo, dall’ altro lascia percepire la necessità di una forza interiore. Questa, tuttavia, non si affida alle armi, per combattere il male. Deve rientrare, al contrario, nell’ ordine della semente che, addirittura, marcisce, ma per rigenerasi nella logica del chicco che, caduto in terra, se muore, porta frutto.

-“Ravviva in te il dono di Dio”. Lo Spirito che è forza, carità e prudenza aiuta ciascuno di noi a non arrenderci di fronte alle ostilità che circondano la fede. E’ necessaria, al riguardo, la testimonianza dei pastori che si fanno garanti dell’ insegnamento e della testimonianza del Vangelo nella Chiesa. Questa comunione con la fede,vissuta nella Chiesa fino ad oggi, ci fa comprendere come noi siamo i garanti insindacabili della fede. Per questo il Risorto ci invita a riconoscerci non indispensabili.

-“Siamo servi inutili”. La fede non è possesso, ma dono. Il dono non viene da noi, ma da Dio. Il Signore ha distrutto la morte ed ha fatto risplendere la vita. E’ necessario purificare, ogni giorno, la nostra fede, che, in quanto dono, giunge a noi perfetta, ma può sempre essere inquinata dal maligno.

                        Mons. Antonino Scarcione

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