"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

venerdì 1 novembre 2019

SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI / C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale 

“…Ecco, una moltitudine immensa…di ogni nazione, tribù, popoli e lingua…gridavano a gran voce: la salvezza appartiene al nostro Dio…” Ap 7,2-4.9-14 . 
“…Carissimi,…noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è…” I Gv 3,1-3-0 . 
“…Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli…”Mt 5,1-12a.

Le beatitudini costituiscono il primo dei cinque grandi discorsi del vangelo di Matteo. Un vero capolavoro della letteratura religiosa mondiale. S. Agostino lo definisce “breviario del vangelo”, una sorta di “carta costituzionale” del cristianesimo. Gandhi, mentre studiava in Europa, disse: “il messaggio di Gesù è racchiuso nel discorso della montagna. E’ grazie a questo discorso che mi sono affascinato a Gesù”. In Occidente questo messaggio ha subito modificazioni e molto di ciò che viene considerato cristianesimo è la negazione del discorso della montagna ” .

Le beatitudini sono paragonabili al portale delle antiche cattedrali gotiche. Possiamo affermare che esse parlano anzitutto di Gesù e indirettamente indicano la strada da percorrere a tutti coloro che sinceramente vogliono aderire al suo messaggio.

-“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. I “poveri in spirito” non sono necessariamente coloro che vivono in uno stato di indigenza materiale. La povertà in sè stessa è un male e, quindi, come tale va combattuta. Qui il riferimento è a coloro che sanno svuotarsi del proprio ”ego”, che impedisce a Dio di prendere stabile dimora nel cuore dell’ uomo. Il “povero in spirito” è colui che si sottomette umilmente e fiduciosamente a Dio e prende le distanze dall’ arroganza e dalla prepotenza. Solo così Dio potrà “regnare” nella loro esistenza.

-Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”. Il riferimento non è semplicemente a coloro che soffrono per le disgrazie che possono accadere, ma patiscono soprattutto a causa di coloro che perseguitano i credenti.

-“Beati i miti, perché avranno in eredità la terra”. Col vocabolo “miti”, i traduttori della Bibbia rendevano il termine ebraico “ anawim”(= il giusto che ripone la propria fiducia nel Signore). Certamente, nei tempi più antichi la “terra” era la Terra Promessa. Ma per il N.T. essa evoca la patria celeste. I miti, quindi, sono coloro che desiderano la venuta del Regno, ma al tempo stesso sanno attendere con pazienza. Pazienza, umiltà e fiducia sembrano essere i tre atteggiamenti che meglio caratterizzano i miti.

-“Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”. Matteo tende ad una netta spiritualizzazione. Per lui è l’ aver fame e sete “di giustizia” ( e non la condizione sociale di miseria in quanto tale) ad essere sorgente di beatitudine.

-“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. L’ aggettivo “misericordioso” nell’ A.T. viene utilizzato, per parlare dell’ amore di Dio nei confronti dell’ umanità peccatrice. Sappiamo bene che la comunità di Matteo viveva il dramma della divisione al suo interno tra chi aveva aderito al Vangelo e chi, magari all’ interno della medesima famiglia, lo aveva rifiutato. Partendo da questo presupposto, possiamo intuire, perché l’ evangelista insista così tanto sull’ importanza della misericordia e del perdono.

-“Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. Il cuore, non è la sede dei sentimenti, bensì la sede della volontà, il “luogo”, da cui provengono le decisioni, che determinano l’ esistenza. La purezza, esaltata da Gesù, prima ancora che essere sinonimo di innocenza, è anzitutto mancanza di doppiezza, di ambiguità. Il cuore puro è il cuore unificato in piena sintonia con la volontà di Dio.

L’ affermazione “vedranno Dio” è sorprendente, dato che per l’ A.T. era impossibile vedere Dio e rimanere in vita. La sesta beatitudine, conseguentemente, sembra indicare che il traguardo di una vita all’ insegna della giustizia, consista nella piena comunione con Dio.

-“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Il termine “pacificatorii”, nel N.T., indicava coloro che proteggevano il popolo dai nemici e dai disastri naturali. Sicuramente, Matteo “si riferisce a coloro che si pongono in mezzo al fuoco di due contendenti e tentano di mettere pace. Dio li chiama suoi figli, perchè riflettono il suo modo di fare.

-“Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” . Gli uomini di Dio hanno dovuto fare i conti con la persecuzione. Cercare la giustizia, sforzarsi, cioè, di compiere la volontà di Dio, inevitabilmente contrasta con gli interessi meschini ed egoistici, che dominano questo mondo.

-“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. L’ ultima beatitudine è un’ espansione della precedente e il suo contenuto è comprensibile alla luce della situazione di persecuzione, che si era venuta a creare all’ interno della comunità matteana, a causa della rottura con la sinagoga. I “perseguitati a causa della giustizia” sono allora i cristiani che, proprio per il fatto di essere tali devono affrontare sofferenze dolorose.

                                                                 Mons. Antonino Scarcione

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