"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 20 gennaio 2013

La Domenica con Gesù, II del Tempo Ordinario

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

I Lettura. "...Gerusalemme... sarai chiamata Mia Gioia...come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te" Is 62, 1-5

II Lettura. "...Fratelli, vi sono diversi carismi..., diversi ministeri...diverse attività...ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti..." I Cor 12, 4-11

Vangelo. "...Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea...la madre di Gesù disse: non hanno più vino...Donna, che vuoi da me ? Non è ancora giunta la mia ora... Vi erano là sei anfore di pietra...Riempite d' acqua le anfore...Come ebbe assaggiata l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto...disse...tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora..." Gv 2, 1-11

- La gioia è il bene della vita, per eccellenza. O, forse, il traguardo, che attrae i nostri passi. Ne sentiamo, più acuto, il bisogno, quando manca; non per il dolore del corpo o la tristezza dell' anima, ma per un sentimento profondo di privazione. Infatti, cerchiamo  surrogati di gioia in ciò che sembra un momentaneo ristoro al vuoto del nostro io. In realtà, a poco a poco, ci accorgiamo che la gioia è la sintesi delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità. La gioia, insomma, è qualcosa di divino.
 Eppure, nella storia umana, c'è un sentimento "religioso", che suscita un'emozione timorosa del "sacro" (come "Mysterium tremendum et fascinosum" = Mistero che incute paura e nello stesso tempo affascina. Rudolf Otto). In essa ha preso corpo, anziché la gratitudine dell' essere, un oscuro sentimento del proprio nulla, la religione umana della paura, che soffoca la gioia.
 -Invece, è venuto nel mondo Gesù di Nazareth e tutto si è capovolto. Egli insegna, autorevolmente, che Dio è misericordia, è gioia e vuole la gioia dell' uomo. Ha mandato il Figlio a "salvare e non a condannare, a servire e non ad essere servito" Gv 3, 17. Dopo la venuta di Gesù, lo sguardo, al di là della storia, non incontra più un enigma minaccioso, ma il volto del Padre. Anche la preghiera, che sale dalla terra, non è quella dei servi, ma quella dei figli.
La gioia è il respiro stesso della fede: sveglia i pastori col canto, che li guida al presepe, arde nel petto dei discepoli di Emmaus. Vediamo che il vangelo è un "annuncio lieto", l' annuncio della gioia. E' questo il Regno. Esso propone la sua legge, in forma di "beatitudine", traccia la gioia pur dentro le situazioni, che appaiono disperate, dà al pianto la promessa di una consolazione. La differenza tra la nostra miseria e la perfezione di Dio, tra le nostre viltà, gli errori e i tradimenti, è colmata dal perdono. Gesù ci chiama a convertirci alla gioia. E in essa il Cristo, "vero uomo", rivela la bellezza di ciò che è umano. La fede in Gesù non deprime ciò che è autenticamente umano, anzi lo esalta.

- Ecco un episodio, in cui la teologia della gioia diventa trasparente: le nozze di Cana, quando Gesù compie il suo primo miracolo. Gesù va alla festa che celebra l' amore umano, nella sua corporeità e spiritualità, nella bellezza inscritta dal Creatore nel corpo e nel cuore dell' uomo e della donna. Il vino è la gioia. Nella sua simbologia evoca la prosperità, l' abbondanza, la salute e la vitalità. "Non hanno più vino". Ma ecco il miracolo, propiziato dalla madre.
 - L' amore può arrivare fino al dono della croce. La tribolazione della vita, la nostra croce, viene per tutti. Ma accettare la croce, per chi ha fede in Gesù, non è disperazione. Come ben dice Carlo Carretto: "Se tu bevi quel vino, che Dio stesso ti offre, sei nella gioia. Dio è gioia anche se sei crocifisso. Dio è gioia sempre, perché sa trasformare l' acqua della nostra povertà nel vino della Risurrezione.
 Mostrare la gioia cristiana, è fare della propria vita un catechismo vivente. 
                                                                                                                                                          
                                                                                         Mons.  Antonio Scarcione

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